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Il Pil e la camicia della felicità

Pil o Fil? Prodotto interno lordo o felicità interna lorda? Cosa rende più felici? Entrambe le cose, vien voglia di dire, perché se non ci sono i soldi, si può essere altrettanto felici. Una volta …

Pubblicato il: 05/04/2017 – 16:38

Pil o Fil? Prodotto interno lordo o felicità interna lorda? Cosa rende più felici? Entrambe le cose, vien voglia di dire, perché se non ci sono i soldi, si può essere altrettanto felici. Una volta (e forse ancora oggi) si diceva che i soldi fanno venire la vista ai ciechi. Ed è vero perché se “senza soldi non si cantano messe” cosa d’altro si può fare? Nelle favole della scuola elementare, ricordo, che c’era un re che era sempre infelice. I genitori avevano fatto di tutto per dare al loro primogenito ed erede al trono quel che gli mancava. Soldi, tesori, ragazze, arredamenti di lusso, vestiti. E niente, il reuccio era sempre infelice. Era nato senza camicia, poverino, erano giunti a questa conclusione. Non sapevano proprio cosa fare. Girando per i loro possedimenti tutti e tre, regina, re ed erede al trono si accorsero che, seduto sotto un albero, c’era un vecchietto che cantava, fischiettava, lavoricchiava, aveva un bel viso, sorrideva. I reali, a quel punto, si chiesero, andiamo a chiedere al contadino come facesse ad essere così felice. Lui non rispose perché non aveva una ricetta e basta. Alla regina venne in mente di chiedergli in dono la camicia per darla al figlio, in cambio di un grosso regalo. Il contadino, aprì la giacca e la regina si accorse che, purtroppo per lei era senza camicia. Che delusione. A quel punto si rassegnarono. «Se non abbiamo trovato la camicia, nostro figlio resterà sempre infelice». E se ne andarono infelici e scontenti. Non è vero che tutte le favole finiscono con il “felici e contenti”. Questa favoletta da bambini mi è venuta in mente leggendo le considerazioni sulla giornata mondiale della felicità, indetta dall’Onu, nei giorni scorsi. Non è una vera e propria ricorrenza, ma un’occasione per ribadire che essere felici è un obiettivo che ogni Paese, Regione o piccolo o grande comune deve perseguire. Si vede che la Norvegia o la Danimarca (non c’è stata concordia e noi diciamo la Scandinavia) che si è classificata al primo posto quanto a felicità e benessere hanno tutti motivi per svegliarsi col sorriso sulle labbra. Belle donne, clima di gradimento, funzionamento della pubblica amministrazione, buoni guadagni, scuole efficienti, promesse mantenute dai primi ministri. L’Italia, che pure dagli stessi scandinavi viene invidiata, quanto meno per le vacanze d’agosto (Grethe e Denise di madre scandinava e di padre calabrese, sono felici di fare le vacanze in un posto, dalle nostre parti, non di lusso) si è classificata al 50esimo posto. C’è chi dice al 48°, ma che cambia? E questo su 156 nazioni prese in considerazione. A giudizio del rapporto patrocinato dall’ Onu, l’Italia, assieme a Grecia e Spagna, è considerato tra quelli che hanno avuto un tracollo nella qualità della vita media. Meno male che il rapporto sulla felicità è stato fatto su Paesi e non regioni, altrimenti, la Calabria, si sarebbe classificata sicuramente tra gli ultimissimi posti, come sempre accade, in ogni indagine. Anche la classifica del gradimento dei presidenti di Regione, pubblicata dal Corriere della Sera, ci vede al penultimo posto, tra i presidenti del Sud E a seguire i paesi scandinavi? L’Islanda, la Svizzera, i Paesi Bassi,il Canada, la Nuova Zelanda, l’Austria. Anche gli Stati Uniti d’America hanno perso qualche posto per la «percezione di una maggiore corruzione a livello di governo e di business», dice il rapporto. A questo punto, il 48 posto conquistato dall’Italia è grasso che cola! Lo studio quali dati ha guardato? E’ presto detto. A parere degli esperti dell’Onu – ha scritto su Repubblica Irene Maria Scalise, che ha studiato il rapporto – si è tenuto conto della cura della persona, la libertà, la generosità,l’onestà, la salute, il reddito. La Norvegia è prima, scalando tre posizioni, rispetto all’anno precedente, perché – secondo l’Università della British Columbia – non è tanto il reddito a determinare la conquista dei primi posti, ma la fiducia reciproca, la generosità ed il buon governo. “Calati junco!”. Noi calabresi ci fidiamo l’uno dell’altro siamo generosi? Ed il buon governo, a tutti i livelli, ci sfiora? Certo, secondo Riccardo Illy, già presidente della Regione Friuli, sostenitore del rapporto Onu, «occupazione e disoccupazione hanno un ruolo fondamentale nel plasmare i sentimenti. Avere un lavoro è importante per essere felici e contenti». Gli occupati, è evidente, sono sempre più contenti perché hanno una vita migliore. Secondo Illy, il Pil si è dimostrato inadeguato per misurare la felicità. Ecco perché è meglio il Fil, indice di felicità interna lorda. E’ evidente che non è l’economia da sola a renderci felici, ma una serie di altri fattori. Altrimenti l’Uzbekistan o il Nicaragua, non si sarebbero classificati prima di noi. Gli Stati Uniti e la Germania, non sono tra le prime dieci. E’ lo stile di vita a far conseguire la felicità, ma aggiungo, anche la scarsezza delle preoccupazioni,che non viene esclusivamente dai soldi, ma dalla mancanza di pensieri e di preoccupazioni, dall’anima. Se altri da te, non ti turbano! Deve passare la tempesta per sentire augelli far festa! E, poi, possibilmente, fare attività semplici e rilassanti, secondo l’Università di Otago, in Nuova Zelanda. Intanto andiamo, in campagna, alla ricerca del contadino fischiettante, che abbia la camicia. E comprandogliela a qualsiasi prezzo. La felicità «deve costare poco, se è cara non è di buona qualità». Lo diceva Chateaubriand!

*Giornalista

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