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E poi esce fuori il Pd che non ti aspetti

Il Pd che non ti aspetti tira fuori dal cilindro Marco Schirripa e ti costringe a ritenere che ancora qualche speranza la si può coltivare. È giovanissimo, ha determinazione mista a grande sensibil…

Pubblicato il: 07/05/2017 – 19:36
E poi esce fuori il Pd che non ti aspetti

Il Pd che non ti aspetti tira fuori dal cilindro Marco Schirripa e ti costringe a ritenere che ancora qualche speranza la si può coltivare. È giovanissimo, ha determinazione mista a grande sensibilità, si getta nella mischia con il sorriso ma non arretra quando il gioco si fa pesante. Va in giro a parlare con la gente, organizzare il movimento studentesco, incontrare chi ritiene che non esiste democrazia senza militanza politica. Ma, soprattutto, entra in un partito per sua scelta e non per cooptazione. Non è poca cosa nel Pd in generale, ancor meno in quello Calabrese.
Conosco da sempre Marco. Non mi fa velo l’antica amicizia che mi lega a suo padre, né la simpatia consolidatasi quando capitava di accompagnarlo a scuola insieme ad uno dei miei figli. Ho conosciuto in questi anni tanti “giovani vecchi”, impegnati a reggere la coda di questo o di quel politico. Galoppini che hanno un solo motto: chi striscia non inciampa. Gente che si presenta invocando la meritocrazia e la politica che viene dal contatto con la gente, un attimo dopo te li ritrovi appollaiati sul trespolo della prima “struttura speciale” che gli capita sotto mano, pronti a dire il falso, firmare verbali fasulli, appallottolare regolamenti. Tutto pur di guadagnarsi se non un posto almeno uno strapuntino sul torpedone del potere fallace.
Di solito i vecchi marpioni della politica calabrese, quelli come Marco Schirripa (politicamente) li uccidono già nella culla. Sono emuli di Erode: non bisogna dar modo di crescere a questi ragazzi che hanno la freschezza e la pulizia della Calabria migliore. Le nuove leve che piacciano ai notabili di casa nostra sono quelle che scappano lontano, inseguite da lacrimanti coccodrilli. È per tutte queste ragioni che l’ingresso di Marco Schirripa nella direzione nazionale del Pd, e dalla porta principale, va oltre il meritato riconoscimento personale ed assume una valenza “pedagogica”.
Al vecchio e disinvolto assetto Dalemian-Bersanian-Renziano, caro agli ominicchi di tutte le stagioni, insomma, le cose non sembra siano andate tanto bene stavolta. A furia di saltare il fosso più di un trasformista appare oggi azzoppato. L’ostentazione muscolare degli “Olivieriani” della terza generazione è stata oggettivamente messa in riga dalla silente azione di un tessitore metodico e tranquillo, amante della scena quanto Pignanelli lo è dei codici. Demetrio Battaglia porta a casa un successo che non è personale, anzi, tutt’altro. Di segnali ne ha mandati pochi ma tutti ben calibrati: dalla convention con Minniti per chiudere la campagna delle primarie a Reggio Calabria, all’interrogazione per richiamare il Governo alla nomina dell’autorità portuale di Gioia Tauro.
Certo, anche Renzi ci ha messo del suo, a chi ascrivere la blindata riconferma in direzione nazionale di Ernesto Magorno? A proposito, pare che gli anatemi degli improvvisati “anchor man” del Reventino portino solo bene a chi ne è bersaglio. Vada, infatti, per Magorno ma dover subire anche l’elezione in contumacia di Ferdinando Aiello in Direzione nazionale, è davvero troppo anche per loro. Già, Aiello eletto in contumacia, perché dalle parti dell’Assemblea romana non si è proprio visto. Mentre altri stavano a sgomitare pare che lui restasse impegnato lontano e altrove, alle prese con l’assillo di trovare un biglietto per la finale di Cardiff.

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