CATANZARO Fine della corsa, Antonio De Marco conferma: «Dichiaro il ritiro della mia candidatura a sindaco e la mia condivisione alla coalizione di centrosinistra». Così, dopo cinque pagine fitte di discorso alla stampa, l’ormai ex candidato di centro, annuncia la diaspora della coalizione che lo sosteneva e quindi il venir meno delle condizioni che lo avevano portato ad accettare di diventare l’alfiere di un polo alternativo ad Abramo e a Ciconte.
Ma è nelle pagine precedenti all’ultima che De Marco non lesina critiche a chi gli ha letteralmente levato il terreno elettorale da sotto i piedi: «Giovedì scorso il colpo di scena – dice -: l’Udc che pur aveva ufficialmente aderito alla coalizione per mano dei segretari regionali e provinciali del partito, ha palesato con evidente imbarazzo alla coalizione che componenti interne importanti del partito, ed in particolare i consiglieri comunali uscenti, ritengono non sufficientemente competitiva la rappresentatività elettorale della coalizione e sostengono la necessità di aderire all’aggregazione di Ciconte, rompendo di fatto l’accordo di coalizione. Lo stesso Udc che nei mesi scorsi aveva posto il veto politico preventivo a qualsiasi accordo con il Pd nella fase preliminare del confronto elettorale per la costituzione dell’accordo. Ed esistono voci di corridoio che suggerirebbero che ispiratori di tale opzione possano essere stati ambienti economici interni, per rafforzare la potenzialità elettorale di Ciconte e sconfiggere Abramo».
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Condizionamenti esterni all’Udc, dunque, ma anche quello che lo stesso De Marco non ha esitato a definire «un cancro della democrazia e della politica di Catanzaro, che è il ruolo dei consiglieri comunali uscenti – non tutti, ovviamente, esistente magnifiche eccezioni a questa regola!, spiega – che sono titolari di pacchetti i voti personali, legati a situazioni professionali, di quartieri o di famiglia, disponibili a navigare da uno schieramento all’altro con grane disinvoltura e senza problemi di collocazione politica e ideale o culturale, che condizionano la vita politica e amministrativa della città. Alla fine, le scelte delle coalizioni sono eternamente condizionate dalle transumanze e da i ricatti dei consiglieri e dei portatori di voti e dalle loro valutazioni sulla opportunità o meno di collocazione in una lista a seconda delle potenzialità di elezione, non sulla base della condizione politica e ideale. E le scelte amministrative della città rimangono ancorate ai condizionamenti dei consiglieri che fanno pesare i loro voti e la loro capacità di ricatto, non ai programmi e alle esigenze della città. Se non si scioglie questo nodo, con il coraggio dei partiti e dei movimenti della società civile catanzarese, non c’è possibilità di progresso e di riscatto per Catanzaro».
I tormenti dell’Udc, secondo la ricostruzione offerta dall’ex dg regionale, avrebbero quindi determinato «l’inizio di un disagio complessivo nella coalizione che ha alimentato possibili fughe dei consiglieri a destra o a sinistra, e la conseguente caduta della capacità attrattiva della coalizione nei confronti di aree ancora vicine ad Abramo e in corso di riflessione».
«Mi sono quindi trovato – ha proseguito – davanti a due elementi imprevisti e di grande rilievo: l’iniziativa dell’Udc e l’appello importante e generoso di Ciconte. Ho dovuto registrare una non unitaria interpretazione all’interno della coalizione circa gli orientamenti da seguire, in presenza di un’esplicita volontà di Idv e Psi di aderire alla coalizione di centrosinistra assieme all’Udc e di un’altrettanta esplicita volontà di “Catanzaro da Vivere” (Ncd-Ap, ndr) e di altre liste civiche di conservare l’autonoma collocazione in attesa del ballottaggio, oltre che la tendenza di altre componenti civiche e di consiglieri uscenti di riaderire alla coalizione di Abramo».
Così, secondo De Marco, «è successo esattamente quello che temevo e avevo tentato di evitare con la mia candidatura: la mancata unità ha determinato la rottura di una coalizione di area moderata e di centrosinistra e l’oggettivo rafforzamento del peso elettorale di Abramo. Ribadisco che chi ha ispirato e agevolato questa operazione, ha commesso un grave errore politico, perché l’indebolimento e peggio l’annullamento di una coalizione di centro moderato contraria ad Abramo, si traduce nella fine di una coalizione capace di aggregare voti moderati altrimenti non intercettatili e di fatto indebolisce le potenzialità del fronte anti-Abramo».
Quanto alla sua collocazione dopo la rottura della coalizione di centro, sebbene De Marco abbia confermato – per affinità politica personale – la propria condivisione alla candidatura di Ciconte, l’ormai ex candidato sindaco di centro ha chiarito: «Non ci sarà il mio nome tra i candidati del centrosinistra e non ci sarà una mia lista».
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