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Calabria-Cina: speranze per il turismo, requiem per il Porto

LAMEZIA TERME La Calabria del turismo punta sulla Cina. La Cina miliardaria delle rotte commerciali, invece, esclude l’Italia del Sud dalle proprie scelte strategiche. Il duplice registro investe l…

Pubblicato il: 04/05/2017 – 11:31
Calabria-Cina: speranze per il turismo, requiem per il Porto

LAMEZIA TERME La Calabria del turismo punta sulla Cina. La Cina miliardaria delle rotte commerciali, invece, esclude l’Italia del Sud dalle proprie scelte strategiche. Il duplice registro investe le attività di due infrastrutture strategiche per la Regione: l’aeroporto di Lamezia Terme e il porto di Gioia Tauro. Entrambe in crisi (il primo dopo lo scandalo che ne ha azzerato il cda, il secondo per le difficoltà di stare sul mercato del transhipment), entrambe da rilanciare. Ma se per il traffico aereo l’Estremo Oriente potrebbe essere un toccasana (vedremo perché), le strategie commerciali cinesi rischiano di affossare definitivamente – secondo alcuni economisti – lo scalo della Piana di Gioia.

WELCOME CHINESE Nella sua ultima riunione, la commissione Bilancio del consiglio regionale ha approvato il Piano stralcio per il 2017 del Piano regionale di Sviluppo turistico sostenibile. Un documento che si basa sull’ultima programmazione per il settore (risale all’era Scopelliti) e la aggiorna di volta in volta. In questa circostanza, gli interventi da sottoporre all’assemblea di Palazzo Campanella puntano ad aprire a nuovi possibili turisti il mercato calabrese, che dipende troppo «dalla componente italiana (per oltre l’80% di arrivi e presenze)». D’altra parte, stando ai documenti prodotti dalla Regione, «il mercato internazionale dipende da pochi Paesi esteri, in primis la Germania, che da sola rappresenta il 30% degli arrivi di stranieri». L’obiettivo, per la verità già sentito, è quello di promuovere e sostenere la «commercializzazione della destinazione turistica e del brand Calabria su mercati extra europei e, in particolare, per la corrente annualità, negli Stati Uniti d’America, in Cina, in Russia e in Europa settentrionale (Lettonia, Estonia, Lituania, Norvegia, ecc.)». L’idea fissa è quella di penetrare nel mercato cinese. Per farlo, la Regione ha programmato «la certificazione dello scalo aeroportuale di Lamezia Terme finalizzata all’arrivo di voli charter dalla Cina». Un intervento che sarà finanziato sui fondi Pac 2007-2013, sul quale si punta molto «per l’incremento del traffico aereo verso la destinazione Calabria e per il miglioramento della competitività dello scalo di Lamezia Terme». Il primo passo è stato l’avvio delle procedure per ottenere la certificazione “Welcome Chinese”, che rientra negli interventi passati all’esame della commissione Bilancio, per i quali esiste già una dotazione finanziaria di oltre 4 milioni di euro che «potrà essere implementata da ulteriori risorse regionali, nazionali e comunitarie». 

GIOIA TAURO FUORI DALLE ROTTE Mentre la Calabria investe per attirare a sé turisti cinesi, le scelte strategiche di Pechino rischiano di seppellire il porto di Gioia Tauro. Ovviamente, l’eventuale peggioramento della crisi che soffoca lo scalo sarebbe la conseguenza di politiche ad ampio raggio. Lo segnala l’economista Antonio Selvatici su opencalabria.com (qui trovate l’articolo completo), portale che si propone di “raccontare” la Calabria partendo da analisi economiche affidate a docenti universitari ed esperti. Il ragionamento di Selvatici muove da un fatto. La “Nuova Via della seta marittima”, il mega progetto che collegherà la Cina con l’Europa, ha già individuato due terminali in Italia: i porti di Venezia e Trieste. Escludendo, di conseguenza, tutti gli altri da un progetto per il quale il governo cinese «ha già stanziato 1,4 trilioni di dollari e quaranta miliardi di dollari sono già stati raccolti». «Il porto di Gioia Tauro – spiega Selvatici – non è presente tra le destinazioni e gli investimenti pubblici della Cina. Una folta schiera di influenti politici italiani sta promuovendo il futuro scalo merci marittimo di Venezia, mentre Gioia Tauro non viene considerato. La parte terrestre del progetto cinese, quello ferroviario, termina in Germania. Il panorama è chiaro: l’Italia del Sud è esclusa dal più grande investimento infrastrutturale e strategico del globo». E dire che «per ospitare le maxi navi porta container (portata 18.000 TEU) bisognerà costruire a Venezia un nuovo porto commerciale: i cinesi sono pronti ad investire cifre considerevoli, circa 2 miliardi di euro e, inoltre, sono ben disposti anche a gestirlo». Facile trarre le conseguenze: stando alle mosse ufficiali, la conquista (commerciale) del Mediterraneo partita in Cina esclude lo scalo calabrese, che rischia di essere tagliato fuori dalle più importanti rotte di navigazione. E di vedere una diminuzione dei propri volumi di traffico e (purtroppo) anche dei livelli occupazionali. (ppp)

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