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Regione, il dipendente può trasferirsi, anzi no

CATANZARO «Quel decreto di revoca è stato emanato solo per colpirmi, anche in virtù dell’attività sindacale svolta all’interno della Regione Calabria come dirigente sindacale Cisal, il sindacato ma…

Pubblicato il: 21/03/2017 – 7:54
Regione, il dipendente può trasferirsi, anzi no

CATANZARO «Quel decreto di revoca è stato emanato solo per colpirmi, anche in virtù dell’attività sindacale svolta all’interno della Regione Calabria come dirigente sindacale Cisal, il sindacato maggiormente rappresentativo dei lavoratori regionali». Gianluca Tedesco sintetizza così una storia paradossale che emerge dagli atti della burocrazia regionale. Quella burocrazia che ha prima accordato il suo trasferimento dal dipartimento Programmazione a quello che si occupa di Organizzazione e Risorse umane e poi lo ha stoppato in extremis con una motivazione che il sindacalista e Giuseppe Pitaro, il legale a cui ha deciso di rivolgersi, considerano «illegittima e illogica in quanto, oltre a risultare evidente dalla sola lettura, risulta smentita da tutta la documentazione prodotta dalla stessa Regione e, finanche, dagli stessi funzionari».
Veniamo ai fatti. Tedesco chiede di essere trasferito il 23 gennaio scorso. Non si tratta di uno spostamento da mettere in cantiere immediatamente. Il segretario della Cisal, dipendente della giunta regionale, è in posizione di comando presso il consiglio regionale: lavora nella struttura di Flora Sculco. E lo specifica nella richiesta di rilascio del nulla osta di mobilità interna «presso il dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane e Controlli”». In calce alla lettera compaiono già i nulla osta dei due dg, quello in uscita (Paolo Praticò) e quello in ingresso (Bruno Zito).
Il 15 febbraio l’iter della pratica sembra ormai instradato. Sul Bollettino ufficiale della Regione compare il decreto che riguarda la mobilità interna del funzionario. Nell’atto ufficiale si spiega che «sussistono i presupposti per poter procedere al trasferimento del dipendente». Ma soprattutto, si ricorda «che il dipendente suddetto risulta attualmente in posizione di assegnazione temporanea presso il consiglio regionale», come confermato da una disposizione del 29 dicembre 2016.
Sembra soltanto una formalità ma esattamente un mese dopo, il 15 marzo scorso, arriva la doccia gelata sotto forma di revoca del decreto che autorizzava la mobilità interna. Il trasferimento di Tedesco viene bocciato. Perché? Perché «il dirigente del dipartimento Organizzazione, Risorse umane ha chiesto “di voler revocare l’atto in considerazione del fatto che, al momento della domanda prodotta dall’interessato, non si evinceva la condizione di temporaneo trasferimento presso il consiglio regionale e, pertanto, l’interesse del dipartimento ad acquisire effettivamente una unità lavorativa non è, in concreto, realizzabile». La firma è del responsabile del procedimento Maria Carmela La Malfa e del dirigente di settore Sergio Nicola Tassone. Giusto o sbagliato che sia (e a questo punto lo deciderà un giudice) c’è un punto fermo: la questione dell’assegnazione al consiglio regionale era chiaramente specificata all’inizio dell’iter, cioè nella domanda di Tedesco. Che ora protesta ed è pronto a trascinare la Regione in Tribunale « per difendere i suoi diritti lesi in tutte le competenti sedi giudiziarie e richiedere il risarcimento di tutti i danni subiti e subiendi, economici e no». Una nuova gatta da pelare per la burocrazia della Cittadella. (ppp)

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