Alzi la mano chi non è d’accordo. Tra i diritti e le libertà fondamentali dell’individuo, la nostra Costituzione prevede quello di manifestare il proprio pensiero oltre a quello di riunione, sia essa pubblica che privata. Ciò detto, siamo tutti d’accordo sul fatto che manifestare a difesa del presidio ospedaliero di Paola sia quanto mai necessario ma, lo è ancor di più, se diventa sinonimo di rivendicazione teso a garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. infatti in un territorio che ancora oggi non sa cosa siano i Lea, le proteste di tutti quei politici, sia locali che regionali, che per anni sono stati capaci di chiedere esclusivamente la moltiplicazione di ospedali e strutture di assistenza socio-sanitaria utili solo a costruttori, progettisti, primari, manager, etc., corrispondono a demagogia (vorrei credere il contrario e spero di essere smentito sui fatti in quanto sulla salute dei cittadini non si scherza).
Del resto è notizia di poco tempo fa – non una novità sia chiaro – che i livelli essenziali di assistenza (Lea) calabresi non raggiungono la soglia minima di 160. Il risultato dei Lea relativi alla nostra regione si attesta, infatti, a 147. In altre parole la sanità regionale non riesce ad erogare correttamente le cure minime richieste dalla collettività. Tutto ciò che ne consegue è una mobilità sanitaria a favore delle regioni del nord (Lombardia in testa) sempre più crescente.
Semplicemente i nostri politici, anziché tifare ad orologeria a favore o sfavore del commissariamento (quest’ultimo, si spera ormai alla fine, dominato da molte ombre e poche luci) piuttosto che degli opposti interessi di partito, dovranno dimostrare simultaneamente la giusta maturità funzionale a concorrere all’eliminazione degli sprechi che spesso hanno contributo ad alimentare e il normale coordinamento con le intellighenzie medico-scientifiche e tecnico-manageriali necessari a definire il fabbisogno epidemiologico della popolazione tenuto conto, tra l’altro, della morfologia territoriale e delle reti infrastrutturali di collegamento. Nello specifico l’UO di Paola diventerà punto di riferimento della rete sanitaria regionale se management e politica dimostreranno di tenere esclusivamente alla salute del cittadino mettendo al bando proclami elettorali, clientele e inefficienze. Pertanto si dovranno eliminare tutti quegli sprechi – non inutili tagli lineari di risorse e/o reparti – indispensabili a trasformarli in investimenti capaci di rendere il presidio ospedaliero moderno ed efficiente, ovvero sblocco definitivo del turn-over e contestuale assunzione di personale medico/paramedico – attraverso procedure concorsuali capaci di esaltare il merito – e acquisto di nuove attrezzature e strumenti innovativi utili a ridurre le liste di attesa e a garantire una diagnosi certa e veloce. Ciò prevedendo, tra l’altro, un’efficiente struttura di emergenza-urgenza e il potenziamento di quei reparti che costituiscono eccellenza a livello territoriale e regionale. Di vitale importanza sarà il coordinamento istantaneo con l’intera rete sanitaria regionale, secondo una logica di network assistenziale teso a eliminare il “rimbalzo” del paziente e contro vecchie logiche campanilistiche. In altre parole riduzione dei costi (i costi standard, dopo aver effettuato l’indispensabile perequazione territoriale, potevano rappresentare, a mio parere, un fondamentale punto di partenza), coordinamento, innovazione, responsabilizzazione e coinvolgimento attivo del management, saranno le parole chiave utili a garantire l’erogazione dei Lea (es. aumento dell’assistenza domiciliare, screening oncologici, assistenza disabili, coperture vaccinali etc.) e ad assicurare l’equilibrio economico-finanziario e il miglioramento dell’ospedale di Paola ovvero dell’intero sistema sanitario regionale.
*specializzando PA
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