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Nessun colpevole per il delitto Cirolla

COSENZA Resta senza responsabili il delitto di Fazio Cirolla, assassinato per errore il 27 luglio del 2009 a Cassano allo Ionio. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appe…

Pubblicato il: 07/04/2017 – 19:23
Nessun colpevole per il delitto Cirolla

COSENZA Resta senza responsabili il delitto di Fazio Cirolla, assassinato per errore il 27 luglio del 2009 a Cassano allo Ionio. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appello di Catanzaro che aveva assolto con formula piena i due imputati, Archentino Pesce e Saverio Lento. La vicenda giudiziaria è lunga e complessa. Proprio il 6 aprile di un anno fa la Corte di Cassazione aveva annullato la prima sentenza della Corte d’appello di Catanzaro (che aveva condannato gli imputati a trent’anni di carcere) e rinviato gli atti a un’altra sezione della Corte d’Appello.
La vittima, che faceva l’operaio, venne freddato davanti agli occhi del suo figlioletto e ucciso – hanno accertato le indagini coordinate sin dal primo momento dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto – per sbaglio: al suo posto doveva essere ammazzato Salvatore Lione, ritenuto dagli inquirenti il contabile del clan Forastefano di Cassano. Quel 27 luglio del 2009, Cirolla – che all’epoca aveva 42 anni, era appena entrato in autosalone in compagnia del figlio di 7 anni e stava acquistando un’automobile. I killer lo hanno scambiato per un altro e lo hanno ammazzato con un colpo di pistola alla fronte. Il vero obiettivo era il titolare della concessionaria, proprio quel Lione ritenuto il contabile della cosca Forestefano. 
Il nuovo pg aveva chiesto la conferma della condanna a 30 anni di carcere per Pesce (difeso dall’avvocato Vincenzo Belvedere) e per Lento (difeso dai legali Rossana Cribari e Pasquale Marzocchi) ribadendo la responsabilità degli imputati e l’efferatezza dell’agguato. Ma la Corte d’Appello di Catanzaro li aveva assolti. La Procura generale di Catanzaro aveva proposto ricorso avverso la sentenza della Corte di Assise di Appello di Catanzaro che, in sede di rinvio dalla Cassazione, aveva assolto Pesce e Lento dopo che per ben due gradi di giudizio erano stati condannati a 30 anni di reclusione. Ad accusarli erano stati i collaboratori di Giustizia Salvatore Lione e Lucia Bariova. La Corte di Cassazione aveva accolto i ricorsi dei difensori, gli avvocati Enzo Belvedere e Rossana Cribari e aveva già dato indicazioni ala Corte di Assise di Appello sulla inaffidabilità del racconto dei collaboratori, alla luce delle notevoli discrasie del loro narrato, soprattutto se confrontato con quello di testimoni oculari del fatto, che narravano di abbigliamento degli assalitori ben diversi da quello indicato dal Lione. Si era poi aggiunto un testimone di giustizia, che lavorava nella stessa concessionaria di Lione, che affermava che fossero Pesce e Lento. Gli avvocati Belvedere e Cribari hanno dimostrato la falsità del racconto. 
Adesso la Suprema Corte di Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura generale, ha sancito l’estraneità dei due imputati.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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