REGGIO CALABRIA Come tutti i grandi latitanti, non si è allontanato troppo dal suo territorio. E lì doveva stare soprattutto adesso che per arresti e detenzioni era divenuto il reggente dello storico clan dei Pelle-Vottari. Dopo dieci anni di latitanza, i carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale, supportati dallo Squadrone Cacciatori, hanno scovato Santo Vottari nel palazzotto di famiglia, in contrada Ricciolo di Benestare. Figlio di Giuseppe, ucciso nel corso di un’azione di fuoco ordinata da ‘Ntoni Pelle Gambazza in persona, e fratello di Franco “Frunzu” e Sebastiano “Il professore”, così chiamato per i pochi anni di università che è riuscito a frequentare, Vottari era uno dei principali obiettivi dei carabinieri. Dopo l’arresto di Ernesto Fazzalari, in lista c’era lui, inserito anche nella lista dei più importanti latitanti dall’Europol.
IL BUNKER NEL BUNKER Forse anche per questo, il suo ingegnoso nascondiglio era stato progettato con cura ed astuzia. Vottari si nascondeva infatti in un bunker ricavato all’interno di un altro bunker già in passato individuato dai carabinieri nel sotterraneo dell’edificio in cui abita tutta la famiglia Vottari. Probabilmente il clan pensava che i militari non sarebbero tornati a controllare un luogo già ispezionato. Invece, grazie ad indagini tecniche e ambientali, i carabinieri hanno capito che il latitante non si era allontanato dal quartier generale della famiglia. Durante la perquisizione scattata questa notte, è stata scovata la botola sapientemente occultata che permetteva di accedere al bunker nel bunker.
LA RABBIA DEI FAMILIARI Quasi rassegnato all’inevitabilità del suo arresto, Vottari si è lasciato ammanettare senza reagire. Non era armato e non ha tentato la fuga. Più scomposta la reazione dei familiari. Dopo l’arresto, quando Vottari era stato già portato via, uno dei figli avrebbe aggredito una troupe della Rai, tentando di danneggiare la telecamera e insultando pesantemente l’operatrice.
DOPPIO ATTACCO «Si tratta di un’operazione importante che si associa alla grande manifestazione di ieri a Locri. La gente scende in strada contro la ‘ndrangheta, lo Stato arresta un grande latitante. Un attacco su tutti i fronti» commenta soddisfatto il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho, reduce dalla partecipata manifestazione organizzata ieri da Libera a Locri, per la XXIII Giornata della memoria e dell’impegno.
LA LUNGA CARRIERA DEL REGGENTE Oggi principale elemento dell’omonimo clan di San Luca, che da decenni contende affari, territorio e potere alla storica e radicata famiglia dei Nirta-Strangio, Vottari viene da una storica famiglia di ‘ndrangheta. Il padre, Giuseppe, è stato ucciso nel corso di un’azione di fuoco ordinata dal suocero ‘Ntoni Pelle Gambazza, determinato a chiudere i conti con i Mollica-Speranza, attirandoli con una finta offerta di pacificazione. Un “servizio” offerto dai clan di Sanluca al Tiradritto Giuseppe Morabito, che voleva morto il capo avversario Vincenzo Mollica.
LA “TRAGEDIA” Secondo le ricostruzioni successive, Ntoni Frunzu e il boss Mollica si sarebbero dati appuntamento in un bosco sopra Ferruzzano per un chiarimento. Appena iniziata la discussione però Frunzu avrebbe estratto un fucile a canne mozze e sparato contro Mollica, che a sua volta avrebbe risposto al fuoco con una pistola, uccidendolo. Un omicidio che avrebbe scatenato la rabbia dei clan di San Luca, determinati alla guerra totale contro i Mollica. A bloccari sarebbero stati i Barbaro Castanu di Platì, con cui i Pelle sono strettamente imparentati. Rapporti, alleanze e legami che Santo Vottari ha ereditato.
EREDITÀ PESANTE Adesso che è stato arrestato, l’ormai ex latitante dovrà scontare una condanna a 10 anni e 8 mesi per associazione mafiosa, rimediata nel processo abbreviato Fehida. Latitante dall’esecuzione di quella operazione, per gli investigatori è uno dei protagonisti della faida di San Luca fra i Pelle-Vottari e i Nirta Strangio, culminata nella strage di Duisburg del ferragosto 2007. Una scia di sangue lunga quasi un ventennio, iniziata per uno scherzo di Carnevale, dopo il quale è stato ucciso uno dei fratelli di Vottari, Antonio, e terminata con l’omicidio di sei persone, trucidate di fronte al ristorante “Da Bruno” in Germania.
LA STRAGE DI NATALE Sebbene sia stato assolto dall’accusa di omicidio, per lungo tempo è stato considerato dagli inquirenti il responsabile della cosiddetta strage di Natale, uno degli episodi più cruenti della sanguinosa faida fra le due famiglie. Pur di uccidere il boss Giovanni Nirta, scarcerato solo quattro giorni prima, qualcuno ha sparato contro di lui una raffica di mitra. L’uomo è rimasto illeso, ma i proiettili hanno colpito e ucciso la moglie, Maria Strangio, sorella di Sebastiano, considerato uno dei principali capi della famiglia. Insieme a lei, sono stati colpiti e feriti più o meno gravemente dai proiettili, il figlio della donna, un bimbo di soli 5 anni, Francesco Colorisi, 23 anni, Francesco Nirta. Un omicidio che ha riacceso la faida tra le due famiglie di San Luca, che per anni si sono contese affari, potere e territorio.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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