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Omicidio Lacaria, inquirenti a caccia dei complici

VIBO VALENTIA Sono trascorse due settimane esatte da quando il medico legale incaricato dalla Procura di Vibo, Katiuscia Bisogni, ha effettuato l’autopsia sul corpo di Bruno Lacaria, ma i familiari…

Pubblicato il: 15/03/2017 – 17:05
Omicidio Lacaria, inquirenti a caccia dei complici

VIBO VALENTIA Sono trascorse due settimane esatte da quando il medico legale incaricato dalla Procura di Vibo, Katiuscia Bisogni, ha effettuato l’autopsia sul corpo di Bruno Lacaria, ma i familiari dell’uomo – scomparso da Spadola l’8 febbraio scorso e ritrovato cadavere 19 giorni dopo – non possono ancora programmare i funerali. Il motivo, probabilmente, è da ricercare nella delicatezza delle indagini condotte dai carabinieri di Vibo e Serra San Bruno e dalla pm Filomena Aliberti che, mercoledì, ha comunicato all’avvocato della famiglia, Raffaele Barbara, che bisognerà attendere ancora qualche giorno, presumibilmente la prossima settimana, prima che si possa dare alla salma degna sepoltura.

LA CONFESSIONE DELL’AMICO A confessare di aver ucciso Lacaria, commercialista 52enne residente nel piccolo paese alle porte di Serra San Bruno, è stato il suo amico e compare d’anello Giuseppe Zangari, commerciante 46enne prima fermato dai carabinieri e poi raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Vibo con le accuse di omicidio volontario e false dichiarazioni rese al pm. Il reo confesso ha indicato agli inquirenti il luogo – nei boschi al confine tra Brognaturo e Cardinale – in cui è stato poi ritrovato il cadavere, e ha raccontato che sarebbe stata proprio la vittima a chiedergli di raggiungere il posto isolato dove, a suo dire, sarebbe nata tra i due una lite culminata nel peggiore dei modi. Sebbene l’autopsia abbia individuato la causa della morte in un colpo inflitto alla testa con un corpo contundente – il 46enne aveva affermato di aver usato un bastone che, però, non è mai stato ritrovato – la versione dell’uomo non ha mai convinto del tutto gli inquirenti, convinti fin da subito che il caso fosse tutt’altro che chiuso con l’arresto del reo confesso.

NUOVI ESAMI E NUOVE IPOTESI Nelle ore successive alla scomparsa dell’amico, Zangari era stato soccorso per un avvelenamento da pesticida che, stando al suo racconto, si sarebbe autoindotto perché minacciato da due persone armate e a volto coperto, ma per gli inquirenti si è trattato di «una messinscena» per cercare di sviare i sospetti da se stesso. Nonostante la confessione, dunque, gli investigatori vibonesi sono tuttora al lavoro per trovare eventuali conferme al racconto del 46enne che avrebbe ucciso l’amico a bastonate. Tutt’altro che chiaro, ancora, è il movente, che potrebbe essere legato a un prestito della vittima all’amico, ed evidentemente ci sono anche ulteriori accertamenti tecnici da compiere sul corpo di Lacaria. In particolare, gli inquirenti potrebbero essere a caccia di tracce di eventuali complici di Zangari. E più di qualcuno in paese ipotizza collegamenti – finora mai confermati dai carabinieri – tra l’omicidio di Lacaria e la morte di un 44enne cittadino rumeno trovato impiccato, nella vicina Simbario, quattro giorni dopo la scomparsa del 52enne.

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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