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Mafia capitale, chiesti 16 anni per i due contatti tra Buzzi e i clan

ROMA Sono 515 gli anni di carcere complessivi chiesti dai pm di Mafia Capitale per i 46 imputati del processo in corso nell’aula bunker di Rebibbia. Nel procedimento oltre all’ex Nar Massimo Carmin…

Pubblicato il: 27/04/2017 – 17:28
Mafia capitale, chiesti 16 anni per i due contatti tra Buzzi e i clan

ROMA Sono 515 gli anni di carcere complessivi chiesti dai pm di Mafia Capitale per i 46 imputati del processo in corso nell’aula bunker di Rebibbia. Nel procedimento oltre all’ex Nar Massimo Carminati, per il quale i pm chiedono 28 anni di carcere, e l’imprenditore delle coop ‘rosse’ Salvatore Buzzi, per il quale sono stati chiesti 26 anni e tre mesi, considerati i principali artefici della presunta organizzazione criminale al centro dell’indagine, figurano ex amministratori locali di diversi schieramenti politici, ex dipendenti pubblici e dirigenti di azienda. Ci sono anche Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, ritenuti dalla procura il punto di contatto tra la presunta associazione e la ‘ndrangheta: per loro il pm ha chiesto 16 anni di carcere. 
Il legame tra i due e Buzzi nasce da un favore, una richiesta di protezione per poter “lavorare” in Calabria. Da una parte c’è Mafia capitale, l’associazione guidata Massimo Carminati, dall’altra una delle cosche più potenti della Calabria. Proprio per questo fin dal 2008 nessuno aveva «toccato» Salvatore Buzzi, braccio destro dell’ex Nar, che con la sua cooperativa faceva affari anche a queste latitudini. Il business, prolifico, è quello della gestione dei migranti e dei richiedenti asilo: la “29 giugno” di Buzzi ha gestito il Cara di Cropani Marina, istituito dal Viminale in un villaggio turistico per sopperire al sovraffollamento del C.p.t. di Crotone. Per l’appalto lo stanziamento complessivo era di circa 1,3 milioni di euro, soldi destinati all’accoglienza di 240 immigrati, per i quali venivano corrisposti dal ministero dell’Interno circa 35 euro l’uno al giorno. All’epoca – è lui stesso a spiegarlo in un’intercettazione datata luglio 2014 – l’imprenditore finito in manette si muoveva su più fronti, dallo Stato all’antistato: «Allora io te dico, quando io stavo a Cropani io… (inc).. poteva venì giù tutti giorni un bambino… scendevo er pomeriggio, salivo su la mattina e ripartivo er pomeriggio.. parlavo con il Prefetto, parlavo con tutti, parlavo con la ‘ndrangheta.. parlavo con tutti. E poi risalivo su».
Furono proprio Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, arrestati oggi dal Ros, a prendere contatti con le ‘ndrine, per conto dell’organizzazione criminale romana, per far lavorare Buzzi in tranquillità. Dapprima i due – come ricostruiva l’ordinanza firmata dal gip di Roma Flavia Costantini –, essendo entrambi di Gioia Tauro, si rivolsero ai Piromalli, con cui Ruggiero aveva anche un legame di parentela. Con la mediazione dello storico clan della Piana sarebbero quindi arrivati ai Mancuso, che in cambio della “cortesia” inserirono un imprenditore di Nicotera, di loro fiducia ma «pulito nella legge», nella rete di Mafia capitale.

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