CATANZARO Secondo il documento approvato dalla giunta regionale si tratta del «primo tassello di un intervento più complessivo per la valorizzazione del patrimonio e delle attività culturali che si svolgono nella regione». Una prima iniezione di fondi, da implementare «con le più consistenti risorse finanziarie che saranno rese disponibili dal fondo Pac per l’annualità 2017».
Si comincia, insomma, con una linea d’azione «finalizzata all’individuazione e alla realizzazione di iniziative di interesse regionale nel campo della promozione culturale». L’idea è quella di aiutare «le funzionalità del Polo regionale Sbr (Sistema bibliotecario regionale, ndr) al servizio delle biblioteche regionali e il potenziamento della rete delle biblioteche aderenti», sostenere «progetti finalizzati dalla promozione e incentivazione della lettura» e «l’organizzazione di attività di animazione culturale in raccordo con ogni altra istituzione culturale locale, in particolare con le scuole». In soldoni, i finanziamenti vengono utilizzati per la partecipazione al Salone del libro di Torino e alla Fiera del libro di Bologna, per il mantenimento del Servizio bibliotecario regionale di Vibo Valentia e per il funzionamento del Polo regionale per le Politiche pubbliche sulla lettura e per «iniziative dirette di carattere trasversale».
Il quadro finanziario prevede 150 mila euro per Salone del libro di Torino, Fiera del libro di Bologna, Children Book Fair, Progetto Gutenberg; 120 mila per il Servizio bibliotecario regionale; 50 mila per iniziative di carattere trasversale; 20 mila ciascuno per la rievocazione del centenario della Prima guerra mondiale, un convegno all’Unical, un progetto nazionale di rievocazioni storiche e una serie di mostre storiche sull’arte in Calabria del ‘900 «con i massimi esponenti dell’arte contemporanea».
IL PATRIMONIO Quattrocentomila euro, ovviamente, non sono sufficienti. Lo si capisce anche dalla semplice elencazione delle risorse sul territorio. Un «patrimonio ricchissimo», composto «prevalentemente da siti archeologici, testimonianze di architettura difensiva, edifici di pregio civile e religioso». Piatto forte i siti archeologici «(57 siti localizzati in 61 Comuni) che vedono un totale di 4.000 ettari di territorio sottoposto a vincolo». Anche in questo caso l’elenco è lungo: «Sibari, Crotone, Locri, Rosarno e Roccelletta di Borgia. La dotazione regionale di siti archeologici si completa con i siti archeologici subacquei (105 siti censiti) localizzati nei fondali di tutte e cinque le province. Particolarmente interessante è il sito censito nella provincia di Crotone (area a maggiore concentrazione con 53 siti) nell’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, nel tratto Crotone Isola Capo Rizzuto, dove sono stati rinvenuti relitti databili a partire dall’età del bronzo sino all’epoca contemporanea». Servirà un impegno consistente per rivalutare il patrimonio architettonico militare (400 impianti fortificati – castelli, fortificazioni, torri costiere – di cui 262 censiti, visto che finora è stato possibile intervenire su circa il 10% dell’esistente. E per lavorare sulle aree di archeologia industriale: le miniere, i mulini, i frantoi, le celle e i palmenti per il vino, le ferriere, le filande, le fornaci, gli stabilimenti per la produzione del tabacco e i pastillari. A queste testimonianze si aggiungono le reti, i caselli e i depositi ferroviari dismessi, i gasometri, i cementifici e altri stabilimenti industriali, quali ad esempio quelli presenti all’interno dell’ex-polo industriale della chimica di Crotone. Molti di questi beni sono nell’area delle Serre. E avrebbero bisogno di interventi di recupero strutturali. Succede anche ai centri storici, «diffusi su tutto il territorio seppure con una maggiore concentrazione nelle aree della Locride e del Poro-Serre; le 27 città abbandonate, distribuite soprattutto nella provincia di Reggio Calabria e sul versante ionico, di cui 18 considerate rilevabili (poiché costituite prevalentemente da edifici integri e da ruderi) e 9 non rilevabili (poiché costituite prevalentemente da resti da cui non è possibile risalire, se non con l’aiuto di ipotesi e congetture, all’unità di cui facevano parte)». In questo ambito, «gli interventi hanno riguardato soprattutto gli edifici religiosi e la riqualificazione fisica delle aree urbane dei centri storici».
La Calabria è uno scrigno di cultura: museale (282 strutture), religiosa, etnica. Ma, in certi casi, è anche difficile accorgersene.
I PROBLEMI DI GESTIONE Lo spiega il documento approvato dalla Regione: «Tutto questo ricco patrimonio, oggetto negli anni di numerosi interventi che hanno privilegiato le azioni di tutela anziché quelle di valorizzazione, presenta numerosi problemi di organizzazione e gestione. Ad eccezione, infatti, di alcuni beni dotati di strutture e attrezzature per la fruizione, la didattica e l’accoglienza, la gran parte di essi mancano di un piano di gestione sostenibile e dei servizi necessari alla valorizzazione quali: punti informativi, biglietteria, servizi locali e integrati, aree di sosta attrezzate, cartellonistica informativa e didattica». Serviranno ben più di 400 mila euro. Solo un inizio, appunto.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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