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Ddl Concorrenza, le opposizioni criticano il governo. Ma lodano Gentile

ROMA L’approvazione del Ddl sulla concorrenza se da un lato sancisce l’affermazione della posizione tenuta dal sottosegretario Antonio Gentile, dall’altro seguita a segnare un oggettivo discrimine …

Pubblicato il: 06/05/2017 – 8:51
Ddl Concorrenza, le opposizioni criticano il governo. Ma lodano Gentile
ROMA L’approvazione del Ddl sulla concorrenza se da un lato sancisce l’affermazione della posizione tenuta dal sottosegretario Antonio Gentile, dall’altro seguita a segnare un oggettivo discrimine tra tale linea operativa e quella seguita dal ministro Calenda.
È, questo, un dato oggettivo, con buona pace dei tentativi di Gentile che mirano a coprire le “gaffe” del titolare del dicastero delle attività per lo Sviluppo economico (Mise). «Il Ddl concorrenza è un asse portante della strategia riformista del governo», si affanna a ripetere il sottosegretario allo Sviluppo economico, a valle della discussione nell’Aula del Senato. Così tentando di evitare il radicarsi di un diverso agire  rispetto al ministro Calenda.
«La lunghezza e le difficoltà del suo percorso parlamentare – ribadisce Gentile – sono un segno della complessità e della vastità delle tematiche che il Ddl affronta: ci sono misure che intervengono in profondità nella nostra economia. Norme che producono e produrranno cambiamenti di vasta portata. Produrranno cambiamenti dal lato dell’offerta: il Ddl Concorrenza apre nuovi mercati, rimuove barriere ormai anacronistiche, pone le premesse per una decisa e necessaria modernizzazione del Paese. Cambiamenti dal lato della domanda: i consumatori avranno nuove opportunità e nuove tutele, e potranno approfittare di una maggiore libertà di scelta in tanti settori. Cambiamenti, infine, nel ruolo delle istituzioni pubbliche: un ruolo che deve evolvere».
Un lungo ragionamento per poi concludere che in questo senso il governo ha agito in maniera univoca. 
Basta andare al resoconto del dibattito a Palazzo Madama, però, per capire la divaricazione tra Gentile e Calenda per come evidenziata in più interventi. A partire da quello del capogruppo Maurizio Gasparri: «Il governo ha fatto un pasticcio in Commissione, e l’incolpevole sottosegretario Gentile, che io stimo (lo dico con sincerità, non è un atto formale), non c’entra niente. Però lei è qui e si deve rendere conto della pressappochezza del governo che lei ha la sventura di rappresentare e della inadeguatezza di Calenda, che di queste cose non sa nulla, perché è vissuto tra le brioche, è come Maria Antonietta che, quando le dissero che il popolo voleva il pane, rispose di dargli le brioche».

Il ministro Calenda
(Il ministro Calenda è stato duramente criticato in Senato per il Ddl Concorrenza)

Va giù pesante Gasparri: «In attesa delle brioche di Calenda, che è abituato ai registi e a un altro mondo, non è il senatore Gentile, che è come noi che siamo andati nelle strade a parlare con gli elettori (non le sa Calenda queste cose, quindi lo assolvo per non aver compreso il fatto), tra poco scoppierà un problemino, perché avete preso per i fondelli tassisti e NCC con la trattativa Delrio-Nencini, che non ha avuto conclusione». E torna a sottolineare il fatto che dopo aver deluso i mediatori e tradito le aspettative delle organizzazioni del lavoro, il governo tiene il ministro negli spogliatoi e manda in Aula il sottosegretario per tentare di rimediare: «Abbiamo incoraggiato il dialogo, quindi siamo stati usati dal governo, che prende in giro queste categorie. Dove sta l’accordo Delrio-Nencini con le categorie? Sottosegretario Gentile, lei che è un politico concreto, si faccia dare un incarico, invece di stare a quel ministero, vada a quello dei trasporti e risolva questo problema. Calenda poi lo capirà dopo, perché sarà nato e cresciuto con gli autisti privati e con le baby-sitter, quindi lui di tassisti e di gente che lavora sulle strade non ha proprio idea; però almeno non disturbi tutti quelli che si occupano di problemi concreti».

Meno focoso ma sicuramente non meno esplicito sarà anche il senatore Luigi Marino (Ap), che interviene come relatore del Ddl: «Mi sono espresso in apertura – e a titolo personale mi esprimo anche ora – a favore di questo passaggio in Commissione per limare, modificare e integrare parti ridotte del provvedimento, ad esempio il quesito sollevato oggi dal senatore Gasparri. Concludo, signor presidente, con i ringraziamenti innanzitutto ai componenti della Commissione, di opposizione e di maggioranza, e al presidente Mucchetti per la regia e il contributo di idee e proposte. Poi al consigliere parlamentare Valeria Giammusso e a tutto il personale della Commissione Industria per l’ampia disponibilità e alta professionalità dimostrate. Ringrazio il governo, il sottosegretario Gentile e lo staff del ministero. Con tutti questi abbiamo avuto confronti dialettici vivaci, interessanti, ma credo estremamente produttivi».
Il senatore Consiglio (Lega): «Signor presidente, resta il rammarico che, nonostante l’ottima collaborazione con i due relatori e con il sottosegretario Gentile e i buoni rapporti che hanno caratterizzato il lavoro in Commissione in tutti questi mesi, sia stata posta un’altra fiducia. Una fiducia che non dà spazio al lavoro emendativo che è stato fatto in Commissione, volto esclusivamente a migliorare il disegno di legge, affinché il tema potesse essere definitivamente sviscerato, per consentire ai cittadini – che devono essere sempre al centro del lavoro parlamentare – di godere di condizioni economiche migliori». 
Sulla stessa frequenza la senatrice Montevarchi (Movimento cinque stelle): «Signor presidente, purtroppo sono costretta a intervenire anche nel dibattito sulla fiducia perché, nonostante avessi lanciato in quest’Assemblea un accorato appello riguardo all’articolo 68, ora contenuto nel maxiemendamento; nonostante il sottosegretario Gentile, mentre intervenivo giovedì scorso, avesse mostrato anche condivisione per le preoccupazioni e i temi che ponevo sul tavolo, nonostante lui abbia capito la gravità delle cose che denunciavo, mi pare di comprendere che il ministro Franceschini continui invece a non condividere le medesime preoccupazioni; anzi, avanzi delle giustificazioni che “fanno ridere i polli”, come si dice nella mia Bologna».
Tranciante, infine, il senatore Barani: «Mi tocca rivolgermi al sottosegretario Gentile, perché il ministro Calenda, come stavamo commentando con il senatore Serafini, dovremmo farlo cercare da “Chi l’ha visto?”, perché qui non lo abbiamo mai visto. Se lo incontrassi e lo dovessi salutare non lo riconoscerei. Mi chiederebbero: “Perché non saluti un ministro?” e io risponderei: “E chi l’ha mai visto?”. Questo la dice lunga su cosa stiamo approvando». 
 
red. pol.
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