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L'astensionismo figlio dell'apatia politica e dell'irresponsabilità

Può essere l’astensionismo il nemico contro il quale combattere alle prossime elezioni amministrative a Catanzaro? Qualche dubbio c’è anche se il fenomeno si manterrà su livelli contenuti, tali com…

Pubblicato il: 10/04/2017 – 6:26

Può essere l’astensionismo il nemico contro il quale combattere alle prossime elezioni amministrative a Catanzaro? Qualche dubbio c’è anche se il fenomeno si manterrà su livelli contenuti, tali comunque da incidere relativamente sul risultato finale nonostante le parole che circolano dicano di tutto e di più dell’ambiente che ruota intorno alla politica. Ma forse è più una forma per manifestare dissenso all’inefficienza con cui è gestita la città che altro. Qualcuno tenta di alzare i toni e coinvolge nell’analisi negativa la scomparsa dell’ideologia da quei partiti che si sono trasformati in “padronali”. È evidente che questo status può determinare vulnerabilità specie in quei cittadini meno coinvolti dai processi elettorali.
Comunque sia astenersi dal voto non sarebbe una scelta responsabile. Dopotutto andremo ad eleggere la pattuglia che andrà a governare Catanzaro, la città nella quale viviamo, per i prossimi cinque anni e che dovrà fare scelte vitali per il futuro di tutti noi e delle generazioni che verranno.
Prendere sottogamba questo elemento significherebbe chiudere la porta a qualsiasi possibilità di riscatto di cui ha urgente bisogno la Città; Non condividere questo elemento equivale a misconoscere il valore aggiunto che la collettività reclama indicandone anche la direzione per raggiungerlo: uscire dai soliti schemi populistici secondo i quali il voto serve principalmente per garantire l’elezione di qualcuno anche solo per chiedergli un favore. Questa si chiama clientela! Ad essa siamo stati portati da una certa classe politica irresponsabile sin dall’avvento della democrazia nel nostro paese e alimentata negli anni a venire perché il sistema faceva comodo. Naturalmente quel sistema non si può cambiare dall’oggi al domani, ma cominciare ad essere cittadini responsabili si può fare sin da subito. Se non si comincia si rischia di rimanere solo subalterni anche perché sul fronte opposto gli esempi che arrivano sono quelli di sempre.
Recentemente è stato affermato che in una coalizione elettorale sarebbero stati inclusi rappresentanti di poteri economici. I cosiddetti “poteri forti” di Catanzaro. È possibile? Si che lo è. Meraviglia che si voglia far credere che si tratti di un fenomeno nuovo. Il tentativo da parte di chi rappresenta il mondo economico di attribuire ai partiti una funzione totalmente apolitica tale da emarginare la volontà della popolazione, ha gli stessi anni della democrazia elettiva nel nostro Paese. Ciò che rattrista, invece, è il voler far passare la vicenda come un tentativo per screditare gli avversari politici, volendo accreditare l’idea che solo adesso si sta manifestando l’ingerenza di ambienti economici tale da poter condizionare l’attività della futura amministrazione. Perché, con la stessa onestà di intenti non viene partecipato ai catanzaresi qual era il sistema negli anni passati?
Se si continua a pensare di far politica facendo ricorso a questi mezzi, sinceramente la strada del riscatto di Catanzaro non solo rischia di fermarsi, ma si allontana sempre più la sua attuazione. Ed è proprio per tagliare con il passato che ci piace ricordare alcuni passi dell’omelia dell’arcivescovo di Catanzaro, monsignor Bertolone, tenuta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giubilare della Misericordia. A cominciare dalla domanda che ha rivolto agli amministratori: «In quale direzione guardare per non lasciarsi prendere dallo sgomento?». La risposta del Presule è stata altrettanto puntuale e chiara: «I segni non mancano: dietro la crisi globale e finanziaria, figlia anche di governance errate, si nasconde una grande richiesta di politica, di un mutamento di rotta rispetto ad un presente in cui il dilagare di una visione funzionale della realtà a paradigmi spesso errati, rendono problematico costruire i necessari ponti tra l’etica, il diritto e la politica». L’arcivescovo di Catanzaro è andato, quindi, diritto al cuore del problema: «Gli amministratori – ha detto – dovrebbero avere sempre nelle proprie corde il ripudio di ogni intemperanza di potere e dell’esercizio smodato dell’autorità.
Purtroppo è successo che i partiti e le loro attuali configurazioni hanno espropriato i cittadini di alcune loro prerogative; hanno fagocitato quasi tutte le istituzioni, non solo lottizzando gli enti pubblici secondo criteri di appartenenza, ma anche depotenziando la sovranità del Parlamento subordinandola ad altri interessi e ad altre logiche di potere, addirittura di occupazione della cosa pubblica. Un Paese, una Regione, un Comune – ha concluso il Presule – per diventare “migliori” hanno bisogno di abbinare la fedeltà ad un patrimonio condiviso di virtù e di valori, al coraggio di riforme organiche, innovative, come esigono i tempi».
Chiunque vinca le prossime elezioni amministrative a Catanzaro si ricordi di queste parole e ne faccia uso almeno durante l’esercizio del mandato elettorale. Sarà il modo per riempire di contenuti la parola “rinascita” per questa città.

*giornalista

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