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Depurazione, Italia stangata per colpa della Calabria

La Commissione Europea ha deciso di inviare un parere motivato, il secondo stadio della procedura di infrazione, all’Italia, perché non ha fatto in modo che i centri urbani con oltre 2mila abitanti…

Pubblicato il: 17/05/2017 – 17:27
Depurazione, Italia stangata per colpa della Calabria

La Commissione Europea ha deciso di inviare un parere motivato, il secondo stadio della procedura di infrazione, all’Italia, perché non ha fatto in modo che i centri urbani con oltre 2mila abitanti abbiano sistemi adeguati di raccolta e di trattamento delle acque reflue, come previsto dalle regole Ue. Tecnicamente, si tratta di un parere motivato complementare per la mancata applicazione della direttiva sulle acque reflue urbane. Secondo la Commissione, ben 758 agglomerati (all’inizio erano oltre mille) in 18 regioni e province autonome diverse, in cui vivono oltre 18 mln di persone (in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Provincia di Trento, Valle d’Aosta, Umbria e Veneto). Alcune situazioni sono particolarmente critiche, come la Calabria (129 agglomerati fuori norma), Campania (108) e Sicilia (175). Si tratta anche di agglomerati molto grandi, come Roma, Firenze, Napoli e Bari. Inoltre, i requisiti per ridurre gli ammontari di fosforo e nitrati che entrano negli impianti di trattamento non sono rispettati in 32 aree sensibili. In Italia è stato individuato un commissario unico per le acque reflue, Enrico Rolle, ma la nomina non è stata ancora formalizzata: avere un commissario unico dovrebbe aiutare ad accelerare la messa a norma degli impianti. Questo parere motivato, per la Commissione, «è un’opportunità per l’Italia per produrre informazioni aggiornate sui progressi fatti in tutti gli agglomerati e le aree sensibili per le quali il Paese ha riconosciuto la mancata compliance». Gli obblighi di cui si parla avrebbero dovuto essere rispettati entro il 2000: la Commissione sottolinea che «sono oltre 10 anni che l’Italia non è in regola».

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