CATANZARO Carlo Tansi, capo della Protezione civile calabrese, esterna spesso il suo disagio nei confronti della burocrazia regionale. A volte i post su Facebook appaiono un po’ sopra le righe, al punto che a suo carico è stato aperto nei mesi passati un provvedimento disciplinare. Oggi, al solito in uno status, illustra ancora una volta i disagi del suo ufficio e poi riflette: « Evidentemente questo è il prezzo da pagare per le mie uscite pubbliche e non solo…». Il geologo se la prende con «certi maledetti burocrati dell’ufficio economato e dell’ufficio tecnico della Regione» che «stanno bloccando l’attività della Protezione civile».
«Siamo come accampati – scrive –, senza scrivanie e senza computer per colpa loro. Ho tolto di tasca mia quasi mille euro per richiedere i permessi (non riconosciuti) per le modifiche dei nostri locali a comuni e vigili del fuoco per far dismettere i locali della protezione civile in affitto della Regione Calabria e farli trasferire in locali della Regione facendo risparmiare ai contribuenti 340.000 euro all’anno e questo è il loro ringraziamento». Uno scontro bello e buono tra strutture della stessa amministrazione (anche Tansi è un dirigente delle Regione, seppure esterno, e “accusa” i propri colleghi). Solo qualche giorno fa, il capo della Protezione civile parlava con toni più canzonatori della tensione che si respira tra le stanze della Cittadella per il timore di nuove bufere giudiziarie. Adesso l’approccio è diverso ma ugualmente “social”: «Ci stiamo ammazzando di lavoro tra frane, alluvioni, terremoti e incendi, lavoriamo di giorno e di notte, sabato e domenica compresi, mentre costoro passano il tempo a romperci le palle con la connivenza di certo sindacato».
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