CATANZARO Le ultime giunte regionali calabresi hanno, tutte, avuto un problema: il buon funzionamento della Stazione unica appaltante. Permette risparmi elevati, offre buone performance, va addirittura meglio delle sue omologhe avviate in altre Regioni. Eppure non ha risorse a sufficienza e ha un organico sottodimensionato. Per motivi tecnici, certamente. Ma, a voler pensare male, anche politici.
I NUMERI Intanto il management della Sua (tra i destinatari della nota ci sono il dg reggente Mario Donato, il direttore tecnico Antonio Sciumbata e la referente per la trasparenza Fortunata Raschellà) incassa i complimenti dell’Autorità nazionale anticorruzione. Che si basano su dati inequivocabili. La sanità, innanzitutto. L’aggregazione dell’acquisto di beni da parte degli enti del Servizio sanitario regionale «ha consentito – spiega il report dell’Anac –, oltre a una forte riduzione dei costi delle numerose strutture, l’ottenimento generalizzato di condizioni economiche più favorevoli all’amministrazione». Qualche numero: i ribassi medi sono «dell’ordine del 30%». E «nel settore dei farmaci in particolare, per alcuni principi attivi, sono stati ottenuti prezzi sensibilmente ridotti rispetto a quelli ottenuti nelle precedenti gare svolte singolarmente dagli enti». Risparmi consistenti. Ma anche interventi inferiori rispetto al bacino potenziale delle gare nelle quali l’intervento della Sua sarebbe stato possibile. Ancora numeri: tra il 2013 e il 2016, la Stazione unica appaltante «ha esperito gare per un importo complessivo pari a 2,024 miliardi di euro (circa il 43%) a fronte di circa 4,71 miliardi di euro complessivi corrispondenti alla potenziale domanda di gare da parte dei soggetti obbligati, i quali a loro volta rappresentano il 46% dell’ammontare complessivo delle gare bandite nella Regione Calabria». Mancano all’appello 793 milioni di euro «affidati autonomamente da enti del Sistema sanitario regionale» e 1,893 miliardi di euro «da parte di altri soggetti obbligati».
ORGANICO AZZOPPATO E qui si arriva al nodo. Perché «si è potuto accertare come una buona quota parte di tali appalti, per circa 481 milioni di euro, siano stati di fatto rifiutati dalla Sua per l’impossibilità di assolvere all’incarico a causa di un rilevante deficit di risorse». Colpa del «mancato rispetto delle previsioni di dotazione organica che la legge prevedeva». Oggi nella sua lavorano «28-30 risorse umane a fronte di un organico previsto di circa 140 unità». Le cifre mostrano che ci si trova davanti a una enorme risorsa alla quale – da sempre – sono destinati stanziamenti insufficienti. Deriva da questo dato l’«impossibilità di far fronte quantomeno alla domanda di gare effettivamente formulata nel settore sanitario da parte dei soggetti obbligati (pari a circa 2,5 miliardi di euro) assicurandone il soddisfacimento, nelle attuali condizioni, soltanto dell’80%». Un vero e proprio mancato risparmio (o uno spreco, a seconda dei punti di vista) al quale si aggiunge «l’ulteriore potenziale domanda rappresentata dalle gare svolte autonomamente dai soggetti obbligati per circa 1,8 miliardi di euro». È un elogio per la Sua, che «ha risposto positivamente agli obiettivi del legislatore assicurando, seppur con risorse limitate, una soddisfacente efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa». Non proprio un complimento, invece, per la Regione, posto che efficienza ed efficacia potrebbero migliorare «qualora alla Sua venisse assicurato dalla Regione Calabria un adeguato potenziamento della dotazione organica e strutturale».
AUTOFINANZIAMENTO BLOCCATO DAL PIANO DI RIENTRO In effetti basterebbe poco. Perché la legge «prevedeva un prelievo a favore della Sua dell’1% dell’importo a base d’asta delle gare esperite». E invece questo autofinanziamento si è fermato allo 0,44%: è stato «congelato poiché destinato alla riduzione del disavanzo economico della sanità calabrese e da ciò è conseguita» una pesante limitazione per la Sua. Che, nonostante tutto mostra «buona efficienza» e «attenta gestione». C’è soltanto un tasto dolente: la «carente attenzione al corretto adempimento agli obblighi informativi nei confronti dell’Autorità riscontrabile sia nell’elevata mole di Cig (codici identificativi di gara) non perfezionati, seppure essi in capo pressoché a un unico soggetto, sia nell’ottemperare al loro rapido perfezionamento». Un problema collegato, secondo l’Anac di Raffaele Cantone, alla «scarna dotazione organica della Sua, nella quale sono presenti poche unità in grado di assolvere al compito di responsabile del procedimento, comporti in capo a questi ultimi un notevole carico di lavoro».
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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