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Delitto Cocò, Belmonte: «Donato e Campilongo puzzavano di benzina»

COSENZA «Conoscevo Giuseppe Iannicelli, eravamo diventati amici». Lo ha detto in aula Cristian Belmonte, sentito come testimone nel processo sulla morte del piccolo Cocò Campolongo in corso nel Tri…

Pubblicato il: 03/05/2017 – 10:29
Delitto Cocò, Belmonte: «Donato e Campilongo puzzavano di benzina»

COSENZA «Conoscevo Giuseppe Iannicelli, eravamo diventati amici». Lo ha detto in aula Cristian Belmonte, sentito come testimone nel processo sulla morte del piccolo Cocò Campolongo in corso nel Tribunale di Cosenza. Il bambino di soli tre anni è stato ucciso e bruciato in auto nel gennaio 2014, a Cassano allo Jonio, con il nonno Giuseppe Iannicelli e la compagna marocchina di questi Ibtissam Touss.
Sul banco degli imputati ci sono Cosimo Donato detto “Topo” e, appunto, Faustino Campilongo detto “Panzetta”. I due sono accusati di triplice omicidio. In particolare, secondo l’accusa contestata dalla Dda di Catanzaro, i due avrebbero attirato in una trappola Giuseppe Iannicelli, per conto del quale spacciavano droga, perché divenuto un personaggio scomodo per la cosca degli Abbruzzese e anche per aumentare il proprio potere criminale. Il piccolo Cocò, secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza, sarebbe stato ucciso perché il nonno lo portava sempre con sé, come uno “scudo umano”, per dissuadere i malintenzionati dal colpirlo. Dopo il triplice omicidio, gli assassini bruciarono l’auto di Iannicelli con all’interno i tre corpi.
Mercoledì mattina la Corte di Assise (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere la collega Francesca De Vuono) ha ascoltato Belmonte, amico di famiglia sia della vittima che del figlio Giuseppe Iannicelli junior. Il teste ha ricostruito al pm della Dda Saverio Vertuccio (che rappresenta la pubblica accusa assieme al procuratore aggiunto Vincenzo Luberto) i rapporti con la famiglia Iannicelli. «Con Peppe Iannicelli andavamo a fare la spesa – ha detto -. Non l’ho mai visto personalmente vendere la droga. A volte l’ho visto assieme a Donato e “Panzetta”. A volte accompagnavo Iannicelli senior al lavoro ed ero diventato amico pure del figlio Iannicelli junior. Il papà mi raccontò che Iannicelli junior era fidanzato con la figlia di Donato. Poi dopo omicidio, fui contattato da Iannicelli junior che mi disse prima che il padre era scomparso e poi che era stato ucciso. Ci siamo rivisti solo il giorno dei funerali. Con Iannicelli junior – ha aggiunto – parlammo pure di Cosimo e Campilongo. Dopo la morte del padre mi raccontò che cosa successe la notte della scomparsa del padre. Ricordo che Iannicelli junior mi disse che Donato e “Panzetta” puzzavano di benzina quella sera che lui li incontrò proprio perché il papà non era tornato».
Nel corso del controesame gli avvocati Vittorio Franco ed Ettore Zagarese, difensori degli imputati, hanno contestato diverse dichiarazioni che Belmonte rilasciò ai carabinieri. Il processo è stato aggiornato al prossimo 18 maggio.

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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