BUCCINASCO È stato un giorno di festa quello trascorso sabato sera a Buccinasco, la cittadina nell’hinterland milanese. Non un giorno qualsiasi, ma il ritorno a casa di Rocco Papalia, il boss della ‘ndrangheta scarcerato dopo aver scontato una pena detentiva di 26 anni per sequestro di persona, traffico di droga e omicidio di Giuseppe De Rosa. Negli Novanta assieme ai suoi fratelli Domenico e Antonio, l’ormai 66enne originario di Platì aveva retto con polso fermo gli affari della ‘ndrangheta in terra lombarda. Fino cioè alle varie operazione che negli anni hanno decapitato una delle organizzazioni più pericolose attive nel nord Italia che avevano consentito di arrestare e poi far condannare per vari episodi delittuosi avvenuti in suolo lombardo capi e gregari della potente ‘ndrina. Per questo il ritorno in libertà del boss preoccupa non poco gli inquirenti. Nginu Rocco – al secolo Rocco Papalia – potrebbe infatti riprendersi quel ruolo apicale lasciato vacante dopo la sua condanna e quella dei suoi fratelli, condannati entrambi al carcere a vita. Una condanna che il boss di Buccinasco è riuscito ad evitare rimediano “solo” trent’anni di carcere ridotti a 26 per alcuni “sconti” di pena. Da qui il suo ritorno a casa festeggiato – come raccontano le cronache di tutti i giornali nazionali – a suon di calici di champagne da amici e parenti accorsi nella sua abitazione in via Nearco, proprio in una area della villetta confiscata alla sua famiglia e affidata all’associazione di volontariato che dal 2015 ospita profughi e richiedenti asilo.
E i timori che possa essere interrotta la serenità nella cittadina milanese sono stati espressi dallo stesso sindaco di Buccinasco intervistato da diversi media. Anche se il boss dovrà scontare ancora tre anni di regime di sorveglianza speciale, e dunque non potrà frequentare pregiudicati e sarà obbligato a rimanere in casa di notte, il ritorno del boss agita i sonni dei residenti nel centro memori delle vicende che hanno insanguinato le strade della zona degli anni bui dei rapimenti e delle guerre di mafia.
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