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SCANDALO SACAL | Tengono tutti famiglia

LAMEZIA TERME Le parole del procuratore capo di Lamezia Terme Salvatore Curcio sono cristalline: «Le evidenze investigative – ha spiegato nella conferenza stampa – hanno dimostrato che, in ragione …

Pubblicato il: 11/04/2017 – 17:12
SCANDALO SACAL | Tengono tutti famiglia

LAMEZIA TERME Le parole del procuratore capo di Lamezia Terme Salvatore Curcio sono cristalline: «Le evidenze investigative – ha spiegato nella conferenza stampa – hanno dimostrato che, in ragione di pressioni indebite di ogni tipo, anche perpetrate da politici locali e dirigenti pubblici, siano stati selezionati soltanto amici e parenti degli indagati, attraverso interventi artificiosi sulle procedure di selezione previste dal bando pubblico». Curcio parla di “Garanzia Giovani” e del singolare approccio del management Sacal nei confronti di uno strumento pensato per aiutare, appunto, i giovani a entrare nel mercato del lavoro. Sì, ma non tutti. Preferibilmente gli amici degli amici, secondo un cliché che mescola livello gestionale e politico. Il vantaggio, in questi casi, è che i cda delle società miste mettono insieme tutti. Ed è più facile trovare un accordo. Risultato: clientela batte meritocrazia dieci a zero. L’avviso di garanzia recapitato agli indagati è un bignami di relazioni politico-istituzionali deviate. Con tanto di nomi dei raccomandati messi nero su bianco su quaderni e cartelline sequestrati dagli uomini della Guardia di finanza nel corso delle loro visite in aeroporto.

LA FILIERA DELLE RACCOMANDAZIONI La piramide gestionale parte da Massimo Colosimo, imprenditore dei surgelati e presidente di Sacal, e Pierluigi Mancuso, direttore generale. I due avrebbero avviato i tirocini di “Garanzia Giovani” secondo i desiderata della politica locale. Posti di lavoro per i clientes, per i parenti, per gli amici. L’elenco non è breve. C’è Enzo Bruno, presidente della provincia di Catanzaro, che «segnalava il nominativo di Alessio Soluri». Poi Giuseppe Mancini, dirigente della Regione Calabria, che preme per «sua nipote, Patrizia Lamanna». Bruno Vincenzo Scalzo, assessore della giunta comunale di Conflenti e dipendente dell’Enav (oltre che fratello del consigliere regionale Tonino Scalzo), si sarebbe speso per «i nominativi di Luigi Torquato (segnalato anche da suo padre Pasquale, vicesindaco del Comune di San Mango d’Aquino, ndr), Angela Palermo e Daniela Stranges». L’ex vicepresidente della Sacal, Giampaolo Bevilacqua, condannato per associazione mafiosa a 4 anni e 8 mesi di carcere, aveva sponsorizzato la candidatura di Roberto Saladini. Il funzionario della Provincia di Catanzaro Floriano Siniscalco, invece, quella di Barbara Fodaro. E Roberto Mignucci, membro del cda in rappresentanza di Aeroporti di Roma, avrebbe chiesto un favore per Aida Lupia Palmieri. Tutte scelte sollecitate «attraverso numerose telefonate ai dirigenti Sacal». Lo scopo? Esercitare «con insistenza pressioni, affinché i propri amici e parenti fossero selezionati indebitamente per partecipare al tirocinio» di “Garanzia Giovani”.

L’IMPRENDITORE A DISPOSIZIONE L’accusa segnala come particolarmente attivo uno dei consiglieri d’amministrazione: Emanuele Ionà, imprenditore lametino che rappresenta il Comune nell’organo gestionale. Secondo l’accusa, Ionà avrebbe chiesto al dg Mancuso «di inserire tra i giovani da avviare al tirocinio di formazione retribuito suoi amici e parenti tra cui Alessio Zubba, Roberto Saladini, Giuseppe Adone, Roberto Romano e Giuseppe De Sensi». In cambio, avrebbe promesso «collaborazione, lealtà e il proprio sistematico asservimento» al presidente Colosimo. E quella promessa si sarebbe concretizzata proprio quando, a seguito dell’emersione dell’inchiesta che ha portato agli arresti di oggi, i soci pubblici hanno chiesto le dimissioni del presidente. Ionà, senza pensarci due volte, ha votato per la conferma del vertice societario.

SELEZIONI TAROCCATE Non è, ovviamente, l’unico caso finito nel mirino degli inquirenti. Una delle assunzioni di “Garanzia Giovani” coinvolge anche la referente del Centro provinciale per l’impiego di Catanzaro, Angela Astorino. A lei i vertici della Sacal (i manager finiti ai domiciliari: Colosimo, Mancuso e Michienzi) e la responsabile dell’area Personale Sabrina Mileto avrebbero promesso «di avviare il figlio Nicolò Torcaso al tirocinio di formazione finanziato dalla Regione Calabria». In cambio le avrebbero chiesto di «inserire nella piattaforma informatica “Garanzia Giovani” (…) solo i nominativi da loro indicati». In sostanza, Astorino avrebbe modificato e adattato i profili professionali e curriculari dei candidati, «in modo da farli combaciare con quelli richiesti dalla Sacal, in violazione delle linee guida fissate dall’avviso pubblico, che imponeva che la procedura di “incrocio dati” avvenisse in modo automatico». Una selezione taroccata, che ricorda altri casi eclatanti come quello delle short list di Calabria Etica scoperchiato dall’inchiesta “Robin Hood” della Dda di Catanzaro. Cambiano enti e beneficiari, ma il modus operandi è molti simile. In fondo basta soltanto modificare qualche curriculum e mandare in malora le speranze dei giovani che non hanno gli agganci politici giusti. La modifica avviene e fa in modo che i desiderata della politica (e dei manager) vengano soddisfatti. I pm stilano l’elenco dei candidati “selezionati” grazie all’intervento della responsabile del Centro per l’impiego: «Patrizia Lamanna, Alessio Soluri, Mariangela Giuliano, Andrea Zubba, Roberto Saladini, Federica Buffone, Piera Tolomeo, Barbara Fodaro, Giovanni Masi, Luigi Torquato, Antonio Croce, Angela Palermo, Vincenzo Giampà, Emanuele Gagliardi, Giuseppe Adone, Roberto Romano, Antonio Mazzei e Albino Mastroianni». Nessuno di loro è indagato. Sarebbero, però stati selezionati «indebitamente» e, per alcuni di loro, il tirocinio si sarebbe trasformato in assunzione nell’estate del 2016. Un altro gruppo di assunzioni, invece, sarebbe sfumato nell’estate 2015 soltanto per le perquisizioni e i sequestri operati nella sede della Sacal nell’agosto del 2015. Anche il quel caso era tutto pianificato (e taroccato) al Centro per l’impiego di Catanzaro sulla base della segnalazione di politici e membri del cda.

INFORMAZIONI IN CAMBIO DI LAVORO Tra gli indagati c’è anche un carabiniere in servizio a Sambiase. Si tratta di Marcello Mendicino. Secondo la Procura avrebbe riferito alla responsabile dell’area legale di Sacal Ester Michienzi «di essere in grado di ottenere informazioni circa le ragioni alla base dell’acquisizione documentale» della Guardia di finanza, «millantando contatti con un brigadiere» della stessa Gdf. Prezzo per la mediazione, «l’inserimento del proprio figlio tra i soggetti da avviare al tirocinio finanziato con il Pon “Garanzia Giovani”». Della promessa sarebbe stato informato anche il presidente Colosimo, «che ringraziava il militare per il suo interessamento».

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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