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Arena, manager per forza nella Regione del Codice Pignanelli

CATANZARO Il 10 maggio scorso la giunta regionale ha pubblicato un avviso rivoluzionario: cerca nuovi direttori generali, vista la «carenza di professionalità adeguate» nel vecchio elenco dal quale…

Pubblicato il: 17/05/2017 – 17:13
Arena, manager per forza nella Regione del Codice Pignanelli

CATANZARO Il 10 maggio scorso la giunta regionale ha pubblicato un avviso rivoluzionario: cerca nuovi direttori generali, vista la «carenza di professionalità adeguate» nel vecchio elenco dal quale si potevano attingere i nominativi dei manager. Solo sei giorni dopo, Oliverio ci ha ripensato. Non era vero: le professionalità adeguate ci sono, tant’è che – su proposta del governatore – ne sono state nominate tre. Sono i nuovi direttori generali, già commissari, dell’Asp di Reggio Calabria e delle Ao Pugliese-Ciaccio e Mater domini (rispettivamente Giacomino Brancati, Giuseppe Panella e Antonio Belcastro). I nomi, ovviamente, sono stati pescati dal vecchio elenco ritenuto insufficiente soltanto una settimana fa. E i posti nelle Aziende della sanità regionale, ora, sono quasi tutti coperti. Manca soltanto l’Asp di Crotone, per la quale il Codice Pignanelli (la dottrina in vigore alla Cittadella in termini di proroga dei dirigenti regionali, e non solo) ha escogitato, nei mesi scorsi, soluzioni finite finanche sotto la lente della Corte costituzionale. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo nelle stante della sanità crotonese e in quelle del dipartimento regionale, dove, a differenza del solito, i toni – solitamente molto ovattati – tra management e politica si sono fatti più aspri. 

UNA SOLUZIONE FANTASIOSA Partiamo dalla fine. Una volta scelti i tre direttori generali a Reggio e (due) a Catanzaro, lo scopo del nuovo elenco da cui attingere le professionalità è più chiaro: servirà soltanto per Crotone, unica postazione rimasta completamente libera. Per 30 giorni, gli aspiranti protocolleranno domande per essere inseriti nella nuova lista, ma la poltrona libera è soltanto una. E i maligni dicono che sia già assegnata. L’Asp di Crotone è attualmente priva di un vertice. Sergio Arena, il commissario “scaduto”, ha infatti svolto il proprio incarico in regime di prorogatio (come detto già illegittima in base a quanto stabilito dal Consiglio di Stato) dal 1 aprile al 15 maggio 2017. Da martedì scorso è un medico dell’Unità operativa di Cardiologia. Chi è il suo superiore? Un sostituto di struttura complessa nominato dallo stesso Arena un paio di mesi fa. Paradossi, pure questi. Cosa succederà adesso? A questo punto, regola vorrebbe che, finalmente, anche per Crotone venga nominato un direttore generale (come è stato fatto martedì per le altre tre Aziende). Invece i rumors in arrivo dal dipartimento prefigurano un’altra soluzione. Nell’immediato, la Regione potrebbe nominare un “direttore generale reggente” (una figura sconosciuta all’ordinamento ma già utilizzata in passato per soluzioni amministrative creative), salvo poi esaurire la nuova procedura regionale predisposta per individuare i nuovi potenziali dg entro un mese. E poi – forse – pescare in quell’elenco proprio Arena, che nel frattempo, anche grazie a un corso di formazione pagato dall’Asp e svolto all’Unical, ha acquisito i titoli necessari a entrare nella lista dei manager qualificati. Uno scenario così arzigogolato che potrebbe risultare credibile. Vedremo. Ma ora facciamo un passo indietro per raccontare la parabola del manager a Crotone e le (solite) stranezze legate al Codice Pignanelli. 

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(Il commissario dell’Asp di Crotone Sergio Arena)

ARENA SENZA TITOLI Arena arriva all’Asp come commissario il 27 marzo 2015 per un primo periodo di sei mesi. Nel frattempo la Regione bandisce un avviso per la predisposizione di un elenco di idonei alla carica di direttore generale (il primo). All’esito della selezione restano in 150. E Arena, che pure ha presentato domanda, non c’è. Il commissario prova anche a fare ricorso al Tar, ma non c’è verso, viene bocciato. Ovviamente – da commissario – rimane al timone. Per lui, il 20 settembre 2015 arriva un proroga di altri sei mesi. Mentre gli altri commissari cambiano status e si trasformano in dg, Arena, non avendo i titoli, non può. A quel tempo, la carica di commissario straordinario presso le aziende sanitarie calabresi poteva per l’appunto essere rivestita per un periodo di 6 mesi, prorogabili per una sola volta per ulteriori 6 mesi. Il suo mandato, dunque, scade il primo aprile 2016. Cosa succede? Che il dg del dipartimento Tutela della salute comunica, un giorno prima della scadenza, che Arena può esercitare la propria attività in regime di prorogatio. La prorogatio è un sistema in base al quale alla scadenza degli organi amministrativi, laddove non intervenga tempestivamente il rinnovo, gli stessi continuano ad esercitare le funzioni per un periodo non superiore a 45 giorni, dovendo comunque limitare la propria attività alla sola ordinaria amministrazione. C’è un “però”: il Consiglio di Stato, nel 2001, ha stabilito che la prorogatio si applica solo agli organi “ordinari” e non “straordinari”, dunque non ai commissari. Ma questo in Calabria, forse, non vale. O per lo meno non s’è capito. Quello che succede quando scade anche la “prorogatio impossibile” è ancora più curioso. Perché il consiglio regionale, con la legge numero 11/2016, approva una norma in forza alla quale il termine “sei” previsto dalla legge sui commissari straordinari viene sostituito dalla parola “dodici”: tanto basta per consentire ai commissari straordinari di permanere in carica fino a un massimo di due anni. È uno dei pezzi del famoso “Codice P”. Grazie alla rivoluzionaria legge, Arena viene nuovamente nominato commissario straordinario fino alla nomina del nuovo direttore generale dell’ente. Al governo quel pezzo del Codice non piace: ricorre alla Corte costituzionale per ottenere l’illegittimità di quella legge che proroga di fatto l’emergenza legata alla nomina dei commissari. Fino a oggi non ci sono udienze fissate alla Consulta per dirimere la controversia. Nel frattempo, però, Arena, resta al suo posto. In punta di fioretto (legislativo) si può dire che essendo scaduto il mandato del manager, sarebbero decaduti anche il direttore sanitario e il direttore amministrativo nominati dal commissario, quindi l’intera dirigenza dell’Asp di Crotone avrebbe operato in totale carenza di potere. Ma sono, appunto, questioni da valutare e vedremo cosa dirà la Corte costituzionale. 

ABBIAMO UN FAVORITO? Intanto la giunta regionale, lo scorso 11 aprile, dà vita all’avviso per la predisposizione del nuovo elenco di idonei alla nomina di direttore generale. Nelle premesse della delibera si legge che «i nominativi attualmente presenti nell’elenco non forniscono alla giunta regionale una rosa sufficiente di professionalità idonee alla corretta esplicazione del potere di nomina previsto dalla normativa vigente». Siamo ancora lontani dalle nomine di Brancati, Panetta e Belcastro. E l’iniziativa pare quasi offensiva nei confronti dei vecchi selezionati nel 2015. Perché secondo la giunta regionale, fra i 150 idonei a rivestire la carica di direttore generale, non ce ne sarebbe nemmeno uno buono a lavorare come direttore generale di Crotone e dell’AoPugliese-Ciaccio di Catanzaro, dell’Asp di Reggio Calabria, dell’Asp di Crotone e dell’AoMater Domini. Sì, perché, almeno fino a ieri, le uniche “pedine” rimaste sguarnite nello scacchiere della sanità regionale erano per l’appunto queste. Ma c’è di più. Da una lettura della delibera di Giunta si apprende che la stessa “mette le mani avanti” rispetto a nuovi criteri interpretativi che saranno tenuti in considerazione: in particolare, stabilendo che la verifica dell’esperienza dirigenziale quinquennale maturata verrà effettuata «al di là della sua stretta formulazione letterale intendendosi l’esperienza acquisita… oltre che in tutti gli enti ed aziende del servizio sanitario, pubblici e privati, anche in tutte quelle
strutture (enti o istituzioni pubbliche) che comunque svolgono attività di interesse sanitario». Quindi, in teoria, anche chi ha svolto attività manageriale in un Comune potrà ambire a diventare direttore generale. Ancora, rispetto al precedente avviso, si apprende che non risulta più menzionata la necessità, ai fini della verifica dell’esperienza dirigenziale, di una pregressa “direzione di struttura complessa”, di modo che anche chi abbia svolto attività di responsabile di struttura semplice, potrà ambire a divenire direttore generale. E ancora, la delibera di giunta avverte la necessità di ribadire che la selezione dei direttori generali avviene «senza valutazioni comparative», ossia è svincolata da criteri di merito. L’elenco dovrebbe, in teoria, mettere i migliori alla guida della sanità calabrese (dando per scontato che i vecchi 150 selezionati non lo siano), ma con tutte le postazioni occupate rischia di trasformarsi in una gara per la scelta del prossimo dg dell’Asp di Crotone. Una gara nella quale la scelta avverrà senza comparazione tra i risultati dei concorrenti. Nel frattempo, la selezione avrà quasi certamente un concorrente in più rispetto al 2015. È Sergio Arena, che sta maturando titoli importanti e, negli ultimi due anni è stato nominato, poi posto in prorogatio, poi rinominato modificando una legge e riposto in prorogatio. Forse abbiamo un favorito.  

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

 

 

 

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