Ultimo aggiornamento alle 16:13
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Valli Cupe, Sacal e Catanzaro: le "perle" di don Mario

La toponomastica avrebbe dovuto metterlo in guardia, tuttavia don Mario Gerardo Oliverio se ne sbatte dei codici, figuriamoci se si lascia impressionare dalla toponomastica. Così finisce col perder…

Pubblicato il: 14/05/2017 – 15:37
Valli Cupe, Sacal e Catanzaro: le "perle" di don Mario

La toponomastica avrebbe dovuto metterlo in guardia, tuttavia don Mario Gerardo Oliverio se ne sbatte dei codici, figuriamoci se si lascia impressionare dalla toponomastica. Così finisce col perdersi nelle “Valli Cupe” e infilza tutto e tutti pur di stabilire che nel consorziare due comuni l’estensione territoriale nulla conta, conta moltissimo, invece, “l’appartenenza”. Manda a quel paese le associazioni ambientalistiche, dà del disinformato a Gian Antonio Stella, regala a Wanda Ferro l’occasione per bacchettarlo e a Tallini quella di riciclarsi come oculato amministratore. Di più: il nostro don Mario, arriva anche a correggere se stesso, posto che ancora doveva essere pubblicata la legge proposta dalla sua giunta sull’area protetta delle Valli Cupe e già ne propone una nuova a modifica di quella appena presentata e approvata.
È solo una delle perle che nella settimana ci ha regatato don Mario. Ve ne sono altre e forse anche più pregiate: la fretta di piantare la bandierina sulla Sacal per evitarne il commissariamento lo ha spinto a infilarne un’altra. Il riferimento è alla nomina del prefetto Arturo De Felice alla presidenza della Sacal. Ci fosse arrivato attraverso un percorso diverso, De Felice poteva oggi essere pienamente alla guida della società di gestione degli aeroporti calabresi. Si era ad un passo dal commissariamento da parte dell’Anac, bastava poco per condividere la scelta del commissario. Chissà per quali ragioni, invece, sin dal giorno dopo la retata eccellente che ha decapitato la società, Oliverio ha optato per la linea del “non è accaduto niente”, mirando a un semplice rinnovo delle cariche dopo la riduzione dei membri del cda per come imposto dalla legge Madia. Adesso si scopre che la designazione del prefetto De Felice è fortemente minata dal fatto di non essere stata preceduta da un regolare bando pubblico.
Dove non ci arriva da solo, nella perlifera produzione, il nostro don Mario può sempre contare sul supporto del capo di gabinetto Gaetano Pignanelli e se Pignanelli non basta c’è anche la solare assessora al Lavoro Federica Roccisano (ormai la vedi e canticchi Battisti: “Io vorrei… non vorrei….ma se vuoi…”). Solo a questo magico trio poteva venire in mente di prescrivere che il nuovo direttore generale di Calabria Lavoro abbia come requisito l’essere un disoccupato di lungo corso. Vi immaginate quali importanti performance avrà nel curriculum un manager che sta a spasso? Dovrebbe procurare lavoro ad altri dopo non essere riuscito a trovarne uno lui stesso. Ed abbiamo anche corretto, elevandola, la norma che fissava a 60 anni il limite anagrafico per partecipare alla selezione. C’è qualcuno pronto a scommettere sul fatto che il futuro direttore generale di Calabria Lavoro sarà un nulla facente di 63 anni?
Tutto storto, tutto fatto male? Non è così, qualcosa di buono per il suo partito occorre riconoscere che il governatore lo ha fatto: si è assolutamente disinteressato delle elezioni amministrative a Catanzaro. Oddio, lo ha fatto perché la strategia di quel pezzo di un pezzetto del Pd che è il suo vero partito, mira a boicottare il Pd catanzarese, tuttavia lo ha fatto e facendolo evita che le sue pessime performance si abbattano su Enzo Ciconte e sui candidati che lo sostengono. In più, lasciando Ernesto Magorno da solo alle prese con la stesura della lista del Pd, ha finito con il liberare spazio ad Antonio Viscomi, accolto come salvatore della patria dai ragazzi che, insieme a Salvatore Scalzo, furono protagonisti di una esaltante stagione del Pd catanzarese.
Del resto, se le cose a Catanzaro dovessero andare bene al Pd locale, i contraccolpi per il grumo di potere cosentino che ha in Oliverio l’azionista di riferimento sarebbero mortali.
Capita l’antifona, Ernesto Magorno ha rinsaldato le fila, bloccato l’emorragia di candidature e messo mano, insieme a un volenteroso Puccio e a un recalcitrante Bruno, alla lista ufficiale del Pd da schierare al fianco di Enzo Ciconte.
Residua, al netto di tutto questo, un dubbio. Forse siamo ingiusti con don Mario Oliverio perché non ne abbiamo compreso la missione. È uomo pragmatico e di robusta esperienza. Conosceva la difficoltà in cui versa una Calabria agonizzante da troppo tempo, ha anche pensato di salvarla portandola fuori dal coma. Poi si è convinto che era tutto inutile, meglio staccare la spina e accompagnarla al trapasso rapidamente.
Ebbe grande successo, negli anni Novanta, l’ironica campagna pubblicitaria di una ditta di onoranze funebri del lametino, recitava: «Perché ostinarvi a vivere tra mille difficoltà, quando con pochi soldi noi vi garantiamo l’eternità». Avrà convinto e ispirato il nostro governatore?

direttore@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x