Il 1° luglio Cosenza, dopo Reggio Calabria e Tropea, ospiterà il gay Pride.
Siamo orgogliosi di ospitare nella nostra terra quest’evento ad un anno dall’approvazione, grazie al Partito democratico, della legge sulle unioni civili. Noi Giovani democratici della Calabria aderiamo con convinzione. Ci stupisce, invece, il rifiuto al patrocinio dell’Università della Calabria, fucina di cultura e attenta ai diritti individuali. Speriamo che nelle prossime ore venga risolta questa inspiegabile decisione.
Proprio qualche giorno fa un articolo su Repubblica, “quantizzava” i diritti ottenuti grazie alla legge scrivendo di un fantomatico flop dei numeri.
Noi riteniamo che in un Paese dove poco più di un anno fa sembrava impossibile che si potessero riconoscere certi diritti, aver ampliato la loro sfera sia stato straordinario per almeno due motivi: innanzitutto è il segno che in un Paese nel quale i casi di omofobia non sono affatto isolati, ci sono migliaia di persone che hanno avuto il coraggio di compiere un atto aperto, alla luce del sole, per riaffermare di essere cittadini con pieni diritti. In secondo luogo, si tratterebbe comunque le cifre riportate sarebbero in linea con i dati di tutti gli altri grandi Paesi europei.
Nonostante questo, il Sud Italia rimane la fetta di Paese in cui si registrano meno unioni di uomini e donne dello stesso sesso, dovuto spesso per la paura di eventuali ripercussioni soprattutto in ambito familiare. Ecco perché non solo siamo fieri ma faremo in modo che queste iniziative possano essere organizzate sempre più spesso nel nostro territorio, per far si che non si abbassi l’attenzione su questi temi.
Tutto questo dando uno sguardo a ciò che sta accadendo nell’est Europa, in particolare in Cecenia dove sembrerebbe che le autorità cecene avrebbero arrestato più di 100 uomini gay e ne avrebbero uccisi alcuni semplicemente in relazione al loro orientamento sessuale. Addirittura si sospetta che prima di essere uccisi, questi uomini vengano deportati e torturati in veri e propri “lager”.
La storia purtroppo, ci ha insegnato cosa succede quando si reprimono i diritti, le libertà, solo per la colpa di “essere”.
Le nazioni occidentali non possono e non devono far finta di nulla, com’è già accaduto in passato.
Occorre utilizzare tutti i canali diplomatici necessari, oltre alle dovute pressioni nelle sedi competenti, per denunciare le violenze e gli eccidi organizzati in Cecenia e in tutti i Paesi dove vengono soppressi i diritti e pretendere che queste barbarie finiscano una volta per tutte.
*Segretario Gd Calabria