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«Gianluca Congiusta era iscritto alla massoneria»

REGGIO CALABRIA Tentativo di accreditamento, strategia della confusione o coup de théâtre? C’è forse un po’ di tutto un po’ nella pubblica allocuzione con cui il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi …

Pubblicato il: 10/04/2017 – 16:00
«Gianluca Congiusta era iscritto alla massoneria»

REGGIO CALABRIA Tentativo di accreditamento, strategia della confusione o coup de théâtre? C’è forse un po’ di tutto un po’ nella pubblica allocuzione con cui il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi ha aperto l’annuale Gran loggia del weekend scorso, a Rimini. Per i profani, si tratta del discorso di apertura di una sorta di convegno nazionale che ogni anno vede affluire i “fratelli” di grembiule da ogni angolo d’Italia, insieme a selezionatissime delegazioni provenienti dall’estero. L’appuntamento consueto, il discorso di prammatica, ma quest’anno – al fuoco dello scontro con la commissione parlamentare antimafia e dei terremoti interni – entrambi hanno acquistato altro significato. Condito da più di un richiamo – simbolico e no – alla Calabria. E si sa, in ambiente massonico i simboli sono cosa seria.

SIAMO TUTTI CALABRESI Bisi ha parlato sotto il cielo stellato proiettato ad arte sul soffitto del Palacongressi di Rimini, con accanto uno dei faldoni della naufragata inchiesta Cordova sulla massoneria, di cui di recente il Goi ha ottenuto la restituzione. Ed è con voce grave e seria che «da orgoglioso senese» il Gran Maestro ha tuonato «oggi sono un massone calabrese», anzi, coinvolgendo gli astanti, ha sottolineato «siamo tutti massoni calabresi». E che fratelli ha portato ad esempio.

«I NOSTRI FRATELLI GIANLUCA E MARIO» Con buona pace del tanto invocato rispetto della privacy dei confratelli, è stato Bisi in persona a citare fra i massoni calabresi da portare ad esempio «Gianluca ucciso una sera del maggio 2005 a Siderno, perché da giovane imprenditore non si è piegato ha pagato con la vita il suo gesto». Una descrizione che non rende troppo difficile identificare Gianluca Congiusta. A scanso di equivoci, Bisi sottolinea «Gianluca era un fratello del Grande oriente d’Italia, come suo padre Mario che da qui salutiamo». Evidentemente, il diritto alla riservatezza per i fratelli calabresi non vale se è il Gran Maestro a rivelarne i nomi. Ma l’elenco di Bisi non è finito qui.

PEDIGREE ANTIMAFIA Dopo Congiusta, non esita a nominare anche «Nicola, medico-chirurgo in Calabria, ucciso da un boss perché non riuscì a guarire la figlia». Si tratta dell’ex primario di neurochirurgia Nicolò Domenico Pandolfo, “punito” con 7 colpi di pistola per non essere riuscito a salvare una bambina da un tumore al cervello. Ma nell’allocuzione di Bisi non c’è spazio solo per i morti. Un passaggio del suo discorso è riservato anche ad Antonio Salzone, calabrese d’origine oggi presidente del collegio circoscrizionale dei Gran Maestri della Lombardia e figlio di Franco Salzone, dirigente del settore autotrasporti, ucciso negli anni Novanta.

UN SALUTO A DON LUIGI Un elenco che sembra fare il paio con il passaggio del suo discorso che Bisi ha dedicato a Libera e al suo presidente, don Luigi Ciotti, che il Gran Maestro ha ricordato sottolineando che «Ci sono poche persone che quando dicono una cosa errata hanno poi il coraggio e la forza morale di chiarire.  Don Luigi, che stimo per quello che ha fatto e che fa, ha scritto anche una bella lettera e ha ricordato quello che anche noi facciamo per il bene degli ultimi. Da una polemica rovente può nascere qualcosa di bello».

MURATORI E LIBERATORI Ma non basta. Nel suo lungo discorso, Bisi non dimentica di salutare anche «il nostro fratello partigiano Aldo che a causa dell’età non si può muovere da Reggio Calabria». Un accenno che fa il paio con la presenza della delegazione massonica – con tanto di stendardo – alle celebrazioni per l’anniversario della strage delle Fosse Ardeatine.

STRATEGIA DI ACCREDITAMENTO Insomma, il Goi ci tiene a ricordare il ruolo che i “fratelli” – soprattutto calabresi –  hanno giocato nelle lotte di liberazione in Italia, sia quella contro il nazifascismo, sia quella contro la ‘ndrangheta. Un tentativo di accreditamento – abbastanza spudorato, a dire la verità – unito ad una strategia volta a emancipare il Goi e i suoi adepti dall’aura di contaminazione mafiosa che ha fatto loro guadagnare le pagine dei giornali. Traduzione, quello che Bisi ha inteso dire è semplice: «Se fra i nostri ci sono cotante vittime di mafie e/o eroi della lotta alla ‘ndrangheta, come fanno ad associarci a quelle organizzazioni criminali?». Una domanda (retorica) che Bisi dimentica di completare aggiungendo all’elenco i tanti “fratelli” finiti in mezzo ad inchieste antimafia, non ultimo il funzionario regionale Giovanni Pontari, esponente (sospeso, dicono) del Goi, oggi imputato nel processo Gotha.

CALABRESI STATE TRANQUILLI Ma l’accorato discorso di Bisi non è rivolto solamente all’esterno, ma – forse – soprattutto all’interno. Nello specifico, a quello zoccolo duro di fratelli calabresi cui il Gran Maestro deve la sua elezione. Il 5 maggio 2014, dalle logge calabre hanno votato Bisi l’83,44% dei massoni calabresi. Una base elettorale su cui l’ex Gran Maestro Amerigo Minnicelli aveva più volte lanciato l’allarme, denunciandone la curiosa lievitazione pre-elettorale e guadagnandosi così l’espulsione, e che adesso è finita nell’occhio del ciclone.

GLI ELENCHI La commissione parlamentare antimafia ha preteso proprio quegli elenchi e di fronte ai niet di Bisi, ha mandato la Finanza a prenderli. La cosa era stata ampiamente annunciata e non è dato sapere quanto l’iniziativa dei parlamentari possa essere utile. Di certo però non è stata gradita dai calabresi, per i quali il Gran Maestro ha sguinzagliato un pool di legali in Tribunale – incassando un secco rigetto dai giudici di Roma – e adesso minaccia di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel frattempo, non perde occasione per blandire i fratelli del Sud. E forse non a caso.

FRA DERBY E FAIDE Dietro i grambiuli di varia foggia, spirano venti di guerra nel Goi. Certo, chi si aspettava una resa dei conti fra Bisi e la neanche troppo tacita opposizione che si sta coagulando all’interno del Goi è però destinato a rimanere deluso. Il derby fra Bindi e Bisi, entrambi senesi ma oggi saldamente schierati sui lati opposti della barricata, per adesso sembra aver rinsaldato i ranghi dei confratelli attorno al Gran Maestro, ma i malumori interni all’Oriente non sono ormai un segreto neanche per i “profani”.

«BISI DIMETTITI» Qualche mese fa, in seguito alla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai magistrati per Bisi, accusato di aver ricevuto per anni denaro dal presidente della Mens Sana basket, Ferdinando Minucci, che attingeva ai fondi dello sponsor Monte dei Paschi durante la gestione di Giuseppe Mussari, il Gran Tesoriere Giovanni Esposito – una sorta di ministro delle Finanze del Goi – ha chiesto al Gran Maestro di lasciare l’incarico.

LE MANOVRE SEGRETE Un’istanza cui la più numerosa obbedienza italiana ha ufficialmente risposto picche, confermando la fiducia a Bisi  e iniziando a preparare le carte per processare il suo accusatore. Un copione in parte già visto all’epoca di Amerigo Minnicelli, “punito” per aver denunciato le possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle logge calabresi, ma che probabilmente non verrà recitato in pubblico. Perché a decidere sono gli elitari iniziati ai Riti, l’èlite della massoneria. E a Rimini sembravano più interessati alle discussioni da capannello e crocicchio al bar, che alle pubbliche allocuzioni.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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