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Viscomi pronto a mollare. Oliverio lo spera

CATANZARO Mettiamola così, alla base di tutto c’è un maledetto difetto di comunicazione. Da una parte c’è Antonio Viscomi, titolare di una cattedra prestigiosa all’Università Magna Graecia e giusla…

Pubblicato il: 25/03/2017 – 16:18
Viscomi pronto a mollare. Oliverio lo spera

CATANZARO Mettiamola così, alla base di tutto c’è un maledetto difetto di comunicazione. Da una parte c’è Antonio Viscomi, titolare di una cattedra prestigiosa all’Università Magna Graecia e giuslavoratorista apprezzato anche fuori dal nostro Paese. Dall’altra c’è Gerardo Mario Oliverio, politico di professione, tre legislature da parlamentare, due da consigliere e assessore regionale, due da presidente della Provincia di Cosenza. Il primo si ritrova in mezzo ad una esperienza politica che non era certo nelle sue corde e nelle sue prospettive, contava di limitare la sua militanza politica al massimo collaborando nella stesura di programmi e nel dare una mano per riportare agibilità democratica dentro la Regione più chiacchierata e chiacchierabile del nostro Paese.

UN UOMO SOLISSIMO AL COMANDO Il secondo ha fatto di tutto, e di più, per strappare la candidatura e dopo averla strappata da militante anti-renzi è diventato il più inossidabile dei renziani. Disinvoltura politica che ha manifestato anche nella scelta di alleati, proconsoli, uomini di fiducia e gregari. L’accentramento di scopellitiana memoria è presto impallidito davanti a quello messo in pratica da Oliverio. La stessa giunta semi-tecnica è frutto di un incidente di percorso in salsa giudiziaria e non certo di una valutazione politica. Non ha mai voluto un assessore al turismo e neanche uno all’agricoltura, la programmazione comunitaria così come il polo di Gioia Tauro, la cultura, la ricerca sono rimaste nel portafoglio della presidenza. 

PRECARIATO APICALE ll precariato, con Oliverio, è stato imposto anche ai vertici della burocrazia regionale: il tasso di sopravvivenza dei direttori generali non va oltre i novanta giorni. Con il suo predecessore, poi, Oliverio condivide l’insofferenza per ogni forma di limitazione o di controllo: dalla legge Madia alle prescrizioni del Mef, dalle osservazioni del ministero dell’Ambiente alle incursioni della Corte dei Conti, dalle censure dell’Anac al coordinamento della Conferenza Stato-Regioni. Tutte cose che provocano l’orticaria a Gerardo Mario Oliverio. Per non dire dell’assillo degli assilli: non poter mettere sul lucidissimo capo anche la corona di re della sanità calabrese. Ci fosse riuscito avrebbe concentrato nelle sue mani il 97% delle risorse economiche regionali, Scopelliti si era dovuto fermare molto prima. Torniamo a Viscomi. Chi affianca, blandisce, asseconda Gerardo Mario Oliverio, vede nel mite, ma non meno intransigente, docente “prestato” alla politica non solo un ostacolo ma addirittura un argine. La sua lealtà non si è riusciti a scalfirla, il tentativo di delegittimarlo… per via domestica, è miseramente fallito, i fatti continuano a dargli ragione ogni qualvolta blocca un provvedimento illegale. In più è tra i pochi tecnici “veri”: la sua vita, il suo futuro, non dipendono dalla politica. Può lasciare la Regione e riprendere la vita di sempre, ritroverà alunni, colleghi, pubblicazioni, ricerche. Un mondo di cose da fare, un elevato numero di persone che lo attendono.

UN NANO IN CIMA AL MONDO Il giro di nani (a proposito, a chi si riferisce Federica Roccisano quando annota su Facebook che un nano resta tale anche se sale in cima al mondo?), giocolieri e ballerine che ha messo le tende al decimo piano della Cittadella, ha spazzato via quasi tutti gli intralci alle loro… transumanze. Il partito non conta nulla. Magorno è un simpatico coniglio mannaro. Liquida le cose come fa Paolo Sorrentino nel suo libro: “Hanno tutti ragione”. E tutti ormai lo mandano a quel paese. Franco Iacucci è saltato sull’ultimo elicottero da Saigon, meglio tornarsene a Cosenza che restare intrappolato tra le macerie. E le macerie cominciano a rotolare: al Lingotto Gerardo Mario Oliverio non ammesso tra gli oratori. Sotto la tenda di Libera, in quel di Locri, all’incontro con Mattarella c’è posto per la Bindi e per Falcomatà, per Calabrese e per Minniti. Ma non per lui. Taciamo delle inchieste giudiziarie solo per averle giù elencate, per difetto, pochi giorni fa.

VISCOMI, OLIVERIO E LE… TRANSUMANZE Paradossalmente è proprio questo scenario da Salò a paralizzare Antonio Viscomi. Gli sembra davvero imperdonabile andare dove lo porta… il cervello. Via da quella Cittadella maledetta. Lontano da quel club da arsenico e vecchi merletti. Popolato da figuri capaci di annichilire persino la corte dei Borgia. «Via, via, via da qui, niente più mi lega a questo mondo… e a questi uomini che non mi son piaciuti», vorrebbe cantarla parafrasando Paolo Conte. E tuttavia non vuole dare l’idea di chi abbandona la nave in vista degli ultimi, inevitabili, mortali scogli. Se solo sapesse che, tutto sommato, la sua partenza non darebbe fastidio a Gerardo Mario Oliverio ma anzi gli agevolerebbe cose… Eccolo il difetto di comunicazione: Viscomi e Oliverio desiderano la stessa cosa. Il primo andar via, il secondo liberarsi di questo grillo parlante con l’aggravante della laurea. Sgombrato il campo da Viscomi altri capiranno e seguiranno. Le transumanze alzeranno l’asticella (mezzo milione di euro posso sembrar pochi). E finalmente Lorenzo Catizone potrà stappare anche la seconda bottiglia di champagne.

IL FRATELLO DI EVA Chi è Lorenzo Catizone? Non è facile trovargli una identità professionale visto che per renderlo noto lo si indica come  “il fratello di Eva”. Eva da pupilla di Giacomo Mancini senior è diventata sindaco di Cosenza. Vicende personali, che proprio in quanto tali non trattiamo, la vedono oggi tra i più stretti collaboratori dell’attuale sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. Quest’ultimo, con Eva al fianco, ha inferto a Mario Oliverio la più sonora delle sconfitte elettorali, vincendo, con il centrodestra, al primo turno le amministrative di Cosenza. Il che non ha scalfito il rapporto di collaborazione tra Mario e Lorenzo che resta nello staff del presidente con un ruolo indefinito; sbriga cose, sistema faccende, incontra persone…

UN ALTO MAGISTRATO La scorsa settimana teneva banco in un noto locale cosentino. Incurante del fatto che il luogo era anche affollato di umanità varia, Lorenzo Catizone ha chiosato: «Una bottiglia di champagne l’ho stappata quando abbiamo cacciato Franco Iacucci. E’ pronta la seconda per fine mese, quando cacceremo Viscomi». Millanterie da pub? Non fate torto a Lorenzo Catizone. Eppoi, circola anche il nome di chi dovrebbe prendere il posto del “prof” senza creare, o almeno questo credono nani e ballerine, grande scompiglio. È quello di un alto magistrato. Ma questa è un’altra storia. La racconteremo a parte.

Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it

 

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