ARDORE «Questa nostra terra, a causa della mancanza di lavoro, rischia di essere una terra provata della sua dignità, una terra di scarto e abbandonata. Una terra che dalla politica null’altro ha da aspettarsi se non vere politiche del lavoro. Solo autentiche politiche del lavoro possono dare speranza e futuro. Non è tollerabile in alcun caso che il lavoro diventi un diritto negato, il privilegio di pochi». Lo ha detto il vescovo di Locri-Gerace nella sua omelia in occasione della festa Madonna della Grotta al Santuario di Bombile, ad Ardore. «La festa di San Giuseppe Lavoratore – ha aggiunto – è un’occasione per ricordare che non c’è vivere sociale se questo diritto non viene equamente riconosciuto e se a ogni famiglia non è riconosciuto il sacrosanto diritto a vivere con dignità la propria vita. Il lavoro che vogliamo è il lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale. Libero, che non crei dipendenze, che renda la persona capace di provvedere al suo futuro senza perdere la libertà interiore e la propria dignità. Non il lavoro che proviene dal capobastone di turno, al quale sei chiamato a pagare un conto salato, e nelle cui mani sei costretto a consegnare la tua libertà. Creativo, che aiuti la persona a sviluppare le sue capacità di intelligenza attraverso attività che lo realizzano e lo facciano sentire cooperatore del Creatore. Un lavoro non banale né tantomeno per passare il tempo o attendendo il 27 del mese, ma che crei sviluppo, che renda un servizio alla società e faccia capire di essere utili. Partecipativo. Il lavoro degno fa sentire partecipi dei bisogni della società civile e contribuisce alla crescita umana e civile della comunità e soprattutto alla realizzazione personale. Solidale. Tutti hanno diritto a lavorare e mai il lavoro deve sottrarre agli altri la stesse possibilità di occupazione. Quanto lavoro in nero, quanto sfruttamento che toglie legittimi posti di lavoro a chi non ne ha. Ed allora, questo primo maggio e’ un’occasione per dar voce ai disoccupati ed ai senza lavoro o mal pagati, a chi non ha che strascichi di lavoro insufficiente per soddisfare le proprie esigenze e quelle della propria famiglia. Il grido di chi non ha lavoro deve scuotere il Palazzo troppo spesso chiuso in una litigiosità senza fine, dove non c’è spazio per il lamento delle famiglie, dove ancora la gente s’illude di trovare le facili “scorciatoie” del gioco d’azzardo nell’illusione di risolvere la propria crisi economica». «Come credenti – ha concluso monsignor Oliva – non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questi problemi. Ne’ possiamo porci in modo egoistico di fronte ad essi. Il lavoro è di tutti e per tutti. Nessuno può pretendere di svolgere il proprio lavoro, togliendolo agli altri. Più solidarietà anche nel lavoro».
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