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Il ritorno alla terra nel futuro dei giovani

Mentre in Calabria non si mettono ancora a frutto le case e le proprietà della aziende ospedaliere e sanitarie, lo Stato ha deciso di mettere in vendita ben ottomila ettari di terreni coltivabili. …

Pubblicato il: 24/03/2017 – 9:27

Mentre in Calabria non si mettono ancora a frutto le case e le proprietà della aziende ospedaliere e sanitarie, lo Stato ha deciso di mettere in vendita ben ottomila ettari di terreni coltivabili. Non tanto e non solo per far cassa, quanto per dare una possibilità in più ai giovani disoccupati o inoccupati che abbiano voglia e capacità di fare impresa.
È una delle più grandi vendite di terre pubbliche che il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ha deciso di porre sul mercato per offrirle ai giovani sotto i 40 anni. Visto che le procedure per sbloccare soprattutto posti pubblici, ma anche privati, è lunga e farraginosa, Martina si è detto convinto di poter sperimentare questa nuova strada visto che di tante cose si può fare a meno ma della terra, certamente no. Naturalmente i giovani saranno privilegiati all’asta che dovrà pur farsi per l’assegnazione delle terre. A spingere il governo a questa decisione è stato anche il fatto che gli iscritti ed i laureati in Agraria sono aumentati di almeno il 20 per cento, rispetto a dieci anni fa. Si va verso l’abbandono delle lauree in Giurisprudenza (ce ne sono migliaia e migliaia che, all’inizio e per molti anni guadagnano, se va bene, trecento euro al mese, per otto ore di lavoro al giorno), Economia (che ti porta a fare il contabile o ragioniere, se trovi un negozietto che ha bisogno della contabilità, il commercialista presuppone, al pari dell’avvocato, anni di gavetta). Per non parlare di Scienza delle comunicazione, Lettere, Scienze politiche. Ed ecco che si fa un esperimento, anche perché l’imprenditorialità giovanile è cresciuta, in particolare al Sud, dove sono nate più di 20 mila aziende costituite da giovani, al di sotto dei 35-40 anni.
Certo deve essere una scelta di vita, non è facile,soprattutto al’inizio, lavorare la terra è dura, spesso crudele, non ci sono vacanze da programmare, se piove o c’è il solleone, devi essere nei campi a controllare, a lavorare, a inventarti qualcosa d produttivo. E questo oggi più che mai perché, vista la concorrenza di altri paesi europei e non, i prezzi alla vendita del prodotto diminuiscono ed i costi di produzione aumentano. E, ad oggi, non c’è ricambio generazionale. Gli agricoltori anziani lasciano la terra ai figli, ma questi che tentano la fortuna in Italia o all’estero, si vedono costretti a (s)vendere. A quanto pare, però, stavolta c’è l’intenzione di fare sul serio, perché è intendimento del ministro Martina di creare una Banca delle terre agricole nazionali, per poter rispondere alla richiesta di terreni e per valorizzare meglio il patrimonio fondiario pubblico. All’asta possono partecipare tutti, si dovrà iscrivere come imprenditore, senza dover pagare, per tre anni, i contributi previdenziali. L’intendimento del governo,peraltro, è quello di unificare Demanio, Ismea, Regioni, Province, comuni e ricondurre, questi enti, ad una Banca, che assommerà i compiti di tutti gli enti, eliminando – dove possibile – spese di mantenimento. Ma c’è di più.
L’acquisto della terra può essere finanziato – rileva Barbara Ardù su Repubblica – con un mutuo a tassi più bassi di quelli di mercato. Gli stessi investimenti, macchinari, case ricovero, potranno contare su prestiti a tassi a costo zero. Gli aiuti europei,invece, aumenteranno del 25%. Il tutto si dovrebbe trovare sul sito del Ministero. Estensione, regione, località, valore catastale ed altre informazioni utili per raggiungere lo scopo dell’acquisto del terreno.
Ci dovrebbe essere, inoltre, l’indicazione per favorire la nascita di cooperative agricole, per abbattere i costi di concime, anticrittogamici, potatura e di quanto occorre per la coltivazione. Peccato che non si è provveduto ad abbattere i costi dell’energia elettrica indispensabile per alimentare gli impianti di irrigazione che, specialmente in Calabria, diventano eccessivi per via del fatto che bisogna irrigare da maggio a ottobre e la bolletta è davvero insostenibile. L’idea, se andrà avanti e soprattutto si farà in modo di convincere i giovani ad approfittare di questa “chance” – con appositi corsi- nelle singole province, ed anche in comuni associati, potrebbe contribuire a risolvere una piccola parte del dramma della disoccupazione giovanile che fa precipitare sempre di più la Calabria verso gli ultimi indici di graduatorie nazionali e regionali. Basti pensare che “la terra è vita”. Senza terra la vita non è quella che vorremmo. Occorre uno sforzo di fantasia e tanta buona volontà.
Anche perché si può cominciare con un ettaro, due o tre. E poi, secondo le previsioni del ministero, il lavoro è affascinante perché è tuo e devi ringraziare la tua buona volontà. “Volli, sempre volli… “. Che costa provare?

*giornalista

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