LOCRI «La mafia è ancora forte, presente, tenta di dominare pezzi di territorio e cerca di arruolare in ogni ambiente. Bisogna azzerare la zona grigia. Bisogna asciugare la palude della corruzione, in cui le mafie prosperano. I vari livelli politico-amministrativi devono essere fedeli ai propri doveri e, quindi, impermeabili alle infiltrazioni e alle pressioni mafiose. Occorre sostenere il lavoro quotidiano, la rettitudine, la professionalità, l’intelligenza di tante donne e uomini dello Stato che, in magistratura e nelle forze dell’ordine, difendono la vita sociale, la libertà personale e familiare, dall’aggressione delle mafie, con prevenzione e repressione». È uno dei passaggi più significativi dell’intervento, a Locri, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso dell’incontro con i familiari delle vittime innocenti delle mafie nell’ambito della XXII Giornata della memoria e dell’impegno organizzata da Libera. Nel corso della cerimonia sono stati letti gli oltre 950 nomi di vittime innocenti delle mafie. Il capo dello Stato è giunto in Calabria dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, e dalla presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. «I mafiosi – ha aggiunto il capo dello Stato – non conoscono pietà nè umanità, non hanno alcun senso dell’onore, del coraggio. I loro sicari colpiscono con viltà persone inermi e disarmate».
Mattarella ha poi citato il magistrato Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia in Sicilia: «La lotta alle mafie non può fermarsi a una sola stanza, riguarda tutti». «Lottare contro la mafia non è soltanto una stringente e, certo, doverosa esigenza morale e civile», ha detto Mattarella, «è anche quindi una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per la propria effettiva libertà». Ha insistito Mattarella nel suo discorso allo stadio comunale di Locri: «Si tratta di una necessità fondamentale per chi tiene, insieme alla libertà, alla serenità personale e familiare; per chi vuole misurarsi con le proprie forze e le proprie capacità, senza padroni né padrini. Una necessità per la società, che vuole crescere libera, democratica, ordinata, solidale. Una necessità per lo Stato, che deve tutelare i diritti dei suoi cittadini e deve veder rispettata ovunque, senza zone franche, legalità e giustizia».
«Le mafie – ha aggiunto ancora il capo dello Stato – sono la negazione dei diritti. Opprimono, spargono paura, minano i legami familiari e sociali, esaltano l’abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili. Vendono la droga, inquinano campi e acqua, contaminano alimenti e medicinali, incendiano boschi, devastano risorse ambientali. Le loro azioni criminali – ha proseguito – avranno effetti nocivi per generazioni. Riciclano i proventi illeciti in attività legali, falsando la concorrenza e inquinando i mercati. Trasformano in un’occasione di arricchimento ogni più turpe attività: la prostituzione, il traffico di esseri umani e di rifiuti tossici, il gioco d’azzardo, il commercio di armi, della droga e di organi del corpo umano».
IL MONITO DI DON CIOTTI «Insieme alle mafie, il male principale del nostro paese resta la corruzione. E corruzione significa che tra criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica è sempre più difficile distinguere. Ce lo dicono anche quelle inchieste dove i magistrati faticano a individuare la fattispecie del reato. Hanno in mano strumenti giudici istituiti prima che quest’intreccio criminale emergesse con forza. Dobbiamo rompere questo intreccio». Lo ha detto il presidente di Libera don Luigi Ciotti nel corso dell’incontro a Locri con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Le mafie – ha aggiunto – non uccidono solo con la violenza ma vittime sono anche le persone a cui le mafie tolgono la speranza e la dignità. Il lavoro, la scuola, la cultura, i percorsi educativi i servizi sociali, restano il primo antidoto alla peste mafiosa. La nostra Costituzione è il primo dei testi antimafia. Uomini e donne delle mafie – ha concluso don Ciotti – diteci almeno dove avete sepolto le vittime di quei familiari che non hanno avuto neanche la possibilità di piangere sulle loro tombe».
IL VESCOVO OLIVA Il primo a intervenire nel corso della cerimonia è stato il vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva: «Le mafie si possono sconfiggere con l’impegno di tutti e di ciascuno. Le siamo vicini, ha aggiunto il vescovo, rivolgendosi al presidente Mattarella, «per la perdita di suo fratello Piersanti Mattarella. Noi diciamo no alla ‘ndrangheta, che è una delle cause delle crisi sociali del nostro tempo. Questa terra guarda avanti, per lasciarsi alle spalle un passato triste, di ingiustizie e di faide che hanno seminato morte e disperazione. Non più morti e sangue innocente». Il vescovo di Locri ha chiesto «la presenza dello Stato e delle istituzioni, questa terra attende attenzioni».
x
x