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C'è un colpevole per l'omicidio del fotografo Ventura

  LAMEZIA TERME Era stato indicato come il mandante dell’omicidio di Gennaro Ventura, il fotografo (ed ex carabiniere) ucciso e occultato in un casolare abbandonato il 16 dicembre 1996. Martedì è s…

Pubblicato il: 16/05/2017 – 17:48
C'è un colpevole per l'omicidio del fotografo Ventura

 

LAMEZIA TERME Era stato indicato come il mandante dell’omicidio di Gennaro Ventura, il fotografo (ed ex carabiniere) ucciso e occultato in un casolare abbandonato il 16 dicembre 1996. Martedì è stato condannato – in primo grado con rito abbreviato condizionato – a 30 anni di reclusione Domenico Antonio Cannizzaro, detto “Mimmo”, 50 anni, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Lucio Canzoniere. Riconosciuto il risarcimento alla famiglia Ventura, costituita parte civile e rappresentata dall’avvocato Italo Reale.
La condanna arriva a pochi giorni di distanza dalla sentenza che ha comminato 10 anni di reclusione a Gennaro Pulice, 39 anni, collaboratore di giustizia che ha confessato di essere l’esecutore materiale del delitto e dell’occultamento del cadavere.
All’epoca dei fatti Pulice aveva appena 18 anni e venne incaricato da Cannizzaro di uccidere il fotografo attirandolo in una zona sperduta delle campagne lametine con la scusa di dovere commissionare un servizio fotografico. Era il 16 dicembre 1996 e Ventura non farà più ritorno a casa. La sua storia sarà avvolta nel mistero, e nelle dicerie più varie e pruriginose, il suo caso verrà archiviato per essere riaperto solo nel 2008 quando in un casolare abbandonato in contrada Carrà Cosentino verranno ritrovati i suoi resti, la sua attrezzatura da lavoro e la fede nuziale, ancora brillante ricoperta di terra e foglie.
Pulice, arrestato nell’operazione “Andromeda”, contro la cosca Iannazzo a maggio 2015, si è pentito poco tempo dopo addossandosi diversi atti omicidiari, alcuni commessi quando era ancora minorenne. Ha raccontato che l’omicidio Ventura era nato dal desiderio di vendetta che Cannizzaro nutriva nei confronti del fotografo, legato al passato di carabiniere della vittima. Quando Ventura era in servizio a Tivoli, infatti, aveva contribuito all’arresto di un cugino di Cannizzaro, Raffaele Rao identificato come responsabile di una rapina. Secondo la ricostruzione dei fatti, nel 1991 Ventura e un collega si stavano recando da un perito chimico del tribunale per consegnargli dello stupefacente da analizzare. Sulle scale avrebbero incrociato due uomini che uscivano, uno vestito da poliziotto e uno in borghese. Arrivati dal perito scoprirono che qualcuno lo aveva aggredito sottraendo al laboratorio una notevole quantità di sostanza stupefacente. Dopo una serie di indagini, in casa di Rao venne trovata la droga sottratta ai laboratori. Nel corso del processo Ventura e il suo collega testimoniarono inchiodando Rao per rapina e aggressione. Secondo il racconto di Pulice, i Cannizzaro «non se la tengono, come non se la sono tenuta per il fatto di Ventura che era un ex carabiniere».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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