LAMEZIA TERME «Mi sono sempre messo in discussione per comprendere cosa riesco a portare a termine nella mia vita. E devo dire che per certi versi questo incarico è esaltante perché ho imparato a trattare con persone che avevano bisogno di una guida». Così il generale Aloisio Mariggiò, rispondendo alle domande del direttore del Corriere della Calabria, Paolo Pollichieni, motiva la sua scelta di accettare l’incarico di commissario straordinario Calabria Verde. Il riferimento esplicito del generale, con una lunga carriera alle spalle, è alla gestione passata. Secondo Mariggiò, ospite della puntata di Hashtag in onda domani su Rtc, l’azienda «è vittima del sistema». «Ad un certo punto Calabria Verde – afferma – è stata contaminata da “un virus” che io chiamo “follia gestionale». E le anomalie riscontrate durante un anno di commissariamento vengono definite dal generale come «cose che lasciano sgomento». Ad iniziare dal parco mezzi. «Si potrebbe scrivere un libro», afferma a questo proposito il commissario. «Sono stati utilizzati – denuncia Mariggiò – per fini anche personali, finanche per andare in vacanza. Tutto a carico dell’amministrazione».
Come anche la gestione del personale, «utilizzato per la manutenzione di abitazioni private». Su tutto questo il generale ha relazionato più volte alla magistratura: «Ritengo di aver inviato almeno 15 comunicazioni alle Procure – sottolinea –. Ne ho inviato altre a Castrovillari come anche a Reggio Calabria. Tre o quattro mesi li ho trascorsi solo per relazionare alla magistratura».
Ma il generale non ci sta ad addossare le colpe dell’azienda ai lavoratori di Calabria Verde. «Non si può sostenere che tutti e cinquemila dipendenti sono dei fannulloni ben pagati. Ci sono quelli che si occupano dell’attività amministrativa e quelli che provvedono alla forestazione e a partire già dal prossimo mese inizieranno a svolgere funzione di anticendio boschivo». «Spero che Calabria Verde – conclude Mariggiò – venga conosciuta. La gente deve sapere quello che facciamo, deve sapere come operano i nostri dipendenti e deve anche lamentarsene nel momento in cui rileva che c’è qualcosa che non va».
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