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Gratteri: fuga di notizie? La colpa è della Procura o della polizia giudiziaria

CATANZARO «Posso dire, per esperienza, che quando c’è una violazione, una fuga di notizie, esce o dalla Procura o dalla polizia giudiziaria. E, in genere, quando la polizia giudiziaria fa la fuga d…

Pubblicato il: 17/05/2017 – 11:45
Gratteri: fuga di notizie? La colpa è della Procura o della polizia giudiziaria

CATANZARO «Posso dire, per esperienza, che quando c’è una violazione, una fuga di notizie, esce o dalla Procura o dalla polizia giudiziaria. E, in genere, quando la polizia giudiziaria fa la fuga di notizie, c’è quanto meno una sorta di silenzio-assenso da parte della Procura. Altrimenti le notizie non escono fuori». Così Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, intervistato stamattina nella trasmissione Mix 24 di Giovanni Minoli in onda su Radio 24, risponde alla domanda del giornalista sul rapporto tra politica e magistratura dopo il caso delle intercettazioni tra Renzi e suo padre. «Io non vedo un problema di rapporti – ha aggiunto Gratteri – tra magistratura e politica. Io vedo uomini. Non esiste una guerra tra magistratura e politica o tra magistratura e polizia giudiziaria. Ognuno risponde delle proprie azioni. Ci sono tre o quattro che possono essere infedeli, che non fanno il loro lavoro e quindi creano danni di immagine, di credibilità. 
«Perché non si comincia a pensare di utilizzare i servizi segreti come agenti sotto copertura in Libia? Perché non si può andare oltre? Perché questo potenziale dei servizi segreti non si utilizza? Io vedo una macchina impallata che non lavora a regime. Manda cinquanta uomini dei servizi e infiltrali in Libia, mandali nel centro Africa da dove partono questi flussi di migranti, vediamo chi organizza i viaggi dal centro Africa alle coste della Libia». 
Gratteri ha parlato anche dell’inchiesta della Procura di Catania sulle Ong e delle dichiarazioni del procuratore Zuccaro. «Confermo – ha affermato – quello che ho detto su Zuccaro. Nella sostanza si è rivelato che alcune di queste Ong erano in contatto con gente che stava in Libia. Sicuramente non chiedevano che tempo c’era, se c’era il sole o pioveva. Sicuramente parlavano di punti nave, di dove incontrarsi e quando sbarcare. Non c’è dubbio su questo». 

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