COSENZA La Corte di Cassazione ha confermato le condanne per alcuni esponenti del clan Lanzino coinvolti nell’inchiesta “Vulpes”. Condanne confermate per Alberto Superbo (7 anni) difeso dagli avvocati Gianluca Garritano e Angelo Pugliese, Umberto Di Puppo (6 anni) difeso dall’avvocato Paolo Pisani, Adolfo D’Ambrosio (7 anni) e Francesco Costabile (5 anni) difesi rispettivamente dall’avvocato Cesare Badolato. Gli ermellini hanno invece confermato le assoluzioni per Mario Potestio, difeso dall’avvocato Gianluca Garritano, Mario Piromallo, difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgia Medaglia, e Gianluca Walter Marsico, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Cesare Badolato. La Procura generale era ricorsa in Cassazione per Potestio, Marsico e Piromallo mentre le difese contestavano le accuse della Dda.
Inoltre, la Cassazione ha annullato con rinvio le assoluzioni di Superbo relativamente ad alcuni capi di imputazione ovvero a una tentata estorsione, per D’Ambrosio, per una un’estorsione e Costabile relativamente all’accusa di associazione mafiosa. Per loro la Cassazione ha disposto che a decidere sia una nuova sezione della Corte d’Appello di Catanzaro.
L’operazione, condotta dai carabinieri del comando provinciale e coordinata dal sostituto procuratore della Dda Pierpaolo Bruni, consentì di fare luce su alcuni episodi estorsivi. In una telefonata intercettata dagli investigatori e indirizzata a un imprenditore edile, uno dei fermati avvertiva che «c’è un buon amico che oggi ha intenzione di darvi buoni consigli. Così evitiamo anche di fare danni al cantiere».
Gli inquirenti scoprirono come i presunti esponenti del clan Lanzino imponevano il pizzo ai commercianti e imprenditori del Cosentino.
mi. mo.
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