CATANZARO Grosso guaio alla Regione. Il temuto verdetto del Mef sui conti di giunta e Consiglio è infine arrivato: gli incubi di politici e burocrati della Calabria hanno adesso la forma ben precisa di una relazione di 27 pagine zeppe di irregolarità non sanate, spese pazze a favore di personale e dirigenti, interpretazioni quanto meno allegre delle norme di riferimento. È la fotografia dell’anarchia contabile e finanziaria che ha guidato le logiche politiche e amministrative dell’ultimo decennio. Una bocciatura su tutto il fronte, la conclusione rispetto alle due diverse ispezioni – una sulle spese per il personale e sugli equilibri di bilancio della giunta, l’altra sui costi per i dipendenti del Consiglio – condotte 4 anni fa dai tecnici del ministero dell’Economia e delle finanze. A nulla sono valse le controdeduzioni della Regione.
Il documento finale, anticipato in esclusiva dal Corriere della Calabria e firmato dal Ragioniere dello Stato Daniele Franco, rimanda a una Regione-Bengodi dove le illegittimità contabili erano (sono?) quasi la regola. Ora, però, potrebbe iniziare la caccia ai “colpevoli”. La Ragioneria dello Stato ha infatti già inviato la relazione alla Corte dei conti, a cui spetterà valutare eventuali danni erariali (milionari) e individuare i responsabili del continuo scialacquo di ingenti risorse pubbliche. Senza contare che il materiale a disposizione potrebbe anche suggerire rilievi penali e dunque interessare le Procure di Catanzaro e Reggio Calabria.
50 RILIEVI Il Mef aveva riscontrato ben 50 irregolarità o rilievi. Di questi, come specificato nella relazione finale, ne sono stati sanati, in tutto o in parte, solo 9, tra cui l’errata determinazione, per gli anni dal 2008 al 2012, del fondo per lo sviluppo delle risorse umane, la mancata pubblicazione sul sito internet del Consiglio dei contratti decentrati e l’illegittimo incremento del fondo per il trattamento economico accessorio della dirigenza. Per il resto, è notte fonda: i conti fanno acqua da tutte le parti.
RIDUZIONE DELLA SPESA Il “quaderno delle lamentele” inizia dal mancato rispetto dell’obbligo di riduzione della spesa del personale della giunta (2008) e del Consiglio (2008-2010). «Gli elementi forniti (dalla Regione, ndr) non possono ritenersi esaustivi per il superamento dell’irregolarità riscontrata», scrive Franco. «In primo luogo, con riferimento al personale della giunta regionale, si evidenzia la mancanza di raccordo fra la tabella trasmessa con le controdeduzioni in esame e quella fornita nel corso degli accertamenti ispettivi, atteso che molti degli importi indicati non sono identici». Mancano poi i dati relativi al 2007, dunque «non è possibile verificare il contenimento della spesa per l’anno 2008». Nessuna indicazione neppure per i dati del 2012, forniti invece in sede ispettiva. Il Ragioniere dello Stato riprende allora il giudizio della Corte dei conti sul rendiconto generale della Regione del 2013, dove veniva evidenziato l’aumento delle retribuzioni del personale in violazione della legge 296 del 2006. La Calabria non solo non ha contenuto la spesa, ma nel 2012 è cresciuta rispetto al 2011. Inoltre, per quel che riguarda i dipendenti del Consiglio, nel periodo dal 2011 al 2013, «è costantemente superiore a quella registrata nel 2010». Senza contare che «nulla è detto circa la rilevazione dei costi di personale sostenuti direttamente dagli organismi partecipati».
CONTRATTI DECENTRATI Non viene superato nemmeno il rilievo sulle irregolarità nella contrattazione decentrata per il personale non dirigente della giunta. La Regione ha sì istituito il Collegio dei revisori con una legge, tuttavia «le assicurazioni di esatto adempimento per il futuro non possono ritenersi esaustive al fine di sanare le situazioni pregresse». Nell’ambito della procedura prevista per la contrattazione integrativa, infatti, «la preventiva verifica della compatibilità degli oneri delle clausole del contratto di secondo livello con i vincoli posti dal contratto nazionale e dal bilancio dell’ente» rappresenta «un requisito assolutamente necessario». Al punto da «rendere ipotizzabile l’invalidità dei contratti posti in essere». E dunque la «mancanza di tale adempimento, anche da parte di un organismo interno, incide sulla validità e, conseguentemente, sulla stessa applicabilità del contratto integrativo». Così il Ragioniere dello Stato, nel confermare per intero il rilievo, «rimette al prudente apprezzamento della Corte dei conti la valutazione degli effetti delle omissioni riscontrate sulla validità dei contratti di cui si tratta».
LAVORATORI LSU Una sfilza di irregolarità vengono rilevate anche per quel che concerne la contrattazione decentrata per il personale non dirigente della giunta, l’anomala determinazione del fondo per gli anni 2008 e 2009 e l’inserimento indebito, tra le risorse di parte stabile, degli incrementi previsti per l’assunzione di lavoratori socialmente utili, dei “cento giovani” (legge regionale 31 del 2002) e del personale degli ex consorzi agrari. Ciò che viene contestato non è il modo in cui il fondo è stato quantificato, bensì il suo aumento per effetto di queste stabilizzazioni: «In sede ispettiva è stato riscontrato che tali assunzioni sono state effettuate nel 2009, anno in cui l’amministrazione regionale non poteva procedere a nuovi ingressi, in quanto nel 2008 aveva violato il patto di stabilità». Quanto al fondo per le risorse umane e la produttività del personale, tutte le criticità restano sul piatto: la Ragioneria ribadisce «la necessità di procedere all’eliminazione degli importi indebitamente inseriti nei fondi dal 2009 in poi e al recupero di quanto erogato». Illegittimo anche l’incremento del monte salari 2009, ragion per cui la Regione è invitata «a procedere alla ricostituzione dei fondi e al relativo recupero di quanto indebitamente erogato».
PRODUTTIVITÀ Tra i rilievi figuravano pure le irregolarità inerenti alla liquidazione al personale della giunta della produttività, «riconosciuta in assenza di predisposizione di idonei progetti» per un totale di circa 10 milioni di euro. Anche in questo caso le “spiegazioni” della Cittadella non hanno convinto i tecnici del ministero, che confermano «le criticità in esame» e, di nuovo, invitano la Regione a ricostituire i fondi e ad adottare un piano di rientro per il recupero delle somme erogate in modo indebito. (1. Continua)
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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