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ERACLE | Udienza di convalida per i buttafuori dei clan

REGGIO CALABRIA Si è svolta venerdì l’udienza di convalida per le quindici persone fermate dagli uomini della Squadra mobile e dei carabinieri del comando provinciale dei carabinieri nell’operazion…

Pubblicato il: 28/04/2017 – 18:05
ERACLE | Udienza di convalida per i buttafuori dei clan

REGGIO CALABRIA Si è svolta venerdì l’udienza di convalida per le quindici persone fermate dagli uomini della Squadra mobile e dei carabinieri del comando provinciale dei carabinieri nell’operazione Eracle, che ha messo nel mirino 15 fra rampolli, buttafuori, armieri e pusher dei clan di Reggio Calabria. Coordinata dai Stefano Musolino, Sara Amerio, Giovanni Gullo e Walter Ignazzitto, l’indagine ha permesso di individuare le giovani leve di storici casati mafiosi di Reggio Calabria come i Condello, che in collaborazione con i Tegano,  e insieme a famiglie a loro storicamente collegate per anni hanno funestato e controllato le notti reggine. Su locali e “lidi” i clan – è emerso dall’inchiesta – avevano imposto una vera e propria guardiania, assicurata da un branco di buttafuori abusivi, che nessun gestore poteva permettersi ( e nemmeno ha tentato) di allontanare.
Un servizio security armato e pericoloso, tanto da arrivare ad organizzare una vera e propria spedizione punitiva conclusasi con una gambizzazione, nei confronti di un 28enne di Gallico che si era permesso di “disturbare” una serata. Ma la security dei Condello non si occupava solo di “ordine pubblico” nei locali. Anche di spaccio.
Nei lidi su cui “vigilavano”, i buttafuori avevano anche la facoltà di far girare la cocaina degli arcoti. Stesso ramo di business al quale i clan della periferia nord – Rugolino e Stillitano soprattutto – avevano ammesso anche gli uomini della comunità rom di Arghillà, affidata a Cocò Morelli. Individuato come reggente della banlieue che si allarga ai piedi del carcere con tanto di battesimo, Morelli ha assicurato agli arcoti un esercito di armieri, pusher e forse sicari. «Diceva di avere a disposizione oltre 500 uomini» ha messo a verbale il pentito Vincenzo Cristiano. E su di loro i clan hanno voluto imprimere il proprio marchio, in cambio di una legittimazione criminale altrimenti insperabile.
Ma violenze, raid e spaccio non erano però l’unica attività delle giovani leve dei clan. L’inchiesta ha fatto emergere anche un giro di corse clandestine di cavalli. Animali da competizione, tutti dopati, venivano fatti correre la domenica mattina all’alba sulla strada a scorrimento veloce Gallico-Gambarie, scortati da un corteo di moto che apriva loro la strada e si preoccupava che nessuno interrompesse la corsa dei destrieri.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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