CATANZARO Anche in Calabria, dopo Spagna, Francia, Albania e Croazia e sarà applicato il metodo “Carlit” per il monitoraggio e la tipizzazione delle coste rocciose.
Il progetto è stato presentato nella mattinata di lunedì dall’assessore regionale all’ambiente Antonella Rizzo nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Emilio Cellini, direttore dell’Uomst Arpacal, la dg del dipartimento Ambiente Orsola Reillo e il professore Enric Ballesteros Sagarra, capo del gruppo di ricerca “Benthic” e ideatore del metodo di mappatura.
La cartografia dei litorali (Carlit, appunto) è impiegata dal 1999 per studiare le condizioni del mare e delle coste, sfruttando alcuni indicatori biologici come la presenza o meno di macroalghe specifiche.
Le modificazioni che lo stile di vita dell’uomo impone alla natura, ai mari nello specifico, infatti, hanno la capacità di influenzare la presenza e la qualità della vita di alcune macroalghe: il loro studio, con il metodo Carlit assieme al Sistema di informazione geografico (Sig), consente una mappatura esatta dello stato di salute dei mari e delle coste.
Ci vorranno circa 18 mesi per ottenere risultati definitivi, ma al 31 dicembre 2018 la Calabria conoscerà, metro per metro, la condizione delle proprie acque.
Il progetto vedrà coinvolte anche Arpacal, le Università calabresi e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: «L’obiettivo – ha spiegato l’assessore Rizzo – è di fare in modo che i nostri mari siano maggiormente tutelati e le nostre coste maggiormente protette. Il metodo “Carlit” ci consente di adeguarci ad una normativa europea. Ed è anche il frutto di un lavoro che ha coinvolto l’area marina protetta di Isola Capo Rizzuto, di cui la Regione è stata nominata responsabile con un decreto ministeriale. Grazie ai fondi Por abbiamo deciso di mettere in campo una serie di attività che ci permettono di intervenire direttamente con studi approfonditi, non soltanto nelle acque e lungo le coste crotonesi, ma su tutto il territorio regionale».
Un dato significativo, poi, l’assessore Rizzo lo ha sottolineato: in Calabria, nonostante la nostra regione occupi lo 0,5% del territorio europeo, possediamo il 30% dei siti di importanza comunitaria di tutta Europa, sintomo che le vocazioni ambientale e turistica della Calabria possono essere declinate con facilità secondo questa direttrice. A patto di essere capaci di programmare per tempo e con competenza.
Accanto al progetto legato al metodo “Carlit”, infine, la Regione in accordo con Arpacal ha avviato anche il progetto “Posidonia”, grazie al quale si monitoreranno i fondali marini sabbiosi ricoperti da questa pianta marina così diffusa nel Mediterraneo.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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