REGGIO CALABRIA Sette assoluzioni e sette condanne, inclusa quella dell’ex sindaco di Siderno, Riccardo Ritorto. Si conclude così il processo ordinario scaturito dall’inchiesta “Morsa sugli appalti pubblici”, coordinata dall’allora procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal pm Antonio De Bernardo, che permesso di scompaginare gli assetti, i rapporti e gli affari della cosiddetta “società di Siderno”, struttura chiave nella gestione degli equilibri di potere nel mandamento jonico reggino.
Oltre all’ex sindaco Ritorto, punito con tre anni di carcere, i giudici del tribunale di Locri hanno condannato Mario Ursini (15 anni), Tommaso Rocco Caracciolo (12 anni), Carmelo Muià (7 anni), Nicola Nesci (6 anni), Antonio Cordì (4 anni), e Antonio Ursino (1 anno e 6 mesi). Assolti invece Francesco Cataldo, Giulio Cirillo, Pompeo Cosimo Iacopetta, Rocco Iacopetta, Nicola Papandrea, Damiano Panetta e Massimo Bevilacqua. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, non c’era attività economica, cantiere, lavoro o appalto a Siderno su cui il clan Commisso, famiglia d’èlite della ‘ndrangheta del mandamento jonico, non avesse messo le mani, direttamente o tramite la galassia di ‘ndrine collegate. Ascoltando le innumerevoli conversazioni registrate all’interno della lavanderia Ape Green, vero e proprio ufficio del “mastro” Commisso – violato negli anni scorsi da una fortunata cimice che ha permesso alla Dda di raccogliere prezioso materiale investigativo finito al centro di diverse operazioni – gli inquirenti sono stati in grado di individuare diversi soggetti economici che nel tempo hanno subito le pressioni della “società” sidernese.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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