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TRASH | Il mosaico mafioso delle società miste

REGGIO CALABRIA L’ennesima tessera di un mosaico sconfortante che mostra in maniera plastica come le società miste del Comune di Reggio Calabria siano sempre state cosa dei clan. Così si presenta l…

Pubblicato il: 11/05/2017 – 9:19
TRASH | Il mosaico mafioso delle società miste

REGGIO CALABRIA L’ennesima tessera di un mosaico sconfortante che mostra in maniera plastica come le società miste del Comune di Reggio Calabria siano sempre state cosa dei clan. Così si presenta l’inchiesta Trash, coordinata dal neoprocuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dal pm Stefano Musolino, che ha svelato come i De Stefano abbiano da sempre controllato la società mista Fata Morgana, che per quasi dieci anni si è occupata della raccolta differenziata a Reggio Calabria e nel comprensorio. E non solo.

SOCIETÀ SPOLPATA La medesima ditta si occupava anche della costruzione di impianti per il trattamento, valorizzazione e la collocazione temporanea e definitiva dei rifiuti, della bonifica dei siti contaminati da attività di smaltimento di rifiuti, della manutenzione e altri servizi. Tutti affari finiti in mano ai De Stefano. «Quella società – dice il capo della Squadra Mobile, Francesco Rattà – se la sono completamente spolpata».  

GLI ARRESTATI In manette, con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione pluriaggravata Orazio De Stefano, il nipote, Paolo Rosario De Stefano, suo cugino Paolo Caponera, lo zio di quest’ultimo, Giuseppe Praticò, e l’ex dipendente dell’autoparco comunale, Andrea Saraceno. Tutti uomini considerati affiliati o vicini al potente casato mafioso dei De Stefano e per questo incaricati di gestirne gli affari. Inclusa la società mista che per il Comune di Reggio Calabria e altri del circondario si occupava della raccolta differenziata dei rifiuti.

CONTROLLO MILITARE DELLA SOCIETÀ Secondo quanto emerso dall’indagine, il clan avrebbe di fatto controllato la società, così come alcune società a capitale privato operanti nell’indotto, ed in particolare nella fabbricazione e manutenzione dei mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti, imponendo il pagamento di ingenti somme di denaro a titolo di estorsione, la scelta di fornitori compiacenti e l’assunzione di personale gradito.

LA SCALA GERARCHICA A dettare la linea strategica, sostengono gli inquirenti, era Orazio De Stefano, catturato nel 2004 dopo 16 anni di latitanza, e attuale vertice della linea gerarchica del clan, cui era stata delegata l’infiltrazione del settore della raccolta dei rifiuti e la stipula di patti spartitori con altre cosche della ‘ndrangheta coinvolte nello stesso settore. Era lui che impartiva le direttive strategiche ai sodali dell’organizzazione che controllava il comparto rifiuti. Immediatamente sotto di lui c’era il nipote Paolo Rosario, incaricato di gestire gli aspetti operativi delle attività di infiltrazione della cosca nel settore della raccolta rifiuti, di tenere direttamente i rapporti con le parti offese, tra i quali il direttore operativo della società partecipata Fata Morgana S.p.a., di avanzare richieste estorsive, di riscuoterne le somme, nonché di impartire disposizioni agli altri affiliati al fine di porre in essere azioni correlate alla consumazione delle attività estorsive.

LA PREZIOSA COLLABORAZIONE DI AIELLO A mettere gli inquirenti sulle tracce dei De Stefano e a spiegare in dettaglio come abbiano messo le mani sul lucrativo settore dei rifiuti è stato il pentito Salvatore Aiello, cugino di Orazio De Stefano, forse anche per questo diventato responsabile tecnico della società Fata Morgana per il triennio 2007-2010. Ma sulla pista i segugi della Dda lavorano da tempo. Il settore di business delle municipalizzate è sempre stato considerato cruciale non solo per gli enormi flussi di danaro pubblico finiti nelle casse dei clan, piuttosto che nei servizi alla cittadinanza, ma soprattutto per la definizione degli equilibri stabiliti all’indomani della seconda guerra di ‘ndrangheta.

QUESTIONE DI EQUILIBRI Proprio sulla spartizione delle partecipate, infatti – hanno già svelato diverse inchieste, confortate da sentenze anche definitive – è stata consolidata la nuova architettura criminale governata dal direttorio di clan svelato dall’inchiesta Meta, che dalla fine della seconda guerra di ‘ndrangheta è stato arbitro e beneficiario di appalti, lavori, estorsioni e strategie.

NIENTE POLITICA. PER ADESSO «Oggi lo Stato è tornato ad affermare la propria autorità sul territorio – commenta il questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi – Quest’indagine è l’ennesimo passo avanti nella strategia di attacco frontale alla criminalità organizzata». Un lavoro ancora in corso e che rischia di far tremare anche la classe politica e gli amministratori dell’epoca, coinvolti nella gestione delle miste. «Ma questi aspetti – spiega il comandante della Mobile – non sono oggetto di questa indagine. Al momento». Anche perché il pentito Salvatore Aiello ha parlato – e in dettaglio – delle pressioni ricevute dalla politica per commesse e assunzioni. 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it