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Alchimie politiche e progetti veri per il futuro del Capoluogo

Senza voler dare soluzioni di tipo “svendita”, sembra che Catanzaro sia stata scelta come laboratorio sperimentale di alchimie politiche che poco hanno a che fare con le aspettative della popolazio…

Pubblicato il: 18/04/2017 – 8:57

Senza voler dare soluzioni di tipo “svendita”, sembra che Catanzaro sia stata scelta come laboratorio sperimentale di alchimie politiche che poco hanno a che fare con le aspettative della popolazione, ma molto con quelli di una certa politica che quasi sempre passano sulla testa di chi le subisce, barattate nel nome di un interesse superiore.
Comunque sia, questa è la musica: a Catanzaro si voterà l’11 giugno per le amministrative e la schermaglia tra i vari schieramenti, come al solito, non conosce limiti. Gli ultimi avvenimenti danno uno spaccato di come si possano mettere in scena le prove generali di una probabile uscita dalla maggioranza del governo Gentiloni. Protagonista Alternativa popolare, il partito di Alfano, nata dalle ceneri del Nuovo Centro Destra. Nulla di reale ovviamente, ma solo ipotesi tranne l’eloquente decisione di non schierarsi con il PD. Una decisione presa a Roma la settimana scorsa e resa nota da AP al termine di un summit al quale hanno preso parte Angelino Alfano, il sottosegretario Antonio Gentile, che per la Calabria è il segretario regionale, e il senatore Piero Aiello, leader del movimento “Catanzaro da Vivere” che si ispira appunto al movimento del Ministro degli esteri.
Nella dichiarazione che è seguita è stato detto che la decisione è maturata dopo che erano state “valutate le possibili prospettive politiche relative agli eventi che avevano interessato le posizioni mutevoli di alcuni gruppi politici. Il riferimento era per l’UdC che aveva deciso di abbandonare la coalizione di centro per approdare in quella di centrosinistra e sostenere, pertanto, la candidatura a sindaco di Vincenzo Ciconte. Silenzio tombale, invece, per Italia dei Valori e per il Psi che pure avevano deciso di infoltire il vasto panorama politico-elettorale capeggiato da Enzo Ciconte.
Naturalmente una cosa è il governo del Paese altro il Consiglio comunale, anche se della città capoluogo della Calabria che meriterebbe ben altra considerazione. Ma i meridionali che sono notoriamente legati alle tradizioni ricorderanno il detto che “il buon giorno si vede il mattino”. Come dire: se tanto mi dà tanto, non è difficile sospettare che alla prima occasione Alfano possa decidere di tirare i remi in barca e di non voler vogare più per portare l’imbarcazione in rada.
Ma dove è approdato “Catanzaro da Vivere”? Non è un mistero: è ritornata a flirtare con il suo vecchio amore, l’uscente Sergio Abramo che continua a candidarsi a sindaco nonostante le critiche che sottolineano come la città sia coinvolta in un preoccupante processo di degrado.
Euforico anche Mimmo Tallini per essere riuscito a sciogliere i nodi con Piero Aiello sia nella veste di segretario provinciale di Forza Italia, sia in qualità di oppositore storico di tutto ciò che è o guarda a sinistra.
A questo punto non rimane che chiedersi cosa comporta sul piano della sostanza la ritrovata coalizione che riporta insieme il trio Abramo-Tallini-Aiello. Gli osservatori dicono, seraficamente, poco o nulla. Ritengono, infatti, pressoché inevitabile la possibilità del ballottaggio per entrambi i candidati (posto che Fiorita può sperare solo in uno scranno dell’aula rossa) demandando al secondo turno la scelta dei catanzaresi, nonostante si colga a pieni mani una netta preferenza per Enzo Ciconte. Per come sostengono i politologi si tratterebbe di un dato fisiologico che deriverebbe dalla esasperazione dei catanzaresi verso l’amministrazione uscente, rea di aver determinato il pesante fardello del regresso della città che annaspa a ritrovare la sua identità e la strada della rinascita sociale e ambientale. Una amministrazione che si è lasciata sfuggire l’iniziativa di reperire risorse da investire in opere pubbliche che avrebbero dato nell’immediato lavoro alle migliaia di disoccupati e aiutato la città al cambiamento così come è accaduto per Reggio Calabria e per Cosenza.
Di questa necessità si fa interprete il programma della coalizione guidata da Enzo Ciconte che apre la proposta politica con l’affermazione: «L’istituzione non è una banda di manigoldi, ma una holding che si occupa dei suoi cittadini». Per seguire con i temi del lavoro come la chiave che determinerà la ripresa delle classi meno abbienti, con la realizzazione di nuove strade e con una efficiente rete ferroviaria metropolitana che coinvolge anche la costa jonica spingendosi fino a Crotone e il nuovo collegamento con l’Aeroporto internazionale di Lamezia Terme. Il programma apre anche alla possibilità di incentivare buona parte delle attività economiche per farle ritornare nel centro storico e di organizzare una rete del turismo moderna e competitiva a sostegno di una economia capace di aiutare i residenti. Ma, soprattutto, il programma contiene un elemento “rivoluzionario”: la conurbazione tra Catanzaro e Lamezia Terme, il cosiddetto “Asse attrezzato” con il coinvolgimento dei tredici comuni intermedi per realizzare la più grande città calabrese nell’area strategica della regione qual è quella centrale.  

*giornalista

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