REGGIO CALABRIA Una holding di clan a trazione Bellocco, ma “legale rappresentante” degli interessi di famiglie della Jonica e della Tirrenica, in grado di importare quintali di cocaina dal Sudamerica, “sdoganandoli” senza problemi al porto di Livorno. L’hanno disarticolata gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dal pm Ferraiuolo e dal procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho.
OPERAZIONE LAMPO Questa notte in manette sono finite sedici persone, tutte accusate a vario titolo di diversi episodi, realizzati o tentati, di traffico di stupefacenti. Un’operazione lampo, informa il generale Gianluigi Miglioli, «iniziata alle 4.30 e conclusa alle 4.43», nonostante i maldestri tentativi di uno dei fermati, Michele Bellocco, di sottrarsi all’arresto.
LE BIZZE DI BELLOCCO Quando i finanzieri sono arrivati, l’uomo ha tentato di fuggire salendo sul tetto dell’abitazione. Acchiappato dagli uomini del Gico, ha continuato a fare le bizze, rifiutandosi di salire in macchina. Alla fine però si è dovuto rassegnare. Meno problemi sembra abbia dato l’arresto di un insospettabile finanziatore della holding, Pietro Bonaventura Zavettieri, di 55 anni, originario di Locri, ma attivo a Reggio.
IL PEDIATRA DEI NARCOS Pediatra di professione, “Bono” – così era chiamato – non disdegnava di fare affari con gli uomini dei clan con cui era in contatto e non si sottraeva alle richieste di favori. È stato lui ad ospitare gli intermediari dei narcos, quando sono arrivati “in visita” in Calabria per definire i dettagli delle spedizioni.
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DELOCALIZZAZIONE I carichi arrivavano tutti a Livorno, dove la holding di clan aveva delocalizzato non solo l’arrivo della merce, ma anche le tecniche di esfiltrazione. Grazie alla ditta di Domenico Lentini, originario di Oppido Mamertina e vicino ad alcuni uomini dei clan della Piana, la coca veniva tranquillamente scaricata dai container da portuali complici e passava all’esterno senza controllo alcuno grazie alla miopia di vigilantes collusi.
NUOVO PORTO, UGUALI SEQUESTRI «L’organizzazione – spiega il procuratore Cafiero de Raho – aveva decentrato le attività proprio a Livorno, non solo perché poteva contare di una struttura lì presente, ma anche a causa delle tante operazioni condotte con successo a Gioia Tauro». Nonostante tutto, la droga è stata intercettata. Grazie agli uomini del Gico e dello Scico, da maggio a settembre sono stati sequestrati tre quintali di cocaina, intercettati nel corso di tre diverse spedizioni.
INGENTI DANNI ECONOMICI «La cosa importante – sottolinea il generale Miglioli – è che abbiamo tolto denaro alla ‘ndrangheta». E tanto. Gli investigatori ne hanno avuto la conferma anche grazie alle conversazioni intercettate, durante le quali più volte gli uomini dei clan calabresi hanno fatto riferimento alle immagini diligentemente stampate su ogni singolo panetto di droga importato. Un riscontro limpido, che permette di ricondurre in maniera chiara gli enormi carichi di droga agli indagati.
CANALI DI BUSINESS Da bravi “imprenditori” però, gli uomini dei clan avevano anche iniziato a diversificare il business. Fra le attività della holding c’era infatti anche l’importazione di marijuana e hashish, “ritirati” dalla Spagna. Investigatori ed inquirenti ne hanno avuto la conferma ascoltando le conversazioni intercettate nel casolare di campagna degli Arcuri, Domenico e il figlio Marco.
LA SCIA DELL’EROINA Sentendosi presumibilmente al sicuro da cimici e microspie, i due non esitavano a commentare costi e ricavi delle importazioni, sfogliando un vero e proprio libro mastro. In più – hanno involontariamente rivelato – più di una volta i proventi del traffico di droga sono stati reinvestiti in eroina.
PASSAPORTO PER NAPOLI Una droga meno diffusa rispetto alla cocaina, ma che i clan riuscivano a smerciare anche grazie a Maria Rosaria Campagna, referente napoletana della holding, grazie alla quale non solo i calabresi riuscivano a inondare di droga la piazza napoletana, ma anche a sviluppare contatti importanti all’interno del porto.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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