TORINO «Nessuna pressione mafiosa da parte di Rocco Dominello. L’ho incontrato in alcune occasioni assieme a Fabio Germani e Alessandro D’Angelo per gli auguri di Natale, ma non ho mai avuto idea che fosse ‘ndranghetista. La Digos sapeva di questi incontri e non ha mai detto che facesse parte della criminalità organizzata». Lo ha detto il presidente della Juventus Andrea Agnelli testimoniando durante l’udienza preliminare del processo Alto Piemonte sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva bianconera che si è svolta questa mattina a porte chiuse. Dominello è l’imputato che, per l’accusa, tentò di infiltrarsi nel business del bagarinaggio per conto delle cosche. Agnelli avrebbe detto di non saperne nulla, descrivendo Dominello – sempre secondo quanto si apprende – un rappresentante della tifoseria molto garbato.
Il presidente bianconero infine avrebbe confermato gli ottimi rapporti fra Dominello e l’ex allenatore della Juventus Antonio Conte «per cui il tifo rappresentava il dodicesimo uomo in campo».
«Rocco Dominello – ha ribadito l’avvocato Putrino – fino ad oggi è un incensurato, non è mai stato condannato per mafia, non ha mai avuto rapporti con mafiosi, non è mai stato indagato da nessuna procura d’Italia per 416 bis». Non solo, ma sempre per i legali di Dominello, «da nessun atto della procura distrettuale antimafia di Torino sono emersi contatti con qualsiasi soggetto mafioso».
In riferimento all’accusa di pressioni per inserirsi nel bagarinaggio dei biglietti, i legali hanno chiarito che «Dominello non ha fatto mai pressioni su alcuno perché ottenesse biglietti. Abbiamo chiamato Agnelli perché l’unica cosa che rimaneva da chiarire erano i rapporti di Dominello all’interno della Juventus e del tifo organizzato. Adesso sono chiariti: non ci sono contatti e comportamenti criminogeni, i rapporti con la dirigenza della Juventus rientravano nella normalità», ha spiegato l’avvocato Chiesa.
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