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JONNY | I banchetti del don e le paure del clan: «Che poi se la canta»

CATANZARO Per la Dda di Catanzaro non ci sono elementi a sufficienza per dire che Gianluca Bruno, sindaco di Isola Capo Rizzuto, partecipi agli affari dei clan. Bruno, che ha ricevuto un avviso di …

Pubblicato il: 16/05/2017 – 10:43
JONNY | I banchetti del don e le paure del clan: «Che poi se la canta»

CATANZARO Per la Dda di Catanzaro non ci sono elementi a sufficienza per dire che Gianluca Bruno, sindaco di Isola Capo Rizzuto, partecipi agli affari dei clan. Bruno, che ha ricevuto un avviso di garanzia nell’operazione “Jonny”, si relazionava spesso con gli imprenditori che ruotano attorno al Cara gestito dalla Misericordia. Gli vengono avanzate richieste – come quella di autorizzare l’apertura di una serie di Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, una sorta di “seconda accoglienza” riservata ai prorughi) –, viene chiamato in causa per risolvere problemi. In una delle conversazioni intercettate emergono le lamentele dei cugini Poerio (che gestiscono la mensa del Cara, la fetta più grossa del business) per i comportamenti di don Edoardo Scordio, deus ex machina del centro di accoglienza. Il prete “atipico”, secondo i Poerio «distrae molte somme di denaro per accontentare i propri nipoti». Loro «vorrebbero sostituirlo con un altro sacerdote», un altro «spettro» che possa «mistificare – secondo l’accusa – le distrazioni continue di danaro pubblico». Bruno, però, non è convinto. Secondo lui la sostituzione del parroco «provocherebbe reazioni scomposte da parte della criminalità organizzata». 
«Gianlù lui fa gli sprechi … Gianlù fa gli sprechi … pure a ‘sto santuario vanno a perdere … non è cazzo loro a gestirlo … perché non lo date in gestione? Perché sennò non possono fare i banchetti … inc … i cosi?», chiede uno dei cugini Poerio. La rabbia, ovviamente, non è motivata dalla gestione allegra delle risorse, quanto dal fatto che le aziende dei Poerio avanzano sei o sette mesi di pagamenti, mentre le persone vicine al “don” prosperano: «Il cognato, la sorella, l’affini… i nipoti di don Edoardo…». Sarebbero loro a gestire tutte le attività, mentre gli altri arrancano. Si fa per dire, ovviamente. Le mire degli imprenditori sono alte. E la gestione di Sacco e don Scordio, a loro dire, ne limita le possibilità. «La fittizia creazione di crediti contabili – annotano gli inquirenti – impediva l’ulteriore espansione del “gruppo” verso affari, investimenti immobiliari che se da un lato confermavano le distrazioni di danaro pubblico da sempre effettuate, dall’altro individuavano uno scenario inquietante di cui il sindaco si mostrava a conoscenza». Non è partecipe, Bruno, ma, stando alle captazioni, conosce a fondo gli affari grazie ai quali prospera il “sistema”. E si prodiga in saggi consigli. Le lamentele su don Edoardo, infatti, continuano, ma il primo cittadino ne sconsiglia l’allontanamento: «vedi che se se ne va lui….che te lo dico io….ci ripuliscono tutti». E Fernando Poerio si dice d’accordo perché temeva che il prete li accusasse: «Che lui poi se la canta». I pezzi del “sistema Isola” sono stretti in un abbraccio impossibile da sciogliere. Troppi segreti, troppi soldi, troppi legami perversi. (ppp)

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