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La fusione tra Comuni e la lezione (incompresa) di Perugini

  Se fosse stato vivo il bravo senatore Arturo Perugini, papà del comune di Lametia Terme, avrebbe sgridato sonoramente l’attuale classe dirigente calabrese. Con la sua sensibilità ed esperienza, p…

Pubblicato il: 18/04/2017 – 11:46
La fusione tra Comuni e la lezione (incompresa) di Perugini

 

Se fosse stato vivo il bravo senatore Arturo Perugini, papà del comune di Lametia Terme, avrebbe sgridato sonoramente l’attuale classe dirigente calabrese. Con la sua sensibilità ed esperienza, perfezionata nella quasi assenza di norme specifiche, ebbe a produrre un vero gioiello di aggregazione municipale, la nuova Città del Golfo di Santa Eufemia della quale fu eletto primo sindaco nel 1970. Quel cancello stupendo che apre ai velivoli l’attuale omonimo aeroporto, oggi nell’occhio di un ciclone giudiziario, consentendo ai passeggeri di vivere uno degli atterraggi più belli del Paese. Insomma, una fusione di Comuni fatta alla pari (nel senso che è stata perfezionata per unione e non già per incorporazione) e bene, ove la nobile Nicastro diventava un tutt’uno con le operative Sambiase e Sant’Eufemia. Un atto di grande democrazia e lungimiranza, tanto da avere generato la seconda realtà urbana della Calabria.
Il senatore Perugini avrebbe certamente rimproverato ai sindaci e alla Regione il loro errato rispettivo approccio ai tentativi di fusione in corso d’opera e di progetto.  
L’esperienza referendaria dei cinque comuni (Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Trenta e Spezzano Piccolo) della Presila interessata alla fusione denominata Casali del Manco ha messo in evidenza la debolezza della regione Calabria a governare i processi di cambiamento del sistema autonomistico locale. In un tema che è fondamentale e decisivo per il vivere civile e istituzionale, si registra il poco e il nulla. Per esempio, sul tema delle fusioni, nessuna previsione istruttoria, nessuna analisi giustificativa, nessun presupposto che rendesse motivato l’accesso al procedimento relativo. Tutto rinviato al dopo esito referendario in termini di valutazione della correttezza dell’iniziativa, peraltro reso di per sé precario senza la previsione di un quorum che giustificasse e provasse il reale convincimento democratico. Un problema, questo, di corretta rappresentatività delle volontà popolari, che – nel caso della fusione a cinque della Presila – ne ha generato un altro di interessante portata giuridico-costituzionale. Ciò è avvenuto causa di una Regione che, superficialmente presente all’iniziativa, ha dimostrato, nel caso di specie, una grande inadeguatezza del suo organo legislativo (Consiglio regionale) dimostratosi – per colpa di chi non sa scrivere le leggi – ignaro dei principi fondamentali della Costituzione. 
Un vulnus legislativo-programmatico che preoccupa in relazione all’altra analoga iniziativa in itinere riguardante la fusione Corigliano-Rossano, anch’essa priva di uno studio di fattibilità che ne giustifichi l’iniziativa e alla quale, tuttavia, si impone un’inspiegabile fretta. Un elemento, quest’ultimo, da bandire in favore della chiarezza e di un curato progetto di fusione che, nel caso, è del tutto assente. Un deficit che lascia intravedere due elementi: la scarsa considerazione che si ha della consapevolezza dei cittadini interessati e la superficialità con la quale la Regione affronta il problema della fusione. Un assurdo che impedisce ovunque e, nel particolare, al territorio dell’Alto Ionio di considerare, al meglio, la nascita della grande Città della Sibaritide, quella grande realtà che serve a tutta la Calabria e al Paese intero. Una realtà capace di divenire l’autentico volano della crescita e dell’occupazione di un territorio martoriato da decenni, anche a causa delle continue prese in giro cui è ed è stato soggetto da parte di chiunque. 
Un vulnus, sempre quello legislativo-programmatico, che non assicura la chiarezza necessaria su quelle altre iniziative in embrione, del tipo la Grande Città di Cosenza resa impossibile attesa le contemporanea sottoposizione dei due principali Comuni interessati (Cosenza e Rende) a procedure di predissesto, impeditive dell’evento.
Dunque, una Regione che si è resa sino ad oggi protagonista delle solite «maccheronate» legislative e poco rispettosa della consapevolezza delle collettività nel decidere, attraverso le fusioni dei Comuni di appartenenza, il loro futuro.  A fronte di un siffatto disinteresse, pare che qualcosa si stia muovendo in termini di concepimento ed elaborazione di prodotti legislativi adeguati e finalmente rispettosi della Costituzione di riordino territoriale. Si faccia presto e bene, razionalizzando al massimo i «lavori in corso», per non “chiudere la stalla quando i buoi sono già fuggiti!” 

*Docente Unical

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