CATANZARO È abituato a parlare solo quando ha «delle prove in tasca» ma sulla serietà del procuratore Zuccaro mette la mano sul fuoco. Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, intervistato da Giovanni Minoli su Radio24, ha una sola certezza in merito alle polemiche sollevate dalle dichiarazioni del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, su presunte collusioni tra alcune organizzazioni non governative e gli scafisti che trasportano ogni anno migliaia di migranti sulle coste italiane: «Posso dire una cosa in merito a questa polemica. Io conosco il procuratore Zuccaro, è una delle persone più serie che ci sia in magistratura. È una persona per bene, serissima, oserei dire un gentiluomo, un termine che uso due/tre volte in un anno». E per quanto riguarda il fatto che il magistrato catanese, audito in commissione Difesa del Senato, abbia specificato di basare le sue tesi su elementi forniti con certezza ma che «non sono processualmente utilizzabili», Gratteri spiega che probabilmente il collega «ha delle informazioni certe, dei Servizi, tipo intercettazioni». Per esempio delle intercettazioni preventive, come quelle che vengono utilizzate per catturare i latitanti, ma che sul piano processuale non possono essere utilizzate perché non sono spendibili in dibattimento. «Io penso questo – dice il procuratore di Catanzaro ai microfoni di Radio24 – altrimenti andare a inventarsi di sana pianta una cosa del genere non è da procuratore Zuccaro, non è l’uomo che conosco io».
Ad infiammare la polemica è anche il clamore mediatico. Il Csm si è mosso in fretta è ha aperto un caso sulle dichiarazioni di Zuccaro. «È un fatto mediatico?», chiede Minoli. «Non so nel caso di specie perché non ho elementi in mano parlo in base a quella che è la mia esperienza – dice Gratteri –. Spesso vedo che si insiste molto sulle prime pagine dei giornali».
Intorno alla vicenda aleggia un certo conformismo culturale che non permettere di chiamare le cose col loro nome, afferma il giornalista.
«Spesso – è la considerazione del procuratore di Catanzaro – si tende a non permettere di dire “il re è nudo”».
«Ma Alfano ha fatto bene, ha detto “il re è nudo”?», chiede Minoli.
«Non lo so, certamente Alfano che è stato ministro dell’Interno ha in mano più notizie e più elementi di me», risponde il magistrato.
«Magari se ne poteva parlare prima?»
«Ad esempio…», è la risposta sibillina e un po’ sorniona.
L’ARRESTO DEL PRESUNTO TERRORISTA Minoli dirige la questione “migranti e sicurezza” sulla Calabria e sull’arresto, avvenuto a novembre, da parte della Procura del capoluogo, di un giovane siriano accusato di associazione con finalità di terrorismo. Un fatto che fece notizia perché il 23enne aveva sul cellulare foto con arsenali di armi e aveva contatti con soggetti considerati appartenenti a cellule terroristiche ai quali mandava messaggi il cui senso era “dobbiamo filmare, dobbiamo documentare un evento eclatante”.
ALLARME TERRORISMO E MAFIE A GONFIE VELE «Parlare che la ‘ndrangheta o le mafie in genere hanno interesse ad avere contatti o a fare affari con l’Isis è una sciocchezza», afferma Nicola Gratteri. La ‘ndrangheta, le mafie in genere, spiega, utilizzano i migranti come garzoni «soprattutto facendoli lavorare nelle proprie aziende a 20/30 euro» e sfruttano l’allarme terrorismo perché le forze dell’ordine e la magistratura si concentrano sul fenomeno «trascurando le indagini contro le mafie. Così le mafie vanno a gonfie vele in questo periodo», speculando nel caos creato dalle guerre.
IN ITALIA TARGET SICUREZZA ALTO « Finora in Italia ci è andata bene. Anche perché abbiamo una polizia giudiziaria di qualità, abbiamo un coordinamento dei Servizi che rispetto ad altri Stati funziona meglio. C’è una cultura del territorio che si tramanda nei secoli, cosa che in Europa non c’era e quindi quello che è successo a Bruxelles o in Francia a me non ha meravigliato».« Rischiamo di ritrovarci in una situazione peggiore della Francia?», chiede Minoli riguardo al rischio attentati. «Questo non penso – dice Gratteri – ripeto, i vertici delle forze dell’ordine sono di altissimo livello e sono attenti. Il Target è altissimo rispetto ad altre polizie europee o americane. Facendo indagini sul traffico internazionale di stupefacenti mi trovo spesso intorno ad un tavolo con otto, dieci esponenti di polizia del mondo e gli italiano sono a livello altissimo».
LA RADICE DEL PROBLEMA Gli oltre dieci minuti di intervista si aprono e si chiudono col tema più importante per il procuratore: andare alla radice del problema. La soluzione deve partire dove parte il problema, in Centro Africa. Quello che aiuterebbe è «costruire infrastrutture in Africa. Con ameno di un terzo della spesa di questo recupero dei migranti nel Mediterraneo, imprese italiane o straniere possono andare in Centro Africa e costruire aziende agricole, ospedali, strade, con un terzo della spesa», afferma Nicola Gratteri. «Bisogna andare alla radice del problema – continua –. Io non mi devo preoccupare di quanti migliaia di migranti arrivano in Italia io mi devo chiedere il perché e andare in Centro Africa e risolvere il problema in Centro Africa».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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