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I responsabili politici dello sprofondo sanitario

In questi giorni di (ahinoi) insana lettura sono venuto a conoscenza delle affermazioni della ministra della sanità (e non della salute, così come dovrebbe essere) sullo stato dell’essere della Cal…

Pubblicato il: 01/04/2017 – 10:28
I responsabili politici dello sprofondo sanitario

In questi giorni di (ahinoi) insana lettura sono venuto a conoscenza delle affermazioni della ministra della sanità (e non della salute, così come dovrebbe essere) sullo stato dell’essere della Calabria: promossa sui conti, bocciata sui Lea!
Ho letto anche la dichiarazione del Presidente Oliverio, che a ragione urla il suo dissenso su come sono andate e vanno le cose, così come ho letto le corrette considerazioni critiche dell’Anaao-Assomed.
Dall’analisi dello stato di percezione del diritto alla salute, è possibile tranquillamente affermare che la Calabria è divenuta il laboratorio dove esperire i tentativi destinati a naufragare, con buona pace per chi di malasanità è anche morto. Insomma, la cavia attraverso la quale sperimentare le cose peggiori a costi elevati, sia sociali che economici. Essa è trattata come il «sud dei televisori» negli anni 50 ove, in assenza di una rete efficiente di ripetitori, venivano inviati i prodotti usciti male dalle fabbriche, atteso che il loro mancato funzionamento era giustificato dalla difficoltà di ricevere il relativo segnale.
A tutto questo si è aggiunta una politica regionale della salute che non ha mani saputo fare il proprio mestiere, vendendo fumo ai calabresi e garantendo l’arrosto a quel segmento privato non propriamente etico del quale c’è ancora qualche traccia in giro.
Nel 2001 la svolta, certamente condivisibile sia sul piano ideologico che su quello strettamente giuridico: il soccorso del Governo eretto a sostituto degli organi regionali incapaci di garantire i Lea alle popolazione.
Una revisione costituzionale che nella sua pratica attuazione – concretizzatasi in Calabria dalla fine del 2009 con l’avvio del commissariamento – ha fatto la fine del melone così come celebrato da Renato Carosone nella sua celeberrima T’è piaciuta. Quindi, tanti i «cocomeri bianchi» (al secolo, commissari ad acta) che hanno inquinato la sanità calabrese più di quanto già lo fosse per suo conto. Quindi, il rimedio (costituzionale) è risultato peggio del male, solo perché a gestirlo c’è stata la peggiore politica!
Prescindendo, dai dati negativissimi della sanità che godiamo (si fa per dire!) e che dovranno essere oggetto di una seria analisi tecnica, anche da parte della politica che governa la Calabria ma non la sanità, occorre mettere il dito nella piaga delle responsabilità. Quella che emerge è di natura strettamente politica. Essa è certamente ascrivibile all’attuale ministro e ai suoi generali, ma anche ai sui fanti che hanno tanto percepito dalla sanità in termini di consenso politico. Non solo. Anche a quel partito (il Pd) che ha tollerato l’intollerabile, solo perché politicamente «ricattato» dal quel già Ncd che, tra l’altro, ha determinato tanta debolezza al trascorso e attuale governo del Paese.
Al presidente della Regione il compito di rivendicare il proprio ruolo nella gestione della salute dei calabresi ovvero quantomeno pretendere il ricambio delle postazioni commissariali, fonti di danni inenarrabili, di ipocrisie diffuse e di tutele che con la sanità non hanno nulla a che fare.
Sono certo, volendolo, ci riuscirà.

*docente Unical

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