La Presila cosentina diventa laboratorio politico in una regione come la Calabria dove la logica della divisione prevale puntualmente sulle ragioni dell’unità. Un quarto di secolo fa Trenta e Casole Bruzio decisero di diventare un solo Comune. I cittadini bocciarono quell’idea. Ma il seme gettato avrebbe dato buoni frutti il 26 marzo del 2017. Data da segnare in rosso nel nostro personale calendario politico.
Alcuni protagonisti di quella stagione politica non hanno mollato, motivando un gruppo di giovani a crederci e lottare contro campanilismi anacronistici e senza senso. Una bella semina. Un traguardo condiviso, maturato nella consapevolezza politica di quattro comunità (Trenta, Serra Pedace, Casole Bruzio e Pedace) che parlano la stessa lingua, dialetto marcato tipico delle nostre genti. Aristotele parlerebbe di Koinè dialektos.
Casali del Manco sarà il secondo esperimento calabrese di fusione dei Comuni. Il primo fu la sintesi tra Sambiase, Nicastro e Sant’Eufemia. Il parto fu Lamezia Terme, oggi ombelico della Calabria.
Sarò orgoglioso di essere un cittadino di Casali del Manco dopo essere stato presidente di un circolo culturale omonimo. C’è un segno del destino e una direzione nella nostra piccola storia minore. Quel circolo si trova tuttora a Scalzati, frazione divisa a metà fra Trenta e Casole Bruzio, zona di confine e di passaggio lungo la strada Vallecupo. Ironia della sorte, sono stati proprio i voti degli abitanti di Scalzati a portare il Sì alla vittoria nel Comune di Casole Bruzio. Dieci lunghezze che hanno dato ragione alla costruzione di un nuovo soggetto politico, amministrativo e culturale: da Lorica, nel cuore della Sila, all’area urbana di Cosenza.
Le analisi puntali di Franceso Aiello, professore ordinario all’Unical, hanno dimostrato anche l’utilità economica (intesa in senso greco come Nomos e Oikìa, legge della casa) e finanziaria della fusione.
È stata una vittoria condivisa. In dono abbiamo l’emozione di un progetto collettivo dove trovano spazio tutti: dal Movimento 5 stelle, ai Verdi, passando per il Partito Democratico. Non è un caso che tre Comuni su quattro siano amministrati da sindaci del Pd. Senza il loro contributo il no avrebbe prevalso. E’ emersa, invece, una motivazione territoriale.
Ma la radice di questa vittoria appartiene al Movimento Presila unita e a quei ragazzi capaci di destabilizzare la stagnazione politica della ormai non più rossa Presila. Sono lontani i tempi del fuggiasco Pietro Ingrao ospitato nelle montagne di Pedace e del professore Fausto Gullo, fine giurista, antifascista e poi ministro dell’Agricoltura. Anche qui si fa strada un particolare in controtendenza. E’ proprio Spezzano Piccolo, luogo di nascita dei Gullo, a bocciare il Comune unico. Peccato. Quei dieci voti che a Casole hanno fatto la differenza a favore del Sì a Spezzano Piccolo hanno innalzato un piccolo muro in difesa del No. Io non amo muri e populismi di varia natura. Però è un dovere morale e politico accettare il verdetto delle urne. E ripartire dalla dimensione collettiva, dal dialogo, dalla capacità di convincere tutti i cittadini presilani della bontà di un progetto che ha cambiato l’architettura istituzionale di un intero territorio. Il processo è in atto e non può essere arrestato. Spero che i nostri vicini trovino buone ragioni per inseguire l’unità. Spero che il processo di fusione continui.
Il compito più difficile abita in realtà nel dialogo con chi non ha creduto nella fusione dei Comuni. Sono parte attiva e indispensabile della nostra comunità. La sfida è tutta qui: convincere e condividere. Seguendo la Geografia commossa dell’Italia interna tracciata dal paesologo Franco Arminio. Lungo i sentieri presilani dove un tempo si aggiravano briganti e comunisti perseguitati, oggi Movimenti e cittadini sono il motore del cambiamento e lo spirito del tempo.
*giornalista
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