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«Dalle mafie grande interesse per vigneti e uliveti, perché si guadagna»

PERUGIA Le mafie si stanno comprando ristoranti, pizzerie, latifondi. C’è un grande interesse nel comprare vigneti e uliveti, perché si guadagna, soprattutto se si ha la spregiudicatezza di acceder…

Pubblicato il: 05/04/2017 – 13:27
«Dalle mafie grande interesse per vigneti e uliveti, perché si guadagna»

PERUGIA Le mafie si stanno comprando ristoranti, pizzerie, latifondi. C’è un grande interesse nel comprare vigneti e uliveti, perché si guadagna, soprattutto se si ha la spregiudicatezza di accedere, attraverso dirigenti compiacenti delle Regioni, ai fondi e ai contributi europei»: lo ha detto il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervenendo a Perugia, alla cerimonia inaugurale dell’anno di studi dell’Onaosi. Per il magistrato, «c’è una grande speculazione e ci sono grandi truffe che vengono organizzate ai danni della Comunità Europea, con rischi sul piano penale bassissimi». Il procuratore ha quindi sottolineato come «ormai le mafie italiane siano quasi in tutto il mondo». «Certamente, quella più diffusa – ha aggiunto – è la ‘ndrangheta, l’unica presente in tutti i continenti e che si muove e si sviluppa attraverso i locali, che sono strutture base, cloni di quelle che ci sono in Calabria. Se voi andate a Londra, a Zurigo, a Francoforte, a Toronto, in Australia la struttura e il marchio è lo stesso: questa è la forza della ‘ndrangheta, che ha quasi soppiantato Cosa nostra. Oggi Cosa nostra americana ha quasi reciso il cordone ombelicale con la mafia italiana, non parla più italiano ma inglese e quindi non si capiscono». Per Gratteri, nel portare Cosa nostra verso la fine «ha inciso tantissimo la politica stragista». «Riina – ha detto – è l’uomo più odiato dalla mafia. La popolazione siciliana non ha accettato quello stragismo e le mafie per esistere hanno bisogno del consenso popolare: esistono quando vengono accettate e interagiscono con la collettività, si nutrono del consenso popolare». «Se un giorno dovessero finire le mafie – ha aggiunto Gratteri – la prima a scomparire sarà la camorra, che sta diventando sempre più isterismo, criminalità comune, che è cosa diversa dalle mafie».
Il procuratore di Catanzaro ha poi ribadito la sua contrarietà alla legalizzazione delle droghe leggere: «Sono sul campo ogni giorno, da 30 anni, per il contrasto al narcotraffico – ha sostenuto il magistrato -, giro il mondo e lavoro con tutte le polizie del sud, centro, nord America e dell’Europa. Mi rapporto con le maggiori procure del mondo per il contrasto al traffico di droga e ho sequestrato decine e decine di tonnellate di cocaina. Da anni in modo sistematico e ciclico gruppi di parlamentari insistono sull’approvazione di una legge per legalizzare le cosiddette “droghe leggere” ma io sono contrario». Gratteri ha raccontato di aver partecipato a un incontro in un liceo dove un parlamentare spiegava ai ragazzi che «la marijuana e l’hascisc non creano dipendenza». «Non è possibile andare dai ragazzi a dire che la marijuana non crea dipendenza – ha sottolineato il procuratore -, quando studi scientifici dicono che l’uso sistematico di questa droga porta ad una riduzione della corteccia cerebrale, a dimenticare quello che si è fatto il giorno prima e a sentirsi alle dieci di mattina come pugili suonati quando ci si è fatti la sera prima. Mi accorgo che spesso è più un fatto ideologico e una presa di posizione per sentirsi avanti, progressisti, non capendo – ha concluso Gratteri – che qui in gioco c’è la salute dei figli della nuova generazione».

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