COSENZA È Luca Pellicori il nuovo collaboratore di giustizia della Dda di Catanzaro. La notizia è emersa oggi all’inizio del processo “Apocalisse”. La collaborazione è iniziata nei giorni scorsi. Infatti Pellicori ha revocato il precedente legale di fiducia, nominando un nuovo difensore Michele Gigliotti del foro di Catanzaro. Pellicori era ritenuto dagli inquirenti attivo nel traffico di droga è molto vicino a Marco Perna considerato il nuovo capo del clan del Cosentino. Dopo la costituzione delle parti il dibattimento ha preso il via.
«Esisteva una organizzazione mafiosa dedita soprattutto allo spaccio di droga che faceva capo a Marco Perna». È quanto emerso dalle indagini e riferito dal maresciallo Letizia sentito come teste nel processo scaturito dall’operazione “Apocalisse”, che il 12 novembre del 2015 ha consentito alla Dda di Catanzaro di sgominare un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti guidata dal clan Perna. Vennero emessi 19 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti esponenti della cosca di ‘ndrangheta operante a Cosenza e nell’hinterland e dedita principalmente al traffico di cocaina, hashish e marijuana. Tra gli arrestati c’era anche Marco Perna, 41enne cosentino, figlio di Franco Perna, capo dell’omonimo “gruppo criminale” attivo a Cosenza, attualmente ristretto in regime di 41 bis.
Martedì, nell’aula 9 del Tribunale di Cosenza, sono stati ascoltati gli ufficiali di polizia giudiziaria sentiti come primi testimoni dall’accusa nel processo per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario (tutti tranne il pentito Silvio Gioia condannato in abbreviato a due anni e otto mesi).
Sul banco degli imputati ci sono Marco Perna 41 anni; Pasquale Francavilla 40 anni; Giovanni Giannone 46 anni; Andrea Minieri 34 anni; Giacinto Bruno 43 anni; Alessandro Marco Ragusa 28 anni; Giuseppe Chiappetta 32 anni; Alessandro Andrea Cairo 23 anni; Andrea D’Elia 23 anni; Ippolito Tripodi 22 anni; Bruno Francesco Calvelli 25 anni; Denis Pati 23 anni; Luca Pellicori 40 anni; Danilo Giannone 26 anni; Paolo Scarcello 24 anni; Francesco Scigliano 23 anni; Domenico Caputo 38 anni; Francesco Porco 37 anni; Giuseppe Muto, 31 anni e Alessandro Marco Ragusa, 29 anni.
Il maresciallo ha riferito al pm della Dda Pierpaolo Bruni tutta l’attività investigativa effettuata in particolare attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche. «Nel gennaio 2015 – ha detto il maresciallo – abbiamo eseguito una perquisizione in casa di Giacinto Bruno e abbiamo rinvenuto quasi cento chili di sostanza stupefacente tra cui hashish e marijuana».
Il gruppo è ritenuto responsabile di aver dato vita a un traffico di stupefacenti articolato su una fitta rete di spaccio in grado di rifornire le piazze cosentine e della provincia. Secondo le indagini, il sodalizio imponeva il potere sul territorio e gli uomini del clan disponevano di armi e si avvalevano di modalità tipicamente mafiose. Il maresciallo Letizia ha ricostruito tutta l’attività investigativa per ogni capo di imputazione e per ogni attività captativa effettuata. Il collegio (presieduto dal giudice Enrico Di Dedda) ha rinviato il controesame del maresciallo Letizia alla prossima udienza perché si prevede essere non breve. Così è stato ascoltato in sede di esame e controesame il maresciallo Di Liddo che ha riferito su una perquisizione effettuata in via Pisani.
Nel collegio difensivo, tra gli altri, ci sono: Filippo Cinnante, Antonio Pucci, Pierluigi Pugliese, Antonio Quintieri e Maurizio Nucci, Marcello Manna, Antonio Vanadia. Il processo è stato aggiornato al prossimo 2 maggio per ascoltare altri testi dell’accusa.
mi. mo.
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