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Lavoro, l’appello della Uil e la «lentezza» della Regione

«Il male assoluto della Calabria si chiama “mancanza di lavoro”; si badi bene, non semplicemente “disoccupazione”, termine che si riferisce a chi il lavoro non ce l’ha ma lo cerca, ma un fenomeno c…

Pubblicato il: 10/04/2017 – 9:21
Lavoro, l’appello della Uil e la «lentezza» della Regione

«Il male assoluto della Calabria si chiama “mancanza di lavoro”; si badi bene, non semplicemente “disoccupazione”, termine che si riferisce a chi il lavoro non ce l’ha ma lo cerca, ma un fenomeno che coinvolge migliaia di giovani, donne, over 50, eccetera ormai rassegnati alla triste condanna di non avere un impiego regolare e di essere destinati a mai averlo». È quanto si afferma in una nota congiunta di Santo Biondo, segretario generale della Uil calabrese e Gianvincenzo Petrassi, segretario generale regionale di Uiltemp. «Su questo assunto, quello sul male assoluto della terra calabra – proseguono Biondo e Petrassi – nessuno osa discutere e/o avanzare dubbi. Persino i principali nemici pubblici della ‘ndrangheta non hanno tentennamenti nell’affermare che proprio la mancanza di lavoro sia tra i più efficaci fertilizzanti della mala pianta. Governo regionale e sindacati, dopo decenni di assistenzialismo sterile e vuoti proclami, hanno concordato che la strada maestra per contrastare la inoccupazione fosse un massiccio e deciso programma di politiche attive del lavoro, tale da consentire a migliaia di persone di entrare, rientrare o evitare l’uscita dal mercato del lavoro. Di certo, la politica ha dovuto prendere atto, oltre che delle pressanti insistenze delle organizzazioni sindacali, anche dei nuovi indirizzi di politica comunitaria che impongono il divieto assoluto di utilizzare i fondi stanziati dall’Unione Europea per alimentare deroghe agli interventi ordinari per le politiche passive per il lavoro. In pratica, se anche lo si volesse fare, mancano i quattrini. E allora…politiche attive». «Negli ultimi 12/18 mesi – sostengono Biondo e Petrassi – sono molteplici le iniziative avviate in tal senso, con il contributo di idee che il sindacato ha messo a disposizione per dare concretezza e sostanza alle dichiarazioni di buona volontà dell’Amministrazione regionale: dal bando per tirocini negli uffici giudiziari a quello per i beni culturali; dal Bando scuola alla manifestazione di interesse rivolta ad enti pubblici e soggetti privati che vogliono avviare un tirocinio per ex percettori di mobilità in deroga, al bando finanziato con fondi europei per l’autoimpiego». «All’occhio esterno, e nell’immediato – sostengono i due dirigenti della Uil calabrese – potrebbe sembrare che il programma concordato tra la Regione, organizzazioni sindacali e organizzazioni datoriali, stia procedendo spedito. La realtà, purtroppo, dice altro e di diverso tenore. In effetti, gli accordi raggiunti sono molto buoni, ma la fase di svolgimento è caratterizzata da una lentezza che ne pregiudica l’affidabilità. Ci auguriamo che il presidente Oliverio – concludono Biondo e Petrassi – abbia orecchie sensibili al nostro richiamo ma ancor prima sia sensibile alle grida di sofferenza del popolo che è chiamato a governare. Se così non fosse, sarebbe inevitabile chiamare a raccolta le voci tristi dei calabresi e inondare la Cittadella regionale di biasimi, lamentele e grida di insoddisfazione che reclamano diritti e dignità».

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