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Agricoltura, l'ombra della corruzione sulla Cittadella

CATANZARO Nasce come filone autonomo, ma finisce per incrociarsi con l’inchiesta antimafia Provvidenza l’indagine che oggi lambisce dirigenti e funzionari del dipartimento Agricoltura della Re…

Pubblicato il: 17/03/2017 – 15:29
Agricoltura, l'ombra della corruzione sulla Cittadella

CATANZARO Nasce come filone autonomo, ma finisce per incrociarsi con l’inchiesta antimafia Provvidenza l’indagine che oggi lambisce dirigenti e funzionari del dipartimento Agricoltura della Regione Calabria. Fra loro, ci sono il direttore generale del dipartimento Agricoltura della Regione, Carmelo Salvino, due dirigenti del medesimo dipartimento – fra i quali anche il sindaco di un Comune del Crotonese – e 11 funzionari ispettivi. Tutti quanti sono a vario titolo indagati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, truffa e falso.

L’INDAGINE Tutto è partito da una serie di verifiche sui contributi agricoli concessi dall’Ue eseguite nel corso di un’indagine della procura di Palmi. Dati poi confrontati con quelli trasmessi dall’Olaf sulla documentazione inviata all’Ue per ottenere i rimborsi del ritiro di prodotti ortofrutticoli dal mercato, rispetto a quelli in possesso della stessa Olaf. E per nulla coincidenti. Da qui sono partiti gli approfondimenti su una serie di società della Piana di Gioia Tauro e non solo, che hanno condotto alla Regione.  

I CONTROLLI INESISTENTI Palazzo Campanella e le sue sedi distaccate avrebbero dovuto infatti fare da filtro alle richieste di rimborso delle società, verificando – anche con controlli specifici – l’esattezza dei dati forniti. Ma poco o nulla di questo è stato fatto. In questo modo, società come la Copam – cuore pulsante della gigantesca truffa internazionale architettata dai Piromalli, che hanno saturato il mercato statunitense di olio contraffatto – sono state omaggiate di sostanziosi contributi Ue.  

LA CORRUZIONE NECESSARIA Un regalo strappato necessariamente grazie alla miopia o alla complicità della Regione. Per i magistrati, l’intero sistema avrebbe funzionato grazie a una serie di episodi di corruzione che avrebbero indotto dirigenti e funzionari a far finta di non vedere. Un’ipotesi maturata in seguito alle risultanze emerse dalla documentazione acquisita nel corso delle perquisizioni che nei mesi scorsi sono state eseguite nelle sedi delle varie società. E cui oggi inquirenti e investigatori cercano riscontri.  

A CACCIA DI RISCONTRI Per questo motivo, fra ieri e oggi, gli uomini del Nucleo antifrodi di Roma e del comando Politiche agricole e alimentari, accompagnati dai carabinieri del comando provinciale si sono presentati negli uffici del dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, sia a Reggio, sia a Catanzaro. Da lì sono usciti con scatole e scatole di materiale, computer e dispositivi elettronici che nei prossimi mesi saranno passati al setaccio alla ricerca della chiave che spalanchi la porta del sistema malato che ha permesso a decine di aziende di intascare pubblici contributi, senza averne né diritto né titolo. 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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