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RECHERCHE | Nuovo colpo al clan Pesce, 19 arresti – VIDEO

REGGIO CALABRIA È stata interamente smantellata la rete di protezione che ha coperto per anni la latitanza di Marcello Pesce, “u ballerinu” arrestato nel dicembre scorso dagli uomini della Squadra …

Pubblicato il: 28/04/2017 – 6:04
RECHERCHE | Nuovo colpo al clan Pesce, 19 arresti – VIDEO

REGGIO CALABRIA È stata interamente smantellata la rete di protezione che ha coperto per anni la latitanza di Marcello Pesce, “u ballerinu” arrestato nel dicembre scorso dagli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria e dello Sco. In diciannove, fra affiliati e prestanome del clan, sono stati colpiti da provvedimenti di custodia cautelare, emessi dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, perché ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, favoreggiamento personale nei confronti del boss Pesce, traffico e cessione di sostanze stupefacenti ed intestazione fittizia di beni.

LA RETE DEL BOSS In dodici sono finiti in carcere, sei ai domiciliari, mentre ad un soggetto è stato notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Fra i soggetti colpiti da misura ci sono anche gli undici fermati il 4 aprile scorso, inclusi Antonino Pesce (cl.92) che in un primo tempo si era reso irreperibile, e il figlio del boss, ritenuto elemento cardine della rete di comunicazione che ha assicurato l’operatività al potente genitore. Gli altri sono invece Filippo Scordino, Giosefatte Giuseppe Elia, Antonio Cimato, Consolato Salvatore Coppola, Carmelo Garruzzo, Savino Pesce, Michelangelo Raso, Bruno Stilo, Michelino Mangiaruga e Rosario Armeli. 

U BALLERINU Una nuova misura cautelare è stata notificata in carcere anche al boss Marcello Pesce, individuato come reggente dell’omonimo clan. Le altre sette riguardano invece Pasquale Francavilla, Rocco Rachele, finiti entrambi in carcere, Alfio Ciatto, Gregorio Niglia, Andrea Villari, Vincenzo Cannatà, per i quali sono stati disposti i domiciliari, e Roccaldo Messina, cui è stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria in tutti i giorni della settimana. Per gli investigatori è stato lui ad aver fornito al boss Pesce temporanea ospitalità presso un’abitazione nella sua disponibilità, dopo una delicata fase di spostamento del boss, in quel momento ricercato

LE ATTIVITÀ DEL CLAN Tutti gli altri sono invece uomini di fiducia del boss, grazie ai quali Pesce riusciva ad amministrare le risorse finanziarie incamerate dalla cosca, di assegnarle ai membri del sodalizio detenuti ed ai loro familiari, di curare i rapporti con le altre consorterie, intervenendo, a più riprese, per risolvere alcune controversie sorte all’interno della propria compagine criminale o con altre organizzazioni della ‘ndrangheta. Dall’indagine, è emerso anche in modo chiaro che “U ballerino” era in grado di gestire, in regime di sostanziale monopolio, l’attività di trasporto merci su gomma per conto terzi. Allo scopo, aveva messo in piedi un sistema di società (Getral, Le Tre Stagioni, Azienda Agricola Rocco Pesce) intestate a varie “teste di legno”, tutte individuate e finite in manette nel corso dell’operazione. 

I MEDIATORI Ma gli interessi del clan spaziavano anche nel settore del traffico di sostanze stupefacenti, “ramo d’azienda” in cui erano coinvolti anche soggetti della provincia di Cosenza, Vibo Valentia e Catania. Grazie alla credibilità criminale nel tempo accumulata, i Pesce – è emerso dall’indagine – sono spesso intervenuti in qualità di mediatori tra acquirenti catanesi e fornitori cosentini di rilevanti quantitativi di marijuana. Nel corso dell’inchiesta, sono state documentate tre cessioni di marijuana di 38, 67 e 4 kg. “Attività” che è costata ad alcuni esponenti del clan anche la contestazione di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

LA FILIERA DELLA DROGA Fra coloro che si occupavano di fornire “l’erba” c’era Pasquale Francavilla, che procurava stabilmente la sostanza stupefacente ad un gruppo di catanesi condotti a Cosenza dagli uomini dei Pesce. Sempre per vicende relative al narcotraffico è stato raggiunto da misura cautelare il vibonese  Gregorio Niglia, accusato insieme al figlio del boss, Rocco Pesce, di detenere ai fini della cessione a terzi, sostanza stupefacente del tipo marijuana, superiore a quattro chilogrammi. Durante le indagini, i due sono stati ripresi dalle telecamere installate all’interno dell’azienda agrumicola le Tre stagioni mentre occultavano, in un’autovettura abbandonata, 4 kg di marijuana successivamente sequestrati dagli investigatori della Polizia di Stato.

a. c. 

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