CATANZARO Il vicepresidente Antonio Viscomi, nella mattinata di venerdì, ha incontrato a Catanzaro i rappresentanti del movimento Presila Unita, assieme al consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea e alla dirigente del dipartimento Presidenza Gina Aquino. All’esito del referendum consultivo del 26 marzo scorso, gli elettori di quattro centri della Presila cosentina (Pedace, Trenta, Casole Bruzio, Serra Pedace) si sono espressi favorevolmente al progetto di fusione in un nuovo Comune unico, che porterà – scelto dai cittadini dei comuni interessati – il nome di Casali del Manco. Il vicepresidente – si legge in una nota – ha fatto il punto sulle prossime mosse che condurranno alla creazione del nuovo ente. In particolare, dopo la pubblicazione dei risultati, la procedura ritornerà nelle mani del consiglio regionale dove la legge di fusione dovrà essere approvata, seppur con le modifiche necessarie per la denominazione del nuovo ente e la scelta dei cittadini di Spezzano Piccolo che hanno optato di non aderire al nuovo Comune. La Regione che ha seguito, rapportandosi con la Prefettura di Cosenza, tutte le tappe fino ad oggi, proseguirà ad occuparsi da vicino del processo di fusione. «Si tratta di un risultato di portata storica per la Calabria – ha dichiarato Viscomi -. Cinquanta anni dopo la fusione di Lamezia Terme si pone ai calabresi l’opportunità imperdibile di riordinare l’assetto amministrativo del territorio, razionalizzando le spese e implementando i servizi comuni per rafforzare intere aree della regione, nell’interesse dei cittadini. Diversi altri comuni calabresi, come è noto, hanno manifestato interesse alla fusione, e già martedì 4 aprile sarò a Rossano per lo stesso tema. Non nascondo, con un pizzico di orgoglio per la Calabria, che il dibattito sulla fusione dei Comuni e il risultato del 26 marzo – ha concluso il vicepresidente – hanno acceso la curiosità anche a Roma di molti colleghi assessori e parlamentari di altre regioni che ho incontrato negli ultimi due giorni per ragioni connesse al ruolo rivestito in seno alla Conferenza delle Regioni, a dimostrazione che anche noi calabresi possiamo attivare processi di riforma che siano da modello per altre realtà del Paese».
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